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EVA. Gli Androidi di Cristallo
Gli Androidi di Kike Maillo, la regista di Eva, hanno un cuore o meglio un cervello, di cristallo: così la bimba protagonista del film, Eva, interpretata dalla magnetica Claudia Vega, li vede: Alex Garel gliene mostra uno, l'ultimo, che si ispira proprio a lei ed al suo carattere contraddittorio ed anarchico, che probabilmente poco si sposa con la natura dei robot nella loro relazione con gli umani.
Dopo dieci anni Garel, il bravissimo Daniel Brühl, torna a Santa Irene, dove lavorara a dei progetti sugli androidi: in questo panorama tra anni '70 e '80, con una Saab nera quasi sempre in primo piano, la sua macchina, si snoda questa vicenda tra sentimentale e onirica, sulla natura degli stati emozionali degli androidi e su fino a che punto siano modulabili in modo sicuro da e per l'umano.
Ci addentriamo fra paesaggi innevati con poche ma dense parole, - la sceneggiatura è del gruppo di lavoro formato da Aintza Serra, Sergi Belbel, Cristina Clemente e Martí Roca -; una storia d'amore interrotta ed una bimba, Eva, figlia di Lana Levi, l'intensa Marta Etura, che lavorava allo stesso progetto di Garel.
Fra i boschi attigui all'università, facoltà di Robotica, che sono quasi una soglia che garantisce il passaggio ad un'altra dimensione, si dirimono vari dubbi che percorreranno la mente dello spettatore, cui si richiede d'immergersi nell'alone poetico sia della neve sia di un modo di intendere gli androidi che deve tanto a “Blade Runner” e a Philip K. Dick, il primo a mettere in dubbio che la “memoria emozionale” immessa dagli umani sia poi fatta propria da questi nostri avatar, e mutata autonomamente.
Una nota di merito alla perfetta integrazione con la musica originale di Evgueni e Sacha Gualperine.