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Godzilla. Il remake che non ti aspetti
Quando al cinema esce l'ennesimo remake di un successo commerciale spesso ci si chiede: ce n'era davvero bisogno? Nel caso della versione firmata da Gareth Edwards di Godzilla la risposta è senz'altro sì. Nelle sale dal 15 maggio, questa ennesima versione cinematografica del più celebre kaijū (“mostro misterioso”) giapponese sorprende per come riesce a coniugare ontologicamente un afflato del tutto personale (non autoriale, ma quasi) di un cineasta all'interno di un'impalcatura genuinamente blockbuster.
La trama, rispetto alla più recente delle versioni, ovvero quella diretta da Roland Emmerich, si attiene con più fedeltà alla versione originale girata da Ishirō Honda nel 1954, dal titolo Gojira. Tutto nasce da un'esplosione all'interno di una centrale nucleare nel cuore del Giappone. Le circostanze fanno pensare che la causa sia un terremoto, ma qualcuno è convinto che dietro si nasconda un terribile segreto. Si tratta del dottor Joseph Brody (Bryan Cranston), ingegnere capo della centrale, dilaniato dal dolore a seguito della morte della moglie Sandra (Juliette Binoche) durante la catastrofe. La sua convinzione è che le oscillazioni sismiche rilevate poco prima del crollo dell'impianto fossero in realtà gli echi di un richiamo emesso da una creatura mostruosa, la stessa che poi ha distrutto la centrale. Le sue ricerche vanno avanti per anni, ma nessuno gli da ascolto. Finché suo figlio Ford (Aaron Taylor-Johnson), un tenente dei Marines specializzato nel disinnesco di ordigni nucleari, viene messo di fronte alla verità e raccoglie il suo testimone, giungendo alla più incredibile delle scoperte.
Godzilla di Gareth Edwards è un film cupo e adrenalinico, in cui l'action è sapientemente centellinata lungo il corso della narrazione quasi a volerne raffinare l'effetto esplosivo. Il mostro, ad esempio, fa la sua comparsa non prima della metà del film, dopo un'attesa stressata in maniera magistrale dalla falsa pista legata alla comparsa dei M.U.T.O. (Organismi Terrestri Massivi Non Identificati), parassiti giganti nati dalle scorie di Godzilla che, quantomeno ai neofiti della saga originale, possono far pensare di essere precipitati in una pellicola diversa da quella per cui si è pagato il biglietto. Lo stesso effetto, anche se su piani drammaturgici totalmente diversi, è dato anche da un'inusuale cura dei dettagli - la sceneggiatura è co-firmata da Frank Darabont - nella costruzione dei rapporti familiari e dei conflitti interiori dei personaggi. In particolare, la figura di Joseph, grazie anche alle impagabili increspature attoriali di Bryan Cranston, funge da splendido catalizzatore emotivo in una trama che avrebbe potuto rinchiudersi fra le solite quattro mura di effetti speciali e stereotipi action e che invece si apre a una riflessione antropologica sul ruolo dell'essere umano nella natura e sulle conseguenze della sua hýbris evolutiva. Una riflessione in cui Godzilla recupera il suo significato originario di creatura regolatrice simbolicamente generata dalla deflagrazione di ordigni nucleari.