Gravity. Ritrovare sé stessi nello spazio

Articolo di: 
Eleonora Sforzi
Gravity

Uscito nelle sale cinematografiche il 3 ottobre scorso – e fino a pochi giorni fa ancora in programmazione – Gravity, scritto, diretto e prodotto dal regista messicano Alfonso Cuarón, con una vicenda che ricorda il celebre Apollo 13 (1995) di Ron Howard, unisce la fantascienza a un alto livello di drammaticità, suspense ed effetti speciali che mettono in luce le grandi potenzialità del cinema digitale.

Il film si apre con una suggestiva immagine che mostra uno scorcio della Terra visto dallo spazio, precisamente dal punto in cui si trova la stazione orbitante americana dove la Dottoressa Ryan Stone (interpretata da Sandra Bullock) sta effettuando delle riparazioni a un pannello esterno, mentre il veterano Matt Kowalsky (George Clooney) sta comunicando via radio con la base terrestre. Improvvisamente, i due vengono avvertiti dalla NASA del pericolo imminente: l'esplosione di un satellite russo ha prodotto un'onda di detriti che, dispersi nello spazio, procedono a velocità altissima nella loro direzione
Il terribile impatto di un'enorme quantità di scorie distrugge parte della stazione spaziale, mandando fuori uso le comunicazioni con la base terrestre e colpendo mortalmente i colleghi che si trovano all'interno. Un attimo dopo, nell'urto, Ryan viene sbalzata dall'aggancio che la teneva legata alla stazione e, senza alcun riferimento spaziale, inizia a vagare nella silenziosa immensità dello spazio, alla deriva e in preda ad un terrore che aumenta ancora quando scopre che il suo respiro affannato sta abbassando ulteriormente il livello di ossigeno, già a livelli minimi.

Nel frattempo, riesce a prendere contatto con Kowalsky che, munito di tuta con jet integrato, la raggiunge e la aggancia a sé, procedendo con il poco carburante rimasto in direzione della base spaziale, dove i due avrebbero potuto entrare nella capsula di salvataggio per far ritorno sulla Terra. Tuttavia, raggiunta la stazione, ormai semidistrutta, il rischio nel procedere insieme può rivelarsi fatale, dato che il peso dell'uno per l'altro sbilancerebbe in modo irreversibile il loro obiettivo.
In seguito, ulteriori imprevisti e una nuova ondata di detriti rende l'impresa ancora più difficile e pericolosa di quanto non sia già.

Cuarón – a distanza di sette anni dal precedente lungometraggio, dal titolo I figli degli uomini – dirige una pellicola notevole sotto diversi punti di vista e, in particolare, per la scelta di legare il genere di fantascienza ad una storia in cui ciò che risulta davvero importante non sono gli eventi e le situazioni spettacolari in sè, quanto una riflessione sull'interiorità umana, messa in atto nell'infinità dello spazio.
La Dottoressa Stone, infatti, circondata dal vuoto e dalla solitudine, dovrà fare i conti non solo con la sua condizione disperata – che lo è a maggior ragione per l'assenza di qualsiasi contatto con la Terra – ma anche e soprattutto con sé stessa, con gli eventi che così profondamente hanno segnato la sua vita e con la forza d'animo che le rimane: un ruolo complesso, ben interpretato dalla bravissima Sandra Bullock.

Questo film, debitore sicuramente di tutti i precedenti modelli – primo fra tutti "Il viaggio nella luna" di Georges Méliès, la cui locandina è simbolicamente appesa all'interno dello shuttle – esprime le grandi possibilità del cinema digitale nella riproduzione visiva di ciò che normalmente sarebbe difficile da realizzare, in particolare le immagini spaziali e quelle della Terra vista dall'esterno.
I numerosi piani-sequenza lentissimi e silenziosi che Cuarón inserisce nel film, non solo in direzione dello spazio profondo ma anche verso la nostra Terra, sembrano rivestiti di un valore simbolico e metafisico e, allo stesso tempo, mettono in luce un profondo attaccamento al pianeta che abitiamo, mediante le parole, espresse dai protagonisti, di estasiata contemplazione della sua bellezza.

Per quanto Gravity non possa confrontarsi con il magnifico 2001: Odissea nello spazio diretto da Stanley Kubrick, in cui centrali sono le riflessioni filosofico-esistenziali, tuttavia, nella scia di questa tradizione, continua a manifestare quanto il genere di fantascienza – nella cinematografia come nella letteratura – sia legato profondamente al senso dell'esistenza e alle domande senza tempo che da sempre gli individui pongono a sé stessi.

Pubblicato in: 
GN47 Anno V 22 ottobre 2013
Scheda
Titolo completo: 

Gravity

REGIA: Alfonso Cuarón
SCENEGGIATURA: Alfonso Cuarón, Jonás Cuarón, Rodrigo Garcia
ATTORI: George Clooney, Sandra Bullock

Uscita al cinema 3 ottobre 2013

FOTOGRAFIA: Emmanuel Lubezki
MONTAGGIO: Alfonso Cuarón  
PRODUZIONE: Reality Media, Warner Bros. Pictures   
DISTRIBUZIONE:  Warner Bros. Italia  
PAESE: USA 2013
GENERE: Fantascienza, Thriller
DURATA: 95 Min.
FORMATO: Colore - Colore 3D

NOTE: Premiato con il Future Film Festival Digital Award in occasione della 70° Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia (2013).