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Festival Pergolesi Spontini in streaming. Il Prigionier Superbo di Pergolesi secondo Brockhaus
La Fondazione Pergolesi Spontini, dopo La serva padrona Pergolesi della settimana di Pasqua e La fuga in maschera di Spontini della scorsa settimana, in questa, dalle ore 21 di venerdì 24 aprile alle 21 di domenica 26, presenta in streaming gratuito la visione sul proprio sito Il prigionier superbo di Giovanni Battista Pergolesi, presentato nella IX edizione del Festival Pergolesi Spontini di Jesi l'11 ed il 13 settembre 2009.
L'opera fa parte di una selezione delle opere di Giovanni Battista Pergolesi e di Gaspare Spontini che negli scorsi anni sono andati in scena nel Festival Pergolesi Spontini e che sono state edite in DVD da Unite, che per gentile concessione ne permette la trasmissione sul sito. Il prigionier superbo fu presentata nella IX edizione del Festival Pergolesi Spontini che si è svolse a Jesi dal 5 al 13 settembre 2019, col significativo motto “Prigionieri e Fughe” lo spettacolo a cui assistemmo fu quello del 13 settembre. L'opera andò in scena per la prima volta il 28 agosto 1733, e non durante il precedente Carnevale, a causa del terremoto che devastò l'Irpinia e provocò molti danni anche a Napoli, il 29 novembre del 1732.
Il Prigionier Superbo non ebbe successo e fu presto dimenticata, mentre gli intermezzi a lei legati La serva padrona, divennero famosissimi e non uscirono più dal repertorio e furono rappresentati come opera buffa. La vicenda riprende un argomento, già di successo, dell'eroina divisa tra l'amore verso il padre e quello verso l'amante. Questo non deve meravigliare in quanto la stessa trama e anche il libretto potevano essere composti da diversi musicisti. In quell'epoca, infatti, i cantanti, in particolare i Castrati, erano le star e il pubblico correva ad ascoltare le loro prodezze vocali e non badava alla verosimiglianza della trama e del libretto.
La musica del giovane Pergolesi, allora ventitreenne, manifesta la sua felice invenzione melodica e timbrica in pagine di grande seduzione musicale, nonostante le stringenti convenzioni dell'epoca, anche se emerge una maggiore adesione alla commedia in musica piuttosto che all'opera seria negli intermezzi che costituiscono le due parti de La serva padrona, che hanno una trama legata alla realtà di allora e con personaggi ben definiti. Nel 2010 anno della ricorrenza del 300° anniversario della nascita di Pergolesi, Il Prigionier Superbo fu eseguito con i suoi intermezzi, assenti in questa esecuzione.
La direzione di Corrado Rovaris, basata sull'edizione critica di Claudio Toscani, è stata molto attenta filologicamente e ben curata, tanto da mettere in giusto rilievo tutti gli aspetti seduttivi ed interessanti della musica di Pergolesi, grazie anche alla bravura dell'Accademia Barocca de I Virtuosi Italiani.
Il regista Henning Brockhaus si è basato sulla concezione del Teatro Barocco come metafora della vita, come artificio, sogno, illusione. Ha concepito una scena grigia su cui si notano le impronte di architetture barocche, evocando l'epoca e le rovine a memoria del terremoto, su cui si stagliano i cantanti con i loro eleganti costumi, e che con il loro colore si legano al carattere dei personaggi interpretati.
Brockhaus si è ispirato anche al suggestivo e raffinato genere teatrale giapponese, il “Bunranku”, in cui c'è un cantore narrante mentre le marionette agiscono e ha impostato la sua regia come un incontro tra mondi lontani, la nostra epoca con i cantanti, in abiti moderni e legati al tipo di voce, con le donne in abiti femminili, anche se interpretano ruoli maschili. Gli interpreti vocali, entrando in scena, si calano nell'età barocca, distante da noi nel tempo e nel modo di pensare, interagendo con le eleganti marionette, in abiti barocchi legati al personaggio a cui si riferiscono. In scena, incappucciate sono presenti le persone che si alternano ai cantanti nel muoverle.
L'accostamento della voce del cantante alla marionetta evoca anche ed efficacemente, l'inverosimiglianza e il ripetersi dei “tipi”, che non sono veri personaggi, con una loro propria dimensione psicologica. Questa convenzione teatrale, cui sfuggono solo poche opere come il Giulio Cesare di Händel, è tipica dell'opera di quell'epoca in cui la forma musicale di una situazione corrisponde ad un tipo di aria ben definito dalla tradizione. La regia sottolinea l'artificio, proprio accostando marionette e cantanti ed evoca anche i comportamenti dei cantanti dell'epoca che dopo aver cantato la propria aria si disinteressavano di ciò che avveniva in scena, anche bevendo o conversando con le persone nei palchi (ricordiamo che, allora, le luci in sala erano accese).
Questa evocazione del Teatro Barocco concepita da Brockhaus, è metaforica e onirica ma anche molto efficace, si nota che è stata studiata in ogni particolare e provata a lungo con gli interpreti. Il risultato è uno spettacolo intelligente e bello da vedere, godibile nei suoi vari aspetti. I costumi di Giancarlo Colis sottolineano appropriatamente il carattere dei personaggi, in particolare quello dark con acconciatura punk di Metalce. La compagnia di canto, omogenea e ben preparata, ha fatto godere sia la parte musicale sia quella teatrale. Spiccavano Marina Comparato, come Viridate, principe reale di Danimarca e Marina De Liso Metalce, re de’ Goti. Lo spettacolo riscosse un grande successo di pubblico lungamente applaudì, allo spettacolo in cui eravamo presenti.