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Globe Theatre. I Fool di Shakespeare a Villa Borghese
Il teatro contemporaneo propone i classici in forme nuove e sorprendenti, per dare la possibilità agli spettatori di cogliere il valore eterno delle grandi opere letterarie. Si inscrive ed appartiene a questo genere di spettacoli teatrali il testo scritto dal grande studioso di letteratura inglese Masolino D’Amico, in scena al Globe Theatre di Villa Borghese a Roma dal 27 al 30 giugno 2012 con il titolo: Fool. I Comici in Shakespeare.
La direzione artistica delle attività teatrali del Globe Theatre, giunto quest'anno alla decima edizione, è affidata a Gigi Proietti. Nel cuore di villa Borghese a Roma sorge il Globe Theatre, - costruito avendo presente il modello rappresentato dal Globe di Londra, che ritrae il primo teatro di Shakespeare a sua volta - nel quale durante il periodo estivo vengono rappresentate sia le commedie sia le tragedie del grande scrittore inglese.
Questo testo di Masolino D’Amico colpisce e sorprende lo spettatore, poiché è basato sull'intuizione che sia possibile dare vita ad uno spettacolo evocando e mescolando sulla scena episodi e vicende descritte da Shakespeare in alcune sue celeberrime commedie.
Nella prima parte, compare il Fool, che incarna la figura di un comico, il quale, in un luogo rischiarato dalla luce lattiginosa della luna, parla pronunciando un monologo sulla follia, onnipresente nella vita umana.
Sperando che questo discorso insensato non susciti la disapprovazione degli spettatori, sostiene che non è possibile comprendere l’essenza della vita umana, se non si è disposti a prendere atto della presenza della follia nella condizione umana, che si pone come un limite insuperabile per la libertà di ogni singola persona.
In seguito, nello stesso luogo, compaiono improvvisamente altri fools, che hanno intenzione di rappresentare Sogno di una notte di mezza estate. In particolare, la loro volontà è di portare in scena il dramma di Piramo e Tisbe, la vicenda mitica dell’amore contrastato di questi due personaggi, di cui ha raccontato la storia Ovidio nelle sue Metamorfosi, e che è stata ripresa da Shakespeare in questa sua commedia.
Piramo e Tisbe non possono incontrarsi e per comunicare devono osservarsi attraverso un pertugio ricavato in un muro. Proprio mentre avviene il tentativo di dare vita allo spettacolo, una voce recitante, collocata sulla parte superiore della scarna scenografia, si chiede quale fosse per Shakespeare l’essenza del teatro, il luogo nel quale, grazie alla finzione ed alla poesia, è possibile raffigurare ed indagare i sentimenti e le passioni umane, accrescendo la conoscenza umana sulla vita interiore dell’uomo.
Dopo un breve intervallo musicale intenso e malinconico, lo spettacolo cambia registro e sulla scena vi è il richiamo alla vicenda raccontata da Shakespeare nella commedia Come vi Piace. In questa commedia viene descritto il conflitto tra la vita di corte, luogo per eccellenza dell’intrigo politico, ed il bosco, dove gli incontri tra le persone sono liberi ed autentici.
La storia d’amore tra Orlando e Rosalinda, al centro di questa commedia, ripropone uno dei grandi temi del teatro di Shakespeare. Infatti in molti testi del grande bardo la donna si traveste da uomo, e malgrado sia mascherata, viene riconosciuta dal suo innamorato.
Anche in questa commedia, Rosalinda assume l'identità di un uomo, ma, essendo Orlando innamoratissimo al punto da scriverne il nome sugli alberi del bosco, nel testo trasfigurato in un luogo intriso di un'atmosfera country, verrà riconosciuta, segno che il loro amore è profondo ed eterno.
Proprio in questa commedia, Come vi piace, Shakespeare, con un'immagine poetica indimenticabile, ha teorizzato l’idea grandiosa che non vi è nessuna distinzione tra la vita e la scena, poiché nella realtà sociale e nel rapporto con il prossimo ogni uomo nel mondo reale è costretto a recitare una parte.
Proprio in questa parte dello spettacolo, viene declamato un monologo di rara profondità, con il quale si enuclea l’essenza del teatro, grazie al quale sulla scena viene raffigurata ogni fase della vita umana: la giovinezza, la maturità, la vecchiaia ed il momento inevitabile, legato all’attesa, ossia la fine della vita.
In un altro ulteriore sviluppo dello spettacolo, per sommi capi e brevemente, viene evocata la storia messa in scena nella commedia giovanile di Shakespeare, I due gentiluomini di Verona. Nella prima parte di questa commedia, Valentino schernisce il suo amico Proteo, che è innamorato di Giulia. Valentino, sicuro della possibilità di dominare la passione e di arginare la forza travolgente di Eros, sostiene, con un tono divertito e compiaciuto, che l’uomo diviene stupido, quando si innamora di una donna.
In un secondo momento, nella città di Milano, i ruoli si capovolgono, poiché sarà Valentino a perdere la testa per una donna, il cui nome è Silvia. Alla fine, e questo dimostra quanta influenza e peso abbia Eros nella nostra vita, tutte e due i personaggi finiranno con l’innamorarsi della stessa donna: Silvia.
Nella parte conclusiva dello spettacolo, il riferimento alle due commedie Molto rumore per nulla e La bisbetica domata, costituisce il pretesto per dare vita ad una rappresentazione assai comica ed esilarante, che riproduce sulla scena i riti e il linguaggio dello spettacolo del varietà contemporaneo, che spesso confina con la superficialità che domina la società dello spettacolo nell’era della comunicazione globale.
Lo spettacolo si conclude con la messa in scena della storia di Piramo e Tisbe, allo stesso modo in cui avviene in Sogno di una Notte di Mezza Estate. In questa parte è evidente il riferimento al tema del teatro nel teatro, che può sovrapporre e contenere diversi gradi e livelli di finzione scenica. Piramo, credendo che la donna da lui amata sia stata uccisa da un leone, si toglie la vita. Tisbe, sopraggiunta nel bosco dove trova privo di vita Piramo, sopraffatta dalla disperazione, si suicida.
In questo spettacolo vi è alla base della messa in scena l’idea, frutto di una geniale intuizione di Masolino D’Amico, grande studioso di letteratura inglese, che vi sia un sottile e profondo legame tra le commedie di Shakespeare, sicchè è possibile rappresentarle, sia pure attraverso richiami e brevi accenni, in modo unitario.
Ciò che conferisce l’unità di tempo e luogo allo spettacolo, teorizzata da Aristotele nell’arte della poetica, è la insistita e riuscita sottolineatura dell'indagine sulla natura umana compiuta nei testi del grande ed immenso genio del Bardo. Uno spettacolo innovativo, moderno e geniale, che ripropone in forma nuova e sorprendente un grande classico.