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IUC. Campanella trascinante tra i Quadri e le fiabe
Il 29 novembre del 2016 l'aula magna di Roma La Sapienza ha festeggiato i 50 anni di carriera del pianista Michele Campanella, uno dei maggiori virtuosi del pianoforte del nostro tempo e grande specialista di Franz Liszt, affidandogli un programma che lui stesso ha selezionato e introdotto con uno straordinario piglio "didattico".
Il concerto vero e proprio comincia solo alle 21,00, perché Campanella – che nel corso di mezzo secolo ha suonato in quattro continenti sia esibendosi al pianoforte da solista, sia con prestigiose orchestre con direttori come Riccardo Muti, Claudio Abbado, Zubin Mehta, Georges Prêtre, Wolfgang Sawallisch e Thomas Schippers – ha introdotto il programma del concerto con l'affabilità del divulgatore e la maestria del professore.
Il programma nella prima parte prevede alcuni pezzi di Robert Schumann, ossia i Papillons op. 2 e la Novelletta op. 21 n. 8, due opere giovanili, composte quando il grande musicista romantico aveva poco più di vent'anni. La soluzione originale di Campanella è consistita nell'alternare ai pezzi di Schumann un brano pianistico di Sergej Prokofiev, ossia i Racconti della vecchia nonna op. 31 del 1919, che appartiene al genere ispirato all’infanzia e alla musica popolare e prende come modelli da un lato proprio Schumann e dall’altro Modest Musorgskj. Il tutto senza soluzione di continuità.
La seconda parte del concerto è dedicata ai Quadri di un’esposizione di Modest Musorgskj, una delle composizioni pianistiche più famose del secondo Ottocento, ispirata ai quadri del pittore Viktor Hartmann, amico del compositore.
La composizione è costruita intorno ad una visita di Musorgskij all’esposizione di quadri dell’amico Victor Alexandrovich Hartmann (1834-1873), morto a 39 anni, e originariamente (1874) era prevista per due pianoforti. Campanella la interpreta con sovrana determinazione, senza indulgere a virtuosismi eccessivi, ma anche con piena compartecipazione, soprattutto quando sottolinea i momenti più incisivi della composizione, che scandiscono i legami tra i diversi momenti del percorso della mostra, ovvero le Promenades, le passeggiate tra un quadro e l’altro. Notevole anche l'interpretazione dei brani scuri e arcani come Gnomus, Bydlo, Samuel Goldenberg e Schmuyle e Con [sic] mortuis in lingua mortua, per finire nel reboante barocco della Cabane, briosa e feroce, e nella sinfonica La Grande Porta di Kiev.
Il brano fu trascritto per orchestra per la prima volta da Nikolaj Andreevič Rimskij-Korsakov con un certo disappunto da parte di Musorgskij, ma la più celebre orchestrazione è quella di Maurice Ravel, composta nel 1922, ed eseguita nel 1929 per la prima volta, riscontrando un successo ormai imperituro. Come bis a gran richiesta dallo scrosccio di applausi, una perla da Schubert, un Momento musicale; ed una reprise dalla prima parte del concerto.
Notevolissima è anche la versione rock progressive dei Quadri di Emerson Lake and Palmer, ossia Pictures at an Exhibition, che dà il titolo al loro album del 1971, alternato alle composizioni del trio, che si integrano meravigliosamente con quelle di Musorgskij, al punto da risultare indistinguibili per chi non conosca la partitura originale. Significativa è anche quella di Isao Tomita che, come per The Planets (2003) di Gustav Holst e molte altre, ne elaborò un riarrangiamento elettronico nel 1975.