Io sono Li di Andrea Segre. L'incontro impossibile tra Bepi e Li

Articolo di: 
Giuseppe Talarico
Io sono lì

Nel periodo estivo l’Isola Tiberina di Roma, un luogo incantevole percorso dal fiume Tevere, si trasforma in un posto nel quale è possibile assistere alla proiezione di film di grande qualità ed alla fruizione di altre significative attività culturali, all’aperto sotto il cielo disseminato di stelle della città eterna. Proprio all’Isola Tiberina, situata vicino alla Sinagoga Ebraica, martedì 17 luglio 2012 è stato proiettato un film molto importante e degno di essere interpretato con molta attenzione. Il film, di cui è regista Andrea Segre, un giovane di talento ed uno studioso della nuove tecniche di comunicazione, è intitolato Io sono Li e racconta una vicenda umana commovente.

Per come la storia è raccontata e rappresentata, il film suscita emozioni e riflessioni sui mutamenti che stanno modificando profondamente la fisionomia della nostra società. Li è una giovane donna di nazionalità cinese. Lavora in Italia nella città di Roma nel settore dell’industria manifatturiera da anni.
L’organizzazione che le ha permesso di lasciare il suo Paese d’origine, la Cina dove si trovano il suo piccolo figlio di otto anni e suo padre, e di venire a lavorare in Italia, la informa, attraverso uno dei suoi esponenti, che presto dovrà cambiare occupazione e trasferirsi a Chioggia in Veneto. Li, senza opporre obiezione e con mite rassegnazione, accetta di cambiare lavoro e lasciare Roma.

Li soffre moltissimo poiché ha dovuto separarsi da suo figlio e da suo padre, abbandonando la sua terra di origine. L’espressione del suo volto, atteggiata a rassegnata malinconia, per come il regista l’ha saputa ritrarre nel suo bellissimo  film, esprime la sua sofferenza interiore e la sua tristezza.
Li coltiva, infatti, il sogno di pagare il suo debito, che ha contratto con l’organizzazione cinese che le ha consentito di venire a lavorare in Italia, sicchè suo figlio, da cui è stata costretta a separarsi, possa raggiungerla in Italia.

In questo film, ed in questo risiede uno dei suoi aspetti estetici più rilevanti e importanti, viene mostrato come il destino e la sorte di povere persone, indifese e perbene, siano in balia di organizzazioni criminali prive di scrupoli che, nell’era globale della libera circolazione delle merci e della forza lavoro, hanno un dominio ed un potere assoluto sulla vita e le scelte degli immigrati.

Li, una volta giunta a Chioggia, una città lagunare che è collocata geograficamente tra Ferrara e Venezia, inizia a lavorare in un bar. Il bar, come sovente accade nelle città di provincia, è frequentato da personaggi singolari e stravaganti.
Chioggia viene rappresentata nel film come un microcosmo nel quale si riflettono le contraddizioni che segnano il nostro tempo e la nostra epoca in piena trasformazione.

Li, ligia e fedele al suo lavoro, con difficoltà ed il tormento interiore dovuto all’assenza di suo figlio, tenta, essendo molto intelligente e sensibile, di integrarsi nel nuovo ambiente sociale, in cui si trova per ragioni di lavoro. Tra i tanti avventori che frequentano il bar di Chioggia, personaggi la cui identità nella narrazione è delineata con grande precisione dal regista, poiché sono le maschere eterne della provincia italiana intrisa di pregiudizi e stereotipi culturali, Li conosce un uomo, Bepi il pescatore.

Bepi vive da solo a Chioggia ed ha perduto la moglie da poco tempo. È un uomo che proviene da quella che era la Jugoslavia ed ha conosciuto le durezze del regime comunista di Tito, da cui è fuggito, rifugiandosi in Italia. Coltiva, in modo dilettantesco, la passione per la poesia e compone versi che, anche se privi della eleganza metrica, mettono a nudo e rivelano la sua ricchezza interiore.

Tra Bepi e Li nasce spontaneamente una relazione di semplice amicizia. Purtroppo, sia per la diffidenza atavica verso lo straniero che vi è a Chioggia, dove viene evocata in modo caricaturale la figura di Marco Polo dagli avventori del bar, colui che in passato esplorò la Cina, sia per la chiusura della comunità cinese, a cui Li è legata e da cui dipende la possibilità di ricongiungersi in Italia con suo figlio, l’amicizia tra Li e Bepi viene osteggiata ed avversata.

Per questo motivo Li e Bepi non potranno più frequentarsi e la loro amicizia, a causa di ottusi ed incomprensibili pregiudizi, finirà mestamente. Il finale del film sorprenderà ed emozionerà lo spettatore.

Con una fotografia meravigliosa a cura di Luca Bigazzi, capace di evocare le diverse stagioni dell’anno nella città di Chioggia, il regista Andrea Segre con questo film ambizioso e molto raffinato mostra come sia difficile l'integrazione degli stranieri nel nostro Paese ed in Occidente.

Questo film, proprio perché racconta la società del futuro, che sarà inevitabilmente multiculturale, è importante e si colloca nella migliore tradizione cinematografica Italiana, quella di Zavattini e Rossellini, autori che nel secondo dopoguerra seppero raccontare la nuova Italia.

Alla fine della proiezione mi sono ricordato di una pagina di un libro di un pensatore del nostro tempo, Enzo Bianchi, il quale ha sostenuto che la diversità culturale costituisce un valore e non può divenire fonte di conflitti ed incomprensioni.        

Pubblicato in: 
GN38 Anno IV 6 agosto 2012
Scheda
Titolo completo: 

Io sono lì
GENERE: Drammatico
REGIA: Andrea Segre
SCENEGGIATURA: Marco Pettenello, Andrea Segre
ATTORI: Zhao Tao, Rade Sherbedgia, Marco Paolini, Roberto Citran, Giuseppe Battiston
FOTOGRAFIA: Luca Bigazzi
MONTAGGIO: Sara Zavarise
MUSICHE: François Couturier
PRODUZIONE: Jolefilm con Aeternam Films in collaborazione con Rai Cinema e Arte Cinema
DISTRIBUZIONE: Parthenos srl
PAESE: Italia 2011
FORMATO: Colore

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