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Genova per la GOG. Il ritorno di Murray Perahia
Lunedì 8 febbraio al Teatro Carlo Felice di Genova per la stagione 2015/2016 della GOG un ritorno che il pubblico genovese aspettava da quasi trent'anni: Murray Perahia, che ha proposto un affascinante programma con musiche di Haydn, Mozart, Brahms e Beethoven.
Quasi trent'anni si diceva, ma la lunga attesa per riascoltare una leggenda vivente del pianismo internazionale non è stata certo delusa. Perahia ha proposto un programma articolato ed intelligentemente costruito. I brani proposti, ancorchè appartenenti a periodi storici ben definiti come il classicismo (Haydn e Mozart), il romanticismo sui generis beethoveniano ed il tardo romanticismo brahmsiano, rappresentano ognuno dei momenti particolari della vena creativa degli autori, momenti nei quali la loro genialità ha utilizzato e definito in maniera diversa il linguaggio musicale ed estetico rispetto ai contemporanei. Con questa chiave di lettura, fermo restando il piacere di ascoltare da un pianista del genere splendide composizioni, si può forse comprendere il loro accostamento.
Le variazioni in fa minore Hob XVII n.6 con le quali Perahia ha aperto il concerto hanno fatto scoprire, per chi non le conoscesse, un Haydn particolare, quasi passionale ed irrequieto dove il classico schema del tema con variazioni (in questo caso un doppio tema, in tonalità maggiore e minore) è una sorta di pretesto per evidenziare questo stato d'animo. Perahia ha esaltato questa caratteristica con un'esecuzione impeccabile che ha in qualche modo preparato l'uditorio al capolavoro che seguiva.
Capolavoro di un altro autore il destino del quale è stato di essere sempre e comunque avanti rispetto al suo tempo: Mozart. Perahia ha eseguito l'affascinante e malinconica Sonata in la minore K310. Composta appena ventiduenne, tradisce la presenza di un lato oscuro dell'autore al limite del pessimismo che si manifesterà con maggior chiarezza e motivazioni con il passare degli anni. L'esecuzione di questa sonata presenta sempre dei rischi. L'inteprete, conoscendo quello che la storia della musica ha prodotto dopo Mozart, in primis il romanticismo, corre il rischio di indulgere in facili effetti per compiacere l'ascoltatore. Perahia ha ovviamente adottato una scelta interpretativa perfettamente calibrata nello svelare elementi della scrittura anticipatori di stilemi successivi ma sempre e comunque mozartiani, e per questo motivo ancor più sorprendenti per un autore figlio del settecento. Memorabile ed emozionante l'Andante cantabile.
Dopo un autore che anticipa il romanticismo, un altro che ne ha vissuto il declino, con la scelta di alcuni brani dell'op. 166,118 e 119 di Brahms, sintesi finale di una visione musicale che condensa la vocalità, il sinfonismo e la musica da camera. Momenti di grande emozione ed altissima poesia culminati nell'esecuzione del meraviglioso Intermezzo op.118 n.2, una pagina unica non solo nel repertorio brahmsiano. Avere la possibilità di ascoltare simili interpretazioni rende facile ma al tempo stesso pressochè impossibile esprimere valutazioni e tradurre con le parole le sensazioni. Prevale la consapevolezza di aver avuto il privilegio di aver condiviso un momento magico e la gratitudine nei confronti di chi, come Perahia ha fatto, è in grado di suonare in questo modo.
In altri contesti e con altri interpreti un programma così articolato sarebbe considerato più che sufficiente. Perahia ha invece costruito la seconda parte con un monumento assoluto della storia della musica occidentale: la Sonata op. 106 di Ludwig van Beethoven. Tre quarti d'ora di musica rivoluzionaria per l'epoca ed in ogni caso mai più superata per complessità formale, visione estetica e difficoltà tecnica. I più grandi interpreti della storia si sono cimentati con questo capolavoro, e forse ognuno di noi ama particolarmente un'esecuzione piuttosto che un'altra, ponendosi in ogni occasione di ascolto con atteggiamento curioso e critico al tempo stesso per scoprire quali nuove sfaccettature nei particolari o quale prospettiva nel complesso totale sono di volta in volta proposte.
Ma la 106 è così: come accade osservando uno spettacolo della natura imponente come un mare in tempesta o una catena montuosa, visioni conosciute ma ogni volta diverse se osservate e condivise con chi è in grado di aiutarci a comprenderle superando lo stupore e la soggezione, anche l'ascolto di questa Sonata, in questo caso guidati nel cammino da interpreti della statura di Perahia, si rivela fonte di nuove emozioni e scoperta di nuove angolazioni nella lettura e nella prospettiva generale.
Dieci lunghi minuti di entusiastici applausi, cinque chiamate in scena e nessun bis concesso, come in fondo è giusto che sia dopo l'ultimo accordo dell'op. 106. Non era possibile aggiungere altra emozione né dimostrare ulteriori doti da parte di un Perahia grato e sorridente che, quasi schernendosi, ha regalato al pubblico genovese una serata indimenticabile.