Gaspari. Lo storico Antonio Fiori racconta uno scandalo del 1918

Articolo di: 
Nica Fiori
Copertina

A distanza di 100 anni dalla fine della prima guerra mondiale, considerata la più tragica del Novecento, il libro di Antonio FioriIndustriali traditori. Lo scandalo dei cascami di seta e di cotone nel 1918”, edito da Gaspari Editore (Udine, 2018), si aggiunge a tutte le iniziative di questi ultimi tre anni che rievocano i vari e complessi aspetti dell’immane conflitto.

Una ricorrenza, per quanto triste, può essere apportatrice di conoscenza, di ricerca, di progettazione del futuro. Può aiutarci, o almeno così ci si augura, a riflettere sul significato della nostra storia. Quando poi si fa una ricerca approfondita dei fatti basandosi sulle carte d’archivio, come ha fatto lo storico Antonio Fiori, che ha già pubblicato alcuni saggi innovativi sulla prima guerra mondiale (in particolare sulla censura e sui servizi d’intelligence), il risultato è decisamente importante, e non solo per gli addetti ai lavori. In effetti, la descrizione degli avvenimenti è dettagliata e rigorosamente scientifica, ma resa con una scrittura scorrevole e coinvolgente.

Nel febbraio 1918 il nostro Paese, già provato dalle conseguenze della disfatta di Caporetto (24 ottobre 1917), scoprì che i soldati austro-ungarici avevano sparato contro quelli italiani utilizzando munizioni confezionate con i cascami di seta e di cotone esportati da cotonifici italiani, con la complicità o addirittura il consenso di politici e amministratori. Stava per essere travolto il governo, coinvolgendo un’intera classe dirigente e la stessa politica di guerra, ma l’intervento massiccio della censura occultò la gravità e le dimensioni dello scandalo, che viene ricostruito in questo libro dallo studioso dopo un secolo di quasi totale oblio.

Eppure, come fa notare l’autore, lo scandalo, che ebbe le sue vittime e causò il suicidio di alcuni personaggi eccellenti, potrebbe essere paragonatoper dimensioni, e soprattutto per gravità”, a quello della Banca Romana del 1893 e all’altro, denominato Tangentopoli, del 1992, che determinò l’uscita di scena di politici di spicco e il dissolvimento dei partiti tradizionali. Le industrie tessili avevano nel primo Novecento un’importanza decisamente superiore a quella attuale ed erano diffuse in tutta la penisola. I residui della lavorazione delle fibre, detti cascami, erano utilizzati per la fabbricazione dei sacchetti della polvere da sparo e due mesi dopo l’inizio della guerra, nell’ottobre 1914, il governo italiano ne aveva vietata l’esportazione, ma le federazioni degli industriali interessati avevano risposto con minacce di serrate, lamenti e ricorsi. Pertanto, fino alla dichiarazione di guerra alla Germania (27 agosto 1916) era stata consentita l’esportazione dei cascami a Zurigo, anche se, come scrive l’autore, “poteva essere più che legittimo il dubbio che questi prodotti potessero finire in Germania, e da qui in Austria”.

Questi paesi, in effetti, a causa del blocco navale imposto dalla Gran Bretagna, non potevano rifornirsi del cotone, proveniente dall’India e dall’Egitto, e si approvvigionavano delle fibre tessili e dei loro residui laddove era possibile, ovvero in uno stato neutrale come la Svizzera, o con il contrabbando. Il cotone, tra l’altro, era indispensabile per la fabbricazione della polvere da cannone, mentre la seta era utilizzata nella fabbricazione delle tele degli aerei da guerra e degli Zeppelin.

Quando il parlamentare repubblicano Giovanni Battista Pirolini il 21 febbraio 1918 nella Camera dei Deputati pronunciò un lunghissimo discorso su “uno dei problemi più misteriosi della guerra, ovvero il contrabbando delle fibre tessili, con tanto di dati e di nomi di traditori, “congiuratori” e nemici della patria, scoppiò il più grave scandalo del periodo bellico, che ebbe una risonanza enorme sulle prime pagine di tutti i giornali per diversi giorni. Tutti i cittadini italiani si sentirono indignati dalla scoperta di "una verità atroce", ovvero che i nemici austro-ungarici sparavano contro i soldati italiani utilizzando munizioni che erano state confezionate con prodotti italiani, in parte esportati con regolare permesso e in parte con sotterfugi e con il contrabbando. Molti industriali e uomini dell’alta finanza furono travolti dallo scandalo. D’altra parte era inaccettabile che mentre al fronte si moriva e nel paese si facevano enormi sacrifici, tanti imprenditori senza scrupoli si arricchissero con le loro “bocche da pescecani”, come illustrato nelle vignette satiriche di Giuseppe Scalarini, pubblicate sull’Avanti!.

Sulla base della documentazione dell’epoca e in particolare della corrispondenza di due esperti investigatori, l’autore giunge alla conclusione che effettivamente alcuni industriali tessili, prima che l’Italia entrasse in guerra, avevano di proposito creato delle filiali in Svizzera, per rendere più agevoli i traffici, che oltretutto durarono ben oltre i mesi immediatamente successivi alla dichiarazione di guerra all’Austria (24 maggio 1915) e a quella successiva contro la Germania. La Società Filatura Cascami di seta, ad esempio, staccò fatture a carico della filiale svizzera Garnhanded fino al 21 agosto 1917. Nonostante le denunce dell’enorme aumento delle esportazioni, gli “industriali traditori” avevano potuto sfruttare l’atteggiamento morbido di un sottosegretario alle Finanze come Antonio Baslini e le collusioni con influenti uomini politici, con alcuni militari, con autorità della Delegazione e del Consolato della Svizzera, con funzionari del Ministero delle Finanze.

L’ex Presidente del Consiglio Antonio Salandra, che aveva deciso l’intervento in guerra, rischiò di essere travolto dalla vicenda, ma anche Vittorio Emanuele Orlando, in qualità di Presidente di un governo di guerra, avrebbe potuto essere coinvolto. Si ricorse alla censuraper impedire o per incanalare l’informazione su fatti scottanti o che avrebbero potuto scuotere i nervi di una popolazione depressa”. Dopo il perentorio ordine personale di Orlando ai capi degli uffici di revisione della stampa, dal 4 marzo 1918, gli articoli sulla questione scomparvero dalla prima pagina dei quotidiani. Furono pubblicati solo “brevi articoli di cronaca, peraltro limitati ad alcuni fatti stabiliti dalle autorità censorie, e commenti decisamente moderati”. Ci furono almeno otto processi, in un clima molto teso, ma lo scandalo, già occultato dalla censura, come fa notare l’autore, “è stato quasi ignorato dalla storiografia, che, d’altronde, per oltre un cinquantennio non ha voluto affrontare i fatti che avrebbero potuto compromettere la lettura patriottica della Grande Guerra”.

Il libro ha il merito di ricostruire un episodio storico che indubbiamente ci fa riflettere sugli errori di una classe dirigente che aveva portato l’Italia alla guerra e che, con una politica economica non adeguata, aveva favorito gli interessi di industriali senza scrupoli, definiti nel titolo “traditori”. Quanto alla censura, che indubbiamente in tempo di guerra ha un suo perché, mi viene spontaneo pensare a tutte quelle manovre occulte che, anche ai nostri giorni, vengono utilizzate dai potenti per mettere a tacere reati e malcostume. A volte i fatti “scandalosi” vengono alla luce solo dopo molti anni e, se anche qualcuno viene perseguito dalla legge, tanti altri continuano indisturbati a portare avanti i loro loschi affari.

Pubblicato in: 
GN28 Anno X 29 maggio - 5 giugno 2018
Scheda
Autore: 
Antonio Fiori
Titolo completo: 

Industriali traditori. Lo scandalo dei cascami di seta e di cotone nel 1918, Gaspari Editore Udine, € 14

Anno: 
2018