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Io e te. Il ritorno di Bertolucci sul disagio contemporaneo
Ogni qual volta esce un film tratto da un libro di successo, è inevitabile chiedersi se il regista abbia rispettato l’ispirazione poetica dell’opera letteraria e sia stato capace di esprimerne attraverso il racconto con le immagini il senso poetico. Questo interrogativo affiora nell’animo dello spettatore che abbia visto il film con la regia del maestro Bernardo Bertolucci dal titolo Io e te, tratto dal bel romanzo di Niccolò Ammaniti ed appena approdato nelle sale cinematografiche italiane.
Bernardo Bertolucci è una della figure intellettuali più ammirate del nostro tempo in tutto il mondo e questo film, per i suoi temi e per la meravigliosa capacità di dare una figura reale ai personaggi frutto dell'invenzione letteraria di Niccolò Ammaniti, lascia incantato lo spettatore per la sua bellezza e profondità.
Nella prima parte compare Lorenzo, il giovane protagonista del film, personaggio interpretato con grande bravura da Jacopo Olmo Antinori, che si trova nello studio di un maturo ed esperto psicanalista, al quale sta cercando di dare la spiegazione dei suoi stravaganti e per molti versi sorprendenti comportamenti. Subito dopo questa prima scena, vediamo Lorenzo che si muove all’interno della sua casa, un'elegante abitazione collocata vicino a Piazza Verdi a Roma, quartiere raffinato e borghese.
La madre, interpretata da Sonia Bergamasco, un'attrice di grande talento, è preoccupata dall'inclinazione di Lorenzo a rinchiudersi in sé stesso, rifiutando il rapporto con gli altri ed il prossimo. Per questo, quando si avvicina il periodo della vacanze invernali e quello della settimana bianca, desidera che il figlio prenda parte a questa gita scolastica in montagna, sicchè possa condividere questa esperienza con i suoi compagni di scuola.
Lorenzo frequenta il liceo classico in modo distratto ed ama isolarsi da tutti, ascoltando la musica con l'Ipod a tutto volume. Proprio nei giorni che precedono la gita in montagna, non volendo prendervi parte, concepisce una sorta di piano per rifugiarsi, all’insaputa della madre e di tutti, nelle cantine del palazzo, nel quale si trova la sua abitazione. Per questo motivo, acquista i viveri necessari per la sopravivenza ed il giorno della partenza, ingannando la madre che lo voleva accompagnare fino al punto di raduno dei suoi compagni, si rintana nella cantina, umida, piana di polvere ed in stato di abbandono.
Nella cantina Lorenzo vive da solo in compagnia di un formicaio, che simbolicamente rinvia al mistero della creazione e della vita. Osserva ciò che fanno le formiche con una dedizione sorprendente. Per non annoiarsi, sdraiato sul letto, ascolta i brani musicali preferiti e riesce a ritrovare la serenità interiore perduta. Nel suo regno, isolato e separato dal mondo e dagli altri, sembra felice, anche se la sua è una situazione apparentemente insensata e incomprensibile. Tuttavia, a spezzare ed interrompere questo stato di quiete di Lorenzo basato sulla contemplazione e meditazione interiore, è sua sorella Olivia, che irrompe nella cantina alla ricerca di suoi oggetti personali riposti in una scatola.
Olivia, in realtà, è la sorellastra di Lorenzo, poiché è nata dal primo matrimonio di suo padre con una donna siciliana. Olivia non può più entrare nella casa di suo padre, poiché in passato ha aggredito la sua seconda compagna, rapporto sentimentale da cui è nato Lorenzo. Olivia, all’inizio, viene percepita da Lorenzo come una presenza minacciosa e invadente, capace di infrangere il suo proposito di rimanere in solitudine per alcuni giorni. Per questo motivo, geloso della cantina in cui si è rifugiato, la invita a lasciarlo da solo, poiché non vuole la presenza di nessuno in questo luogo, che si è trasformato nel suo regno personale. Ben presto, però, Lorenzo comprende che Olivia è una giovane donna devastata dalla tossicodipendenza e interiormente tormentata da una angoscia esistenziale, che la rende infelice e disperata. Impaurito ed incredulo, Lorenzo constata gli effetti che la droga produce sulle persone che ne fanno uso, poiché Olivia ha una crisi di astinenza dentro la cantina.
Poi, dopo che la barriera della incomunicabilità è crollata tra i due fratelli, Lorenzo apprende che Olivia sta cercando di disintossicarsi, perché vuole costruire una relazione sentimentale seria e solida con un uomo di cui è innamorata. Nel film, soprattutto nella seconda parte, vengono indagate con uno sguardo lucido e poetico le difficili relazioni umane, poiché è sempre difficile capire il punto di vista di chi ti sta di fronte. Paradossalmente proprio in questo luogo polveroso e abbandonato, dove ci sono i mobili di una vecchia contessa morta ed in passato proprietaria della casa acquistata dal padre di Lorenzo, vengono messe a confronto due persone che incarnano due forme diverse di disagio esistenziale: un adolescente misantropo ed una giovane tossicodipendente alla ricerca di se stessa.
Quando Olivia soffre per l’astinenza dalla droga, Lorenzo abbandona in segno di solidarietà la cantina e si reca nella clinica dove si trova sua nonna, prossima alla morte, per procurarsi delle medicine con le quali tentare di attenuare il dolore di sua sorella. Nella cantina i due giovani hanno un dialogo molto profondo e assai commovente. Olivia, che confessa la sua passione per la fotografia artistica, coltivata prima di drogarsi con abilità, sviluppa una riflessione filosofica per sostenere che se si è capaci di liberarsi del proprio io e del proprio punto di vista, vengono meno le passioni e cade il muro che spesso ci separa dagli altri, costringendoci alla solitudine ed a provare diffidenza verso il prossimo.
Per questo invita Lorenzo a non nascondersi più e a vivere la sua vita con letizia e serenità. Lorenzo, invece, intenerito e preoccupato per i problemi della sorella, la invita a liberarsi ed affrancarsi dalla tossicodipendenza, per vivere da persona libera e responsabile la sua vita. Una volta usciti dalla cantina, sia Lorenzo sia Olivia, sono due persone che paiono avere ritrovato sé stesse e le ragioni per continuare a vivere, dopo avere sperimentato l’insensatezza e la disperazione. Un film magistrale sulla crisi spirituale e sul disagio esistenziale nel nostro tempo. Questo film, che è una vera opera d’arte, appartiene alle opere imperdibili.