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Fantasticherie di un passeggiatore solitario. Flâneur in stop motion
Il regista Paolo Gaudio è al suo esordio per il lungometraggio Fantasticherie di un passeggiatore solitario: un prodotto a metà tra animazione in stop motion e film vero e proprio: la pellicola è stata presentata in anteprima al Lucca Comics & Games, ed è un prodotto interamente italiano di Smart Brands, in associazione con VE.PA. Entertainment, Leonardo Cruciano Workshop e Illusion.
Il film é inoltre stato presentato in vari festival dove ha riscosso notevole successo: alla Semaine du cinéma fantastique di Nizza (Grand Prix), al Boston Science Fiction Film Festival (Best World Film), al Fantastic Cinema di Little Rock (Audience Award), al Fantafestival di Roma (Premio Mario Bava per la Migliore Opera Prima), al TOHorror di Torino (Miglior Film e Premio speciale Antonio Margheriti per l’inventiva artigianale).
A metà, dicevamo, tra film animato e recitato, il regista ce ne parla subito in conferenza stampa: “Fantasticherie nasce da una passione per l'animazione e gli effetti speciali : il mio amato Phil Tippett sopra tutti, che mi ha condizionato con Star Wars, Robocop, Atto di forza. Ho sempre lavorato col fantastico fin dai primi corti (Phantasmagoria, Doll Syndrome, Bloody Sin ed uno dedicato a Poe interamente in stop motion, intitolato The Black Cat dall'omonimo racconto); ce n'è stato uno in particolare che voleva essere una sorta di omaggio alle lanterne magiche, che purtroppo non ha avuto successo”.
Chiediamo al regista le plurime ispirazioni culturali che si vedono rappresentate nel film atraverso poster e riproduzioni fotografiche: da La metamorfosi di Kafka a Poe, fino a tre gigantografie di Nietzsche ed un calendario con un dipinto di Egon Schiele; inoltre il film è intessuto di citazioni financo dal protagonista Jean Jacques Renou, associato al filosofo quasi omonimo Jean-Jacques Rousseau e l'onnipresenza della citazione di opere incompiute come la flaubertiana Bouvard et Pécuchet (1881); chiediamo appunto come mai il finale sembra incompiuto esattamente come tante opere citate, al che Gaudio replica: “È proprio questo il senso del film, avere la stessa struttura di un'opera incompiuta e questa è la motivazione per cui il film termina in qualche modo proprio come è iniziato”. A me continua a sembrare sgranato sia nel montaggio sia nei vari passaggi tra live action ed animazione, peraltro suggestiva, e forse si auspica proprio questo coraggio di entrare direttamente e completamente nello stop motion per un intero film, evitando così una frammentarietà ed incoerenza durante la visione e nel finale che lo slabbra eccessivamente.
Annotiamo poi e consigliamo di visitare la mostra dedicata al film (a cura di Rossana Calbi e Giulia Piccioni), che vuole essere al tempo stesso tributo e reinterpretazione del lungometraggio di Gaudio.con 27 artisti e illustratori della scena Lowbrow e Pop Surrealism nazionale.dal 17 novembre al 3 dicembre 2015 presso Sacripante Gallery, via Panisperna 59 (Roma).