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Genova Teatro Carlo Felice. Renzo Arbore e la tradizione italiana
Martedì 22 marzo al Teatro Carlo Felice di Genova, nell'ambito del tour 2016, si è esibito Renzo Arbore con l'Orchestra Italiana, evento prodotto dalla “Gazebo Giallo” e dalla “Galileo Galilei Production Tv Srl”con RTL 102.5 media partner ufficiale.
Potrà apparire inconsueto per i lettori di Gothic che l'autore della recensione, generalmente utilizzato per eventi o registrazioni discografiche inseriti nell'ambito della cosiddetta musica “classica” esprima valutazioni su un'esibizione che potrebbe essere identificata, ma non per chi scrive, come spettacolo di musica “leggera” o semplice intrattenimento musicale, ancorchè di altissimo livello. Nulla di inconsueto: per quanto riguarda la definizione e differenza fra musica “classica” e “leggera”, molti testi redatti da saggisti molto più autorevoli del sottoscritto, in primis Alex Ross, dimostrano che alcuni parametri vanno riesaminati o per lo meno adeguati ai tempi. Questa semplice considerazione giustifica e motiva le righe che seguiranno ed anche, mi sia consentito, il godimento nell'ascolto del concerto...
Renzo Arbore, con l'attività che da anni lo vede protagonista ed ambasciatore di una specifica tradizione musicale italiana nel mondo, rappresenta la perfetta realizzazione di un progetto di divulgazione culturale adeguato alla modalità di fruizione, allo stile ed al gusto del nostro tempo. Punto di partenza senza dubbio una professionalità ed un'eccellenza musicale ed artistica dei componenti l'Orchestra che è indiscutibile (ne sottolineremo in seguito alcune peculiarità individuali), uniti ad uno stile da entertainer d'altri tempi, ruolo non facile e che cela dietro un'apparente ingenuità e goliardia una preparazione ed una conoscenza di tutti i segreti che questo “mestiere”richiede.
Questi ingredienti fondamentali consentono ad Arbore di tenere vivo e tramandare l'indiscusso patrimonio artistico e musicale che è la canzone napoletana. In altra occasione, specificatamente in una recensione di uno spettacolo di Peppe Barra, avevamo avuto modo di ricordare come, nell'ambito della cultura musicale europea, il ruolo occupato dalla canzone d'autore napoletana fosse fondamentale come espressione e prodotto di un patrimonio musicale e letterario di altissimo livello.
Il successo planetario delle esibizioni di Arbore e l'entusiasmo che suscita non si può certo attribuire ad un sentimento di nostalgico ricordo di nuove generazioni discendenti da emigrati italiani. L'identico entusiasmo in ambiti geografici “insospettabili”, come l'estremo oriente nei quali nulla è stata la nostra emigrazione, dimostra la qualità e la bellezza della nostra canzone di tradizione napoletana, una bellezza e qualità che supera i confini ed è in grado di adeguarsi ai gusti del nostro tempo colpendo nel profondo la sensibilità. Lo spettacolo di Arbore e dell'Orchestra Italiana è pertanto un sapiente cocktail perfettamente dosato ed un appassionante viaggio nella nostra tradizione musicale nel quale sono valorizzati testi, autori ed interpreti, sia con il semplice omaggio e ricordo di chi un tempo scriveva od interpretava brani diventati classici, sia esaltando e valorizzando le eccezionali doti tecniche o vocali dei componenti l'Orchestra, con affettuosi ricordi e tributi a Roberto Murolo, a Totò, a Domenico Modugno ed a tutti gli autori, non necessariamente conosciuti e famosi, di brani immortali.
Come accennato l'ensemble costruito da Arbore è di livello straordinario: in coda nella scheda riassuntiva saranno elencati i nomi, ma non si possono non sottolineare le doti vocali di Gianni Conte, che ha fra l'altro intepretato, oltre alla classica "Dicitincelle vuie", una versione non lirica ma vocalmente impeccabile di “Nessun dorma”. Altrettanto affascinante e coinvolgente la voce dell'ottima e meritatamente celebre Barbara Bonaiuto, in possesso di quel classico timbro caldo e suadente nel solco della più pura tradizione della canzone partenopea, con un controllo delle dinamiche ed un'espressività esaltata in "Voce 'e notte" (in omaggio all'autore, Edoardo Nicolardi) ma anche un un'escursione nel repertorio portoghese con una splendida “Cançao do mar”. Escursione non casuale perchè la struttura della canzone di tradizione portoghese (il “fado”) è identica armonicamente a quella napoletana, differenziandosi solo nella tipica vocalità di gola peraltro perfettamente applicata dalla Bonaiuto. Autentico “animale ritmico” l'ottimo percussionista Giovanni Imparato (giudizio positivo, ovvio, riferendosi al totale coinvolgimento fisico e vocale nell'esecuzione di "Tu si nu guaglione") così come disinvolto nell'utilizzare i più vari timbri vocali Mariano Caiano.
La scaletta dei brani, oltre ai già citati, prevedeva anche altri brani immortali come "Reginella", "Maruzzella", "Chellallà", "Malafemmina", "O sordato 'nnamurato", "Aumm Aumm"... ognuno caratterizzato da arrangiamenti particolari che in ogni caso non hanno mai snaturato lo spirito dei brani ma esaltato al contrario le caratteristiche ritmiche o melodiche ed anche la bravura degli strumentisti variamente coinvolti.
Più di tre ore di spettacolo, con interventi di Arbore con aneddoti e ricordi calibrati con ironia, intelligenza e garbo, ricreando, come nell'esecuzione in stile Night Club di “Piove”, atmosfere ormai dimenticate di un modo di fare musica ed intrattenimento. Partecipe ed entusiasta il pubblico genovese che ha riempito completamente il Carlo Felice. Sezione finale della serata dedicata all'esecuzione di alcuni brani di trasmissioni di Arbore entrate nella storia della televisione e, come bis, peraltro richiesto a gran voce, travolgente esecuzione di “Luna rossa”.