Globe Theatre. Falstaff o la malinconia farsesca della Beffa

Articolo di: 
Giuseppe Talarico
Ugo Paglia in Falstaff

Al Globe Theatre di Villa Borghese a Roma è in scena, dal 19 luglio al 5 agosto, un meraviglioso spettacolo, tratto da una celebre commedia di William Shakespeare, Falstaff e le allegre comari di Windors. A interpretare il ruolo di Falstaff in questo spettacolo è uno straordinario e bravissimo Ugo Pagliai che, grazie alla capacità di dominare la scena con la sua inarrivabile maestria, riesce a utilizzare  diversi registri espressivi assumendo toni a volte ironici ed arguti, in altri momenti malinconici e dolenti.

Falsttaff è un personaggio che appartiene a buon diritto alle grandi figure archetipiche del Teatro e della letteratura universale, come Amleto, Don Chisciotte, Don Giovanni, poiché incarna la figura di un uomo in cui si trovano mescolate e opposte diverse inclinazioni caratteriali, in cui tutti possono riconoscersi. E’ un uomo vizioso, irresponsabile e cialtrone, che ama bere e vive al di sopra dei propri mezzi, pur avendo poco denaro, ma è anche, in rari momenti di resipiscenza, capace di analizzare con sguardo lucido gli errori e gli sbagli che, durante la sua vita, ha compiuto. 

Nella prima scena compare Falstaff che, in preda all'euforia dovuta al tanto vino ingurgitato, celebra la vita consacrata al godimento dei sensi e elogia il potere che il vino ha di dissipare i pensieri malinconici, che avviluppano la mente umana.
Quando nella taverna in cui si trova compaiono altri suoi conoscenti, il suo stato d’animo muta repentinamente. Ricorda di essere in difficoltà economiche e senza denaro. Tenta, invano, di ottenere un prestito da un suo ricco conoscente, il quale lo allontana con fastidio.

Seduto nella taverna, dopo che è stato costretto per mancanza di denaro a licenziare alcuni dei suoi servi, medita di sedurre due ricche signore, illudendosi di poterle conquistare facilmente e di ottenere, in tal modo, un'ingente somma di denaro.
Per questo indirizza due lettere d’amore, dal contenuto simile ed identico e piene di espressioni sdolcinate, alla signora Ford ed alla signora Page, entrambe coniugate con due facoltosi possidenti. Intanto, nella commedia, vi è un altro nucleo narrativo che si dipana e sviluppa accanto a quello principale.

La signora Page è la madre di una giovane e graziosa ragazza in età di marito, Anna Page. La madre desidera che sua figlia sposi il Dottore Caius, uomo agiato e benestante, mentre il signor Page, il padre della giovane donna, è convinto che sua figlia debba unirsi in matrimonio con un giovane ricco e poco sveglio di nome Stanghetta.
In realtà, Anna Page è innamorata di un giovane affascinante e privo di denaro, il cui nome è Fenton. In tutta questa parte della rappresentazione vi è una realistica ed impressionante descrizione della mentalità della provincia inglese del Seicento, tempo nel quale i matrimoni erano sempre combinati in base a calcoli economici.

Le due signore, dopo avere ricevuto le lettere da parte di Falstaff, dialogando tra loro come spesso fanno le donne, scoprono, in preda allo stupore ed allo sconcerto, che hanno lo stesso ed identico contenuto.
Per vendicarsi di Falstaff, di cui scoprono l’animo incline a ingannare e turlupinare il prossimo e ad usare l’arma della seduzione per fini poco nobili, sia la signora Ford sia la signora Page gli tessono un tranello in cui l’uomo, inconsapevole di tutto, cadrà in modo ridicolo e grottesco.

La signora Ford, d’accordo con la signora Page, invia un messaggio a Falstaff, con cui lo invita  a recarsi a casa sua di sera, proprio nelle ore in cui il marito è assente. Intanto, il marito della signora Ford si traveste, e temendo di essere tradito dalla moglie poiché ha saputo del corteggiamento di Falstaff, con la sua falsa identità offre del denaro allo stesso Falstaff, pregandolo di conquistare la signora Ford, di cui è innamorato.

In tal modo il marito della signora Ford, mascherato sotto una falsa identità, tema ricorrente nelle opere di Shakespeare, scoprirà quando l’incontro tra Falstaff e sua moglie dovrà avvenire. Sia durante il primo che durante il secondo incontro tra Falstaff e la Signora Ford, che finge di gradire il corteggiamento dell’uomo, il ritorno in casa di suo marito, imprevisto e improvviso, metterà fine al convegno amoroso. In un caso Falstaff, per sfuggire e sottrarsi a confronto drammatico con il marito della signora Ford, viene messo in una cesta dei panni sporchi, che verrà gettata nel Tamigi.

La seconda volta, fuggirà dalla casa della signora Ford in cui il marito è comparso all’improvviso, travestito da una vecchia signora. In realtà, come gli studiosi hanno notato e rilevato acutamente, questi due episodi mostrano il meccanismo della beffa, di cui rimane vittima Falstaff, che è presente nella novellistica italiana del trecento ed in particolare nel Decamerone di Giovanni Boccaccio, e che ha ispirato a Shakespeare questa profonda e grandiosa creazione letteraria.
Alla fine Falstaff, sconfitto e abbattuto per essere stato l’oggetto di un gioco crudele, ordito dalle due abili e intelligenti signore, confessa a sé stesso che, anche se i desideri sono rimasti uguali e sempre costanti nel suo animo, oramai è un uomo anziano, che il tempo inesorabilmente conduce verso la soglia della vecchiaia e del declino fisico.

Nella parte finale dello spettacolo, Falstaff, questo personaggio grandioso nella cui personalità sono racchiusi i tratti peggiori e quelli più nobili dell’animo umano, viene invitato a recarsi in un bosco.
Nella notte oscura compaiono delle strane figure dall’aspetto inquietante
, e sarà proprio in questo momento che Falstaff, consapevole della sua miseria morale, invocherà la compassione ed il perdono e pronuncerà una frase bellissima: “Non potete condannare Falstaff, sarebbe come condannare il mondo intero”.

Dopo che le figure mascherate hanno rivelato la loro identità nel bosco, Falstaff si abbandona ad una risata prolungata e liberatoria, con ciò esprimendo l’amara convinzione che le questioni che riguardano il mondo e gli uomini vanno sempre valutate e giudicate con ironia e leggerezza.

A differenza del Riso che c’è in Gargantua e Pantagruel di Rabelais, la comicità di questa commedia di Shakespeare è intrisa di una dolente malinconia. Le musiche di Giovanni Rossini hanno arricchito di una nota lieta ed intensa questo allestimento teatrale. Bravissimi tutti gli attori. I costumi rispecchiano l’epoca in cui la commedia è ambientata. Uno spettacolo dal ritmo travolgente e indimenticabile.

Pubblicato in: 
GN39 Anno IV 13/20 agosto 2012 Numero Doppio
Scheda
Titolo completo: 

Globe Theatre di Villa Borghese - Roma

Falstaff e le allegre comari di Windsor
dal 19 luglio al 5 agosto ore 21.15
(lunedì riposo)
 
Regia Riccardo Cavallo
Traduzione di Filippo Ottoni
Produzione Politeama Srl

Interpreti (in ordine alfabetico)
 
Doctor Caius Gerolamo Alchieri
Signora Ford Claudia Balboni
Signora Page Franca D'Amato
Shallow Roberto Della Casa
Signor Page Nicola D'Eramo
Signor Ford Martino Duane
Fenton Daniele Grassetti
Anna Page Valentina Marziali
Servo Bruno Monico
Slander Stefano Patti
La Quickly Paila Pavese
Pistola Andrea Pirolli
Bardolfo Raffaele Proietti
L'oste Alessio Sardelli
Il prete Roberto Stocchi
Servi casa Ford Matteo Bartoli e Elisa Pavolini
 
Costumi Susanna Proietti
Scene Oreste Baldini
Musiche Stefano De Meo
Assistenti alla regia Mario Schittzer, Elisa Pavolini, Annalisa Biancofiore, Francesca De Berardis
Disegno Luci Umile Vainieri
Disegno Audio Franco Patimo