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Equlibrio IX. L'inevitabile attimo eterno di Sylvie Guillem
Ad inaugurare spettacolarmente la nona edizione di Equilibrio intitolata Inevitability, il festival del Parco della Musica di Roma dedicato alla Nuova Danza e diretto da Sidi Larbi Cherkaoui, vi è stata la stella internazionale Sylvie Guillem il 3 febbraio nella Sala Santa Cecilia col suo spettacolo dedicato alle vittime dello tsunami giapponese a 6,000 miles away (6000 miglia da qui), ma anche a tutti coloro che collaborano artisiticamente e creativamente a distanza, proprio come Sylvie e Mats Ek, che vive e a Stoccolma, e con cui ha creato il terzo ed ultimo dei balletti in programma, Bye.
La carriera esplosiva e stellare di Sylvie Guillem comincia all'Opéra de Paris e poi subito parte per il mondo: si nota subito dall'aspetto straordinariamente stupefacente del suo sito personale ed ufficiale: lei è impegnata a 360°, contro la tortura sugli animali, il dispregio per le donne o femminicidio, la sicurezza della natura e della terra e se si dà un'occhiata in giro ci sono tutta una serie di “I don't like it” dedicati a politica e burocrazia in primis, in buona compagnia di egoismo e mancanza di coraggio. Quello che nell'Ottocento Victor Hugo e Voltaire il secolo precedente configuravano come artista impegnato “engagé”, Sylvie Guillem lo rappresenta dal profondo e coerentemente anche col titolo di questo spettacolo, come abbiamo già spiegato nella sinossi di presentazione.
Tre balletti a presentare il suo excursus, con uno solo, il primo della parade, dedicato a due astri come Nataša Novotná e Václav Kuneš e creato da Jiří Kylián dal titolo dedicato alla lunghezza del balletto: 27’52”. Sullo sfondo una musica che dal tedesco passa amabilmente ad un francese romantico: “Tu me manque” e basato sul binario dell'avvicinamento/allontanamento ed una serie di pas de deux in cui lei viene spesso, e bruscamente, tirata da una parte o allontanata dall'orizzonte da cui viene attratta. Sublime performance che parte dalla modernità con movimenti derivati dalla breakdance ed uno “scartamento” iniziale dell'uomo come da una conchiglia, a cui riapproderanno di nuovo entrambi.
Il secondo episodio vede protagonisti Sylvie Guillem e l'étoile della Scala di Milano, Massimo Murru, dalla lunga chioma anch'essa danzante: la coreografie di William Forsythe, con cui da tempo lavora e crea Guillem, si arricchiscono della musica, altrettanto frammentaria quanto suggestiva, di David Morrow. Rearray, questo il titolo, un “riassetto” continuo e febbrile di slanci, agganci, i ballerini si usano come leve per fare perno su qualcosa di fuggevole come i rapporti, una comunicazione portata allo stremo, sempre sul punto di franare del tutto.
Per l'ultimo assolo di Sylvie Guillem si è scelto un brano speciale, l'ìultima composizione di Ludwig van Beethoven, la Piano sonata Op. 111 (Arietta -registrazione eseguita da Ivo Pogorelich), che fa da tappeto ad un cammino sulla vita, fuori e dentro il mondo: uno sguardo all'interno e fuori da un immaginario specchio dove le persone vibrano e camminano, e che la solista riflette diacronicamente, da bambina fino all'adultà che vi si rimmerge. La collaborazione con Mats Ek, che ha dato vita allo spettacolo Bye, è frutto di un incontro che rielabora e dà voce al tempo condiviso insieme (seppur breve), intensamente, ed è una trasformazione continua, tra le ombre e la luce, tra guizzi dal luogo dell'infanzia fino all'adulta consapevolezza della corresponsione con l'universo fatto di persone, tutte dirette altrove, e dove solo in alcuni punti ci si incontra per un breve, indefinibile quanto inevitabile, attimo.