Supporta Gothic Network
Honour. Nel nome dell'Amore in ogni suo aspetto
Grazie ad un testo che la drammaturga Joanna Murray-Smith ha costruito con meticolosità da cesellatore lo spettacolo Honour – andato in scena a Casalpusterlengo lo scorso 13 marzo – risulta un'esperienza degna della massima attenzione, con riflessioni che rimangono attaccate alla pelle dello spettatore anche dopo che questi ha lasciato la sala.
La storia prende il via da una situazione tutt'altro che rara: un maturo uomo affermato si innamora di una donna molto più giovane, bella, brillante e piena di ammirazione nei suoi confronti. La nascita della nuova relazione va inevitabilmente a distruggere un matrimonio solido che dura da decenni, trascinando nel ciclone anche il rapporto con la figlia.
È proprio quello che succede a George (Roberto Alpi), giornalista e critico di successo, sposato da oltre 30 anni con Honour (Paola Pitagora), moglie intelligente e devota, quando incontra quasi per caso una giovane che vuole intervistarlo.
La ragazza si chiama Claudia (Viola Graziosi) e con un mix di spregiudicatezza e fascino fa perdere la testa al letterato che lascia la moglie per la nuova amante. Da tanta semplicità scaturisce uno spettacolo strutturato a round, dove solo due personaggi alla volta si fronteggiano in brevi scene scandite dal suono della campanella, come un incontro di pugilato.
C'è così tanto nel testo della Murray-Smith che si rischia di non cogliere immediatamente le sfaccettature più delicate. Ogni personaggio è costruito a regola d'arte a partire da Honour che è l'icona dei sentimenti feriti e affronta con estrema dignità una situazione drammatica e totalmente inaspettata.
Perché è l'Amore l'assoluto protagonista della vicenda e, come si sa, con l'Amore non si scherza, sia esso quello passionale ed egoistico dei due amanti o quello trascendente, capace di annullare la personalità, della moglie ferita. E non bisogna dimenticare l'Amore della figlia (Evita Viri) che esplode rabbia verso i genitori e verso la l'ammaliante “rovina famiglie” che ha guastato l'armonia di un nucleo apparentemente inattaccabile.
A fianco dell'Amore si muovono però altri sentimenti: insicurezza, bisogno di ammirazione, paura per il futuro, voglia di rivincita e un'immancabile malinconia per ciò che è andato perduto.
La regia di Franco Però è impeccabile nel sottolineare il pathos di ogni situazione così come è soddisfacente, ma non sempre all'altezza di un testo così intenso, l'interpretazione degli attori. Quando si chiude il sipario la sensazione è quella di aver aperto la strada a una serie di pensieri dove l'Amore sarà, immancabilmente, il personaggio principale. Un primo attore che non si accontenterà mai.