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Festa del Cinema di Roma 2018. Afro-American Tastes Good
Alla Festa del Cinema di Roma 13° edizione due sono le tematiche centrali: i gay e come vengono plagiati dai manicheisti WASP or not, perché rinuncino alle proprie scelte sessuali; la discriminazione degli afro-americani, soprattutto per come vengono ghettizzati e ammazzati "tanto per" (sfogare la propria rabbia, "bianca" in questo caso).
Ora: due film sono veramente belli per ciascun topic, If Beale Street Could Talk (Se Beale Street potesse parlare) e The Hate U Give (da una lyric di Tupac, noto gangsta rapper ucciso a 25 anni. Questi ultimi due per la questione dei neri d'America che sta diventando una questione principale (intendo, il razzismo) anche in Italia; The Miseducation of Cameron Post e il Boy Erased di Edgerton per la questione gay. Ma non sono gli unici e mi chiedo: per quanto io, come altri, possiamo essere interessati oltreché sensibili alle due tematiche, al quarto film ci si chiede: ha veramente senso? Sottolineare due topic centrali ed attuali è più che giusto, ma non sarà che la maggior parte delle persone (a parte gli amici degli amici che vengono solo a fare passerella) che frequentano la festa sono di già sensibili? Certamente un premio favorirebbe l'attenzione, ma soprattutto dei film che spiegano quello che succede ed è successo in modo diverso dal solito, come i sovracitati e Green Book, che è una storia bellissima e vera su cui torneremo dopo.
Beale Street è la strada di New Orleans dove sono nati sia Louis Armstrong sia James Baldwin, l'autore del libro omonimo dal quale è stato tratto il film If Beale Street Could Talk, appena edito in Italia da Fandango Libri. Il regista è lo stesso di Moonlight, che ha conquistato l'Oscar come miglior film e miglior sceneggiatura (e un'altra messe di premi) nel 2016, e che dipinge un quadro realistico della Harlem anni '70, quando ancora i neri non riuscivano a trovare casa se non nei ghetti della città e faticavano anche a trovare un lavoro, come è ben esposto nell'altro bel film afro-americano The Hate U Give.
Il lavoro di Jenkins però è più sottile e orchestrato di quello di George Tillman Jr. ed è anche più originale. Jenkins infatti ha preso la storia d'amore di due giovani afro-americani e l'ha messa sotto la lente di un microscopio delicatamente ovattato: la sensibilità che traspare dal loro rapporto d'amore, la sincerità dei loro sentimenti fanno impallidire (letteralmente) tutti i bianchi che stanno loro intorno. La luce che trasmettono è incredibile, pura, una forza che gli farà superare tutti gli ostacoli, prima di tutto quello, "costruito" a tavolino, di un crimine che Fonny (Stephen James) non ha commesso. Tish Rivers (Kiki Layne), l'altra protagonista, è un'altra scelta prodigiosa e una new entry nel panorama hollywoodiano.
The Hate U Give è tratto da un romanzo di Angie Thomas pubblicato lo scorso anno, è stato già presentato al Toronto International Film Festival e ha già ricevuto lodi dai critici statunitensi: il film di Tillman Jr. ruota intorno all'omicidio inutile di un ragazzo nero da parte di un poliziotto bianco: l'ufficiale gli spara scambiando la spazzola per una pistola, testimone la sedicenne Starr (Amandla Stenberg); viene assolto, cominciano i disordini. Ben girato, racconta, un po' patinatamente, le difficoltà di integrazione e le separazioni anche scolastiche, tra bianchi e neri.
Green Book, di Peter Farrelly, ha già vinto il premio del pubblico al Toronto International Film Festival e racconta una storia vera, quella dell'amicizia del famoso virtuoso pianista Don Shirley con Tony Lip Vallelonga, il suo chauffer durante la tournée che lo avrebbe portato, per scelta, nel profondo Sud ancora razzista durante gli anni in cui Robert Kennedy era governatore nel Sud e JFK stava per diventare Presidente degli Stati Uniti. Il prima razzista anche lui, Tony, pian piano si affeziona e stringe un rapporto profondo con il pianista che decide di affrontare i pregiudizi razziali e la sopravvissuta segregazione nel Sud più bieco e opportunista: che da una parte chiama lui e il suo Trio a suonare nei locali e nelle sale più rinomate "perchè fa colto", e dall'altra gli impedisce di cenare nel medesimo ristorante dove dovrebbe aver luogo la session. Colonna sonora da urlo, da Chopin a Little Richard, uno splendidamente in forma "oversize" (ingrassato di oltre 15 chili) Viggo Mortensen (Tony) insieme a Mahershala Ali nella parte di un fascinoso Shirley.
In ogni caso, possiamo dire che i neri o afro-americani, come preferite, hanno già vinto questo festival, perché hanno presentato due dei più bei film finora passati per la Festa e, a onor della critica, anche in conferenza stampa hanno fatto un figurone.