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Il grande quaderno. La guerra dei senza nome
Dal capolavoro di Ágota Kristóf (Csikvánd, Ungheria, 30 ottobre 1935 – Neuchâtel, Svizzera, 27 luglio 2011), in particolare dal primo libro della Trilogia della città di K., proviene questo film dal titolo omonimo, Il grande quaderno, pubblicato nel 1986 e divenuto pellicola ora sotto la direzione di János Szász, di cui annotiamo due film in particolare: Woyzeck (1994) dall'omonimo dramma incompiuto dello scrittore tedesco Georg Büchner, scritto tra il 1836 ed il 1837 e poi musicato da Alban Berg col titolo di Wozzeck, ultimato nel 1922 e dedicato ad Alma Mahler. Il secondo film è invece del 2007 e titola Opium: Diary of a Madwoman, tratto invece dai diari del neurologo ungherese Dr. Jozsef Brenner (meglio conosciuto con il nom de plume di Geza Csath).
L'atmosfera fredda, spenta, come di un tempo fermo intorno a sé stesso, nemmeno ci fa rendere conto della guerra, se non fosse che ce lo dicono dall'inizio, come informazione e come spiegazione per inviare i due gemelli protagonisti – ragazzi intorno ai dieci anni – al riparo dalla nonna materna. La vecchia strega, così la chiamano, accoglie figlia e nipoti con efferata ostilità e comincia a chiamare i nipoti “figli di cagna”. La nonna vive ai margini del paese e loro sono costretti a lavorare per guadagnarsi il piatto di brodo di patate per non morire di fame. In dotazione hanno solo un grosso quaderno consegnatogli dal padre che presto diventerà il “libro d'artista” dei due gemelli che, come tutti i personaggi del film, non hanno un nome.
Quello che facevano i nazisti agli ebrei per prima cosa era proprio negargli un'identità riservandogli solo un numero; qui sono tutti uguali, ebrei e non, sono identificati solo dal loro ruolo o funzione nella società: l'uno e l'altro, i due gemelli anche nella realtà, András Gyémánt e László Gyémánt; la madre, Gyöngyvér Bognár; il padre, Ulrich Matthes; l'ufficiale nazista impersonato da Ulrich Thomsen e così via. La nonna strega è interpretata dall'attrice Piroska Molnár, piuttosto nota in Ungheria.
I due gemelli fanno anche pensare ad Hansel und Gretel, che sono maschio e femmina, ma sempre fratellini e lasciati da soli in mezzo al bosco perché i genitori non hanno di che dargli da mangiare; una storia simile soprattutto se si pensa all'incontro con la strega. Il velo di modernità, oltre che dalla guerra, è dato dalla violenza autoinflitta dai due gemelli per sopportare angherie e violenze da parte della nonna e di tutto il villaggio, che li rende aspri, gelidi e senza morale in un luogo temporale in completa “assenza di Dio” e dei suoi comandamenti.
L'abbagliante fotografia di Christian Berger traduce gli stati d'animo in immagini esaltate della natura: splendide vedute d'inverno e sperduti luoghi dei boschi tra gli accampamenti dei soldati delle SS. Fra questi, l'ufficiale impersonato da Ulrlich Thomsen, splendido interprete di Festen e di Le mele d'Adamo di Jensen, e di Un mondo migliore di Susanne Bier: un uomo che ha conservato un cuore, nonostante tutto. In attesa di vedere i prossimi capitoli dallo stesso regista, approfondiamo la riflessione.