Supporta Gothic Network
Fondazione Arena di Verona. Lanzillotta ad Algeri
Il secondo appuntamento della stagione della Fondazione Arena di Verona è stato L'Italiana in Algeri di Gioacchino Rossini al Teatro Filarmonico, con la regia di Pier Luigi Pizzi. L’opera rossiniana si è rivista al Teatro Filarmonico, dopo 16 anni di assenza, per la prima volta nell’allestimento del Circuito Lirico Lombardo per il quale Pier Luigi Pizzi ha ideato regia, scene e costumi. Sul podio dell’orchestra areniana è tornato il M° Francesco Lanzillotta.
Il libretto di Angelo Anelli, un dramma giocoso in due atti, appartiene al genere dell’opera buffa ed era stato scritto per la musica del compositore napoletano Luigi Mosca, andato in scena alla Scala di Milano nel 1809. Il 18enne Rossini riprese lo stesso libretto e in soli 18 giorni, almeno così dicono, scrisse la sua opera che venne rappresentata con lo stesso titolo al Teatro San Benedetto di Venezia nel 1913 ed accolto con grande successo.
L’Italiana in Algeri, insieme al Barbiere di Siviglia e al Guglielmo Tell, è una delle opere di Rossini più rappresentate nei repertori di tutti i teatri lirici. La trama si ispira ad un fatto di cronaca realmente accaduto: la vicenda di Antonietta Frapolli, signora milanese, rapita dai corsari nel 1805, portata nell'harem del Bey di Algeri Mustafà-ibn-Ibrahim e poi ritornata in Italia.
La vicenda racconta di un fantomatico Bey Mustafà che, stanco della moglie Elvira, decide di ripudiarla, con l’idea di darla poi in sposa al suo schiavo italiano, Lindoro. Nel contempo, ordina al capitano dei corsari, Haly, di trovargli una donna italiana per il suo harem. Neanche a farlo apposta, naufraga una nave veneziana che reca a bordo una bellissima donna italiana, Isabella, partita alla ricerca del suo amato Lindoro.L’opera si snoda quindi fra una serie di astuzie e di arti seduttive che Isabella metterà in atto per sfuggire alle grinfie del Bey e far ritorno in patria con l’amato Lindoro e con gli schiavi italiani.
L’allestimento proposto dalla Fondazione si avvale del lavoro registico, scenografico e costumistico di Pier Lugi Pizzi, il cui apporto è di notevole efficacia nelle scene e nei costumi, coloratissimi e di grande impatto cromatico, specialmente nella scena del primo Atto del Bagno turco; un po’ meno in quello registico, dove si evidenzia una scarsità di movimento , di gestualità e di dinamismo ai quali oggi lo spettatore è abituato.
In quanto alle voci dei protagonisti, molti dei quali al debutto, non sempre sono state all’altezza della partitura. D’altra parte è giusto perseguire una politica di valorizzazione delle voci nuove e dei giovani di augurabile futuro talento. Penso che sia stato questo il motivo dell’avvicendamento di tutto il cast. Buona l’esecuzione dell’orchestra diretta da Francesco Lanzillotta.