Innsbrucker Festwochen 2020. Parola d'ordine "Libertà"

Articolo di: 
Livia Bidoli
Leonora

Le Innsbrucker Festwochen der Alten Musik, dedicate alla musica antica sono giunte alla 44° edizione e sono uno dei rari festival quest'anno che hanno, non solo mantenuto date e lunghezza del festival, dal 25 luglio al 30 agosto, ma anche una produzione allo stesso livello straordinario dell'anno precedente - sebbene gli allestimenti siano dovuti essere tutti in forma semiscenica per la crisi sanitaria -, superandolo in alcuni casi come questo, dedicato in tre serate a Leonora, ossia L’amor conjugale con il libretto di Giuseppe Maria Foppa e Giacomo Cinti dal francese «Léonore, ou L'amour conjugal» (1798) di Jean Nicolas Bouilly: la musica è del conosciutissimo Ferdinando Paër (Parma, 1º giugno 1771 – Parigi, 3 maggio 1839). Le tre date sono state quelle del 7, 9 e 11 agosto, nella sala grande del Landestheater di Innsbruck.

Il testo di Bouilly ha dato adito ad altre edizioni operistiche, l'una è Léonore, ou L'Amour conjugal di Pierre Gaveaux (rappresentata il 19 febbraio 1798) e L'amor coniugale di Johann Simon Mayr (rappresentata al Teatro Nuovo di Padova il 26 luglio 1805), però è ben piu' famosa l'unica prova operistica del compositore di Bonn di cui si celebra quest'anno il bicentenario della nascita, Ludwig Van Beethoven. Fidelio (1805). Opera politica ed allo stesso tempo sull'amore di rara fattura, la storia coincide perfettamente con Leonora, financo nei nomi: racconta la storia di un prigioniero politico liberato dall’amore e grazie al coraggio della moglie Leonora en camouflage maschile, pronta ad affrontare le prove più difficili. Tutta la vicenda si dipana tra le mura di una prigione, ma la drammaticità della situazione non impedisce all’amore di trionfare. Beethoven aveva impresso in Fidelio i suoi ideali di giustizia, amore e libertà, componendo peraltro un'assoluta innovazione in questo campo: traduce l'utopia dell'idea della coppia, è lei infatti che salva il marito e quindi l'unione. Un'opera struggente dove gli ostacoli sono tanti, ma sono messi lì soltanto per essere superati: Beethoven celebra la donna, Leonora, in quest'opera, come paladina della Libertà, e sugli stessi passi - solo meno "politica" - , l'anno prima, nel 1804, la Leonora di Ferdinando Paër, era stata presentata a Dresda nell'Hoftheater.

Tre versioni e quattro ouverture per quest'opera massimamente votata alla libertà: quella Freiheit invocata da Florestano in fondo alla sua cella, dove è rinchiuso ingiustamente. La trama ruota  infatti intorno al prigioniero politico Florestan che la moglie Leonora intende liberare, introducendosi nel carcere vestita da uomo, e prendendo il nome di Fedele. Il capocarceriere Rocco lo prende sotto le sue dipendenze e Marcellina, sua figlia, se ne innamora. La condizione carceraria di Florestano, rinchiuso in isolamento e senza luce per vendetta da Don Pizzarro in una prigione vicino Siviglia nel XVII secolo Don Pizzarro è il terribile governatore di un carcere di Stato, dalla voce di basso, qui interpretato dal già noto Carlo Allemano, ben preparato, solo un filino oberato -, è la stessa condizione di sempre, qui però la vendetta privata di Pizzarro viene sconfitta – con grande favore di re ed imperatori dell'epoca che assistevano alla recita – dal ministro Don Fernando, durante un'ispezione a sorpresa.

In Leonora abbiamo quindi la rappresentazione della sconfitta delle parti corrotte dello stato da parte di quelle pure e garantiste: si scoprirà poi, nel magnifico quintetto finale con Kresimir Spicer nella parte del ministro, che riconosce addirittura un amico in Florestan.
Dall'altra parte abbiamo la fede in Dio di Florestano che non lo fa disperare ma, motore di tutta la vicenda è l'amore coiugale di Leonora-Fedele che affronta i pericoli di un mondo al maschile – quello del carcere, prevalentemente abitato da uomini – per salvare il marito amato.

L'inizio dell'approccio sinfonico è ampiamente lussureggiante e coinvolgente, con il Maestro Alessandro De Marchi che conduce egregiamente la sua orchestra nata nel 2018: la Innsbrucker Festwochenorchester, con l'attenta Olivia Centurioni come assistente alla direzione.

Dicevamo del vigore, sia per il procedere scoppiettante della musica, con un tema però delicato che si allinea poco prima dell'inizio del canto di Marcellina e Giachino - interpretato da Luigi De Donato, dalle ottime doti vocali e attoriali: intarsio musicale che prosegue con la voce flautata di Marcellina interpretata dal soprano Marie Lys, che la affina ulteriormente quando giunge Leonora travestita da Fedele di cui lei è innamorata. Renato Girolami, dall'inizio ne ammiriamo la possenza e la profondità nella parte di Rocco. Don Pizzarro, ha una voce “ruggente” come richiede il personaggio avido di vendetta quale è, e ne ammiriamo il terzetto con Rocco-Girolami e Fedele-Bellocci, che ci fa commuovere particolarmente nella sospirata angoscia di lei: il soprano Eleonora Bellocci interpreta con forza la lungimiranza e la tenacia di Leonora/Fedele per salvare suo marito Florestano dal carcere - e dalla morte -, dove si viene dimenticati e sotterrati senza clamore.

Nella seconda parte si entra lugubremente nella prigione con Florestano che grida il suo lamento sulla condizione cupa cui è condannato: commovente e possente con una fede nella volontà di Dio sempre ferma nonostante tutto. Paolo Fanale lo interpreta con forte espressività e ricco fraseggio: insieme a Bellocci, rende una coppia affiata vocalmente e recitativamente, nella curata messinscena della regista Mariame Clément, che crea movimento sebbene tra poltroncine e leggii.
Sempre sussurrato come avvertimento il duetto Florestan – Rocco è particolarmente brioso compreso il quintetto di voci sulle condizioni carcerarie.

L'incontro tra i due, marito e moglie in carcere si muta in una sorta di comunione seguendo un profilo religioso e profondamente cristiano: il duetto Florestan-Leonore delinea con la levigatezza dell'innocenza il concetto di amore-compassione della donna che salva l'uomo amato, mentre il motivo del “destino” e della “volontà divina” riluce nel passo da solo dell'Orchestra.
La tromba da lontano annuncia l'arrivo del ministro ed il florilegio canoro e sinfonico di tutti uniti nel finale prorompe lieto e a compimento di una vittoria per la giustizia tutta opera di Leonora: l'amore coniugato con la fedeltà che “spezzò le catene” della prigione. Un finale glorioso condito da applausi meritatissimi e spontanei del pubblico giunto numeroso sebbene una poltroncina si ed una no.

Pubblicato in: 
GN38 Anno XII 21 agosto 2020
Scheda
Titolo completo: 

Innsbrucker Festwochen der Alten Musik
Tiroler Landestheater, Großes Haus
7, 9 ed 11 agosto 2020

Leonora, ossia L’amore coniugale

Libretto di Giuseppe Maria Foppa e Giacomo Cinti
dal testo francese «Léonore, ou L'amour conjugal» (1798) di Jean Nicolas Bouilly
Lingua originale italiano
Musica    Ferdinando Paër

Prima rappresentazione 3 ottobre 1804, Hoftheater di Dresda

Direttore     Alessandro De Marchi
Regia     Mariame Clément

Innsbrucker Festwochenorchester

CAST
Don Fernando     Kresimir Spicer
Don Pizzarro     Carlo Allemano
Florestano     Paolo Fanale
Leonora (Fedele) Eleonora Bellocci
Rocco     Renato Girolami
Marcellina     Marie Lys
Giacchino     Luigi De Donato