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Isabel Allende. Il thriller virtuale
Isabel Allende, autrice sulla cresta dell’onda da un trentennale e capace di raccontare le storie più diverse, è tornata cimentandosi con un thriller in Il gioco di Ripper edito da Feltrinelli, altra storia al femminile e non solo sullo sfondo di una San Francisco rutilante e invernale, sconvolta da alcuni omicidi all’apparenza scollegati tra di loro ma poi inseriti in un disegno più ampio.
Anche in questa storia l’autrice non manca di inserire i temi a lei cari, come il rapporto tra le due anime d’oltre oceano, quella nordamericana e quella latino americana, compresenti in quel coacervo di umanità che è la San Francisco coprotagonista della storia, senza dimenticare i rapporti familiari e soprattutto i personaggi femminili, anche qui interessanti e intriganti.
Indiana, ex ragazza madre divorziata, si è inventata una vita come curatrice olistica, supportata dal padre farmacista e dell’ex marito ispanoamericano poliziotto, continuando a sognare il grande amore e vedendo il lato positivo delle persone. Amanda, la sua figlia adolescente, è una ragazza dotatissima e introversa, futura allieva al MIT di Boston, affascinata dal mistero e dal crimine, al centro di una partita di gioco di ruolo on line, Il gioco di Ripper appunto, in cui con altri nerd come lei sparsi per il mondo, e con l’aiuto del nonno Blake cerca di far luce su una serie di crimini che in una serie di notti di luna piena iniziano ad interessare persone diverse tra di loro ma forse legate da un filo comune.
II gioco di Ripper conferma, anche se non ce ne era bisogno, il talento eclettico di Isabel Allende, e la trama, un thriller che riecheggia Harris e Deaver ma anche non poco alcuni modelli scandinavi, è ricca di depistaggi ed elementi noir, fino a svelare un inferno personale a cui era difficile arrivare, nascosto nei meandri di una trama che non rinuncia agli archetipi del genere ma è originale e insolita.
Gli appassionati dei thriller troveranno pane per i loro denti, con nuova linfa per un filone come quello dei serial killer che a tratti era diventato un po’ scontato, ma Isabel Allende costruisce anche una commedia umana commovente e appassionata, tra personaggi bizzarri e le mille sfaccettature della vita di oggi in un mondo multietnico e multiculturale, tra realtà e mondo virtuale, tra varie generazioni, sogni e realtà, senza dimenticare cosa succede nel mondo, i drammi e la violenza interna ed esterna di una società, e non è un caso che oltre a Indiana, Amanda e nonno Blake uno dei personaggi più riusciti sia il reduce dell’Afghanistan Ryan, testimone reale di un conflitto che per molti è ormai solo un altro reality in tv.
Interessante la rappresentazione che fa l’autrice del mondo dei nerd, che conosce senz’altro per interposta persona, e anche gli omaggi positivi e negativi a mode e interessi di oggi, tra i quali colpisce e fa ridere la frecciatina alla moda delle sfumature di grigio, oltre all’omaggio a passioni come il fantasy e i giochi di ruolo: Il gioco di Ripper, inventato dal’autrice come in origine di ambientazione vittoriana (Jack the ripper è Jack lo squartatore) e portato da Amanda nella San Francisco contemporanea, è emblema di una serie di passatempi importantissimi per i giovanissimi e non solo in varie parti del mondo, che diventano comunicanti grazie ad un pc..
Non si sa se Il gioco di Ripper sarà un esperimento unico nella produzione di Isabel Allende e che storia ci racconterà nel suo prossimo libro: in ogni caso Amanda e Indiana, con il loro diverso approccio verso la sua vita, le sue bellezze ed i suoi orrori, sono personaggi che rimangono nel cuore e che sarebbe bello ritrovare.