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Eretici e corsari a Pavia. Tra Gaber e Pasolini
“Eretici e Corsari” - visto al Teatro Fraschini di Pavia nella gelida serata di lunedì 6 febbraio - è uno spettacolo che illumina e confonde nello stesso tempo. Claudio Gioè e Neri Marcorè si prendono oneri e onori di incarnare rispettivamente due figure complesse come Pasolini e Gaber, riportandoli in vita attraverso articoli, monologhi, brani di interviste e canzoni.
Un confronto tra Gaber e Pasolini è già di per sé materia ambiziosa. Due intellettuali “di riferimento”, testimoni lucidi e critici del proprio tempo, incapaci di tacere di fronte a brutture e contraddizioni della società italiana e “condannati” dunque a diventarne portavoce disincantati, a volte ironici altre volte feroci.
La sensazione di limpido disorientamento nasce nell'ascoltare considerazioni che sembrano scritte oggi e non a metà degli anni '70. Ci si ritrova a chiedersi come mai una così nitida e desolante fotografia della società, della politica, e della stessa italianità, sia ancora tanto attuale. Non si riesce a dire se il merito debba andare a nature visionarie e quasi profetiche o piuttosto ad una inguaribile predisposizione di questo Paese a farsi “macchia nera”.
È uno spettacolo che, con le sue contrapposizioni tra due individui simili ma anche molto diversi, affascina e disturba. Questo è un bene, perché i temi chiamati in causa non possono lasciare indifferenti, a maggior ragione se si trascinano da oltre un trentennio immutati, se non peggiorati.
Peccato che non sempre si trovi la giusta omogeneità – non facile, c'è da ammetterlo – nei passi incrociati che confrontano il pensiero pasoliniano con quello del cantautore milanese. Il regista e drammaturgo Giorgio Gallione riesce in almeno un paio di occasioni a rendere perfetto l'intreccio delle filosofie, ma il carattere che permea due pensieri fortemente autonomi riesce spesso ad emergere, dando una sensazione di convivenza forzata.
Perché in fondo Pasolini e Gaber, pur muovendosi in campi analoghi e condividendo molti punti di vista, erano spiriti molto distanti. Pasolini più polemico, provocatore e spietatamente puntuale nell'esposizione delle sue teorie così come Gaber era ironico, capace di far convivere umorismo, malinconia, gioioso stupore e amarezza, il tutto in una manciata di parole. Difficile mettere a confronto pensatori indipendenti di questo calibro. Qualche discordanza è da mettere in conto e forse è solo un peccato veniale...