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Inti-Illimani. Hasta Siempre Chile
Sembra già di sentirlo il richiamo di quando, esiliati nel '73 dopo il golpe di Pinochet in Cile, risiedevano in Italia e concludevano gli attesissimi concerti con “El pueblo unido jamás será vencido”. Un inno per la sinistra degli anni '70 e '80 che li ha ospitati e favoriti, condividendo con gli aficionados il significato di quelle parole che tanto li legavano al Che. A firma di Francesco Cordio e Paolo Pagnoncelli e con gli Inti-Illimani al completo, compresi i nuevos, e Daniele Silvestri che li ascoltò ad otto anni per la prima volta, la Distribuzione Indipendente di Giovanni Costantino li diffonde e rende visibile il film su di loro per lo stivale italiano.
Senza tradire le origini popolari andine, gli Inti-Illimani hanno riscosso un successo universale quanto la loro musica, che si esprime a partire dal suo marchio rivoluzionario che oltrepassa le epoche, aldilà dell'esilio del '73, della forza propulsiva che ispirarono le loro canzoni proibite in Cile, ed anche del loro ritorno nel 1988 con le prime elezioni libere ed il tragitto per la democrazia.
Un racconto narrativo ed epicamente moderno, nostalgico ma anche aperto sul nuovo con i componenti giovani che li hanno raggiunti nel gruppo, tutti provenienti da una solida cultura musicale formatasi alla scuola di musica: citiamo Christian Gonzalez, Efren Viera, Manuel Meriño.
Gli Inti-Illimani hanno composto decine di dischi e sono stati ispirazione per cantanti italiani come Daniele Silvestri che, dopo aver “espropriato proletariamente” una loro melodia per “Il mio nemico”, ci canta insieme in seguito ad un incontro notturno che s'è svolto in riva al mare, attorno ad un falò, senza citare Cohiba, altro inno ai granelli di sabbia che fanno la differenza se uniti.
Le canzoni più celebri sono legate al partito di Allende, Unidad Popular, El pueblo unido jamás será vencido, composto nel 1970 da Sergio Ortega, divenne vietato insieme a Venceremos, inno ufficiale dell'Unidad Popular (Allende fu assassinato nel golpe dell'11 settembre 1973 da Pinochet a capo dei militari) scritto da Claudio Iturra e Ortega ed inciso dagli Inti-Illimani ma non solo. Dopo il colpo di stato, molti dei ministri e segretari del Governo Allende furono esiliati all'Isola di Dawson, di cui un bel film del 2009, presentato al Festival del Cinema di Roma, racconta la triste storia. Un campo di concentramento li accoglie ed è solo la minima parte sul massacro dei cileni, senza distinzioni, da parte della dittatura di Pinochet.
I dischi comprati ai mercatini dentro ai bauli perché vietati, il giradischi a volume basso, sono gli emblemi di una lotta che è andata ben aldilà delle canzoni ma da quelle, dalla musica, sempre supportata, come anche la Bachelet, la prima donna al governo cileno dal 2006 al 2010.
Le liriche sono emozionanti, anche quelle d'amore come Corazón maldito ma credo che anche loro terminerebbero sempre con le stesse parole Hasta siempre Comandante Che Guevara: e la storia ha insegnato che avevano ragione.