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IUC. La carica di Bosso e dei Blue Moka
La IUC, l'Istituzione Universitaria dei Concerti de La Sapienza di Roma si è tinta di jazz con un doppio appuntamento martedì 13 dicembre nell'Aula Magna, alle 11.00 e alle 20.30: il Blue Moka, il gruppo guidato da Alberto Gurrisi all'organo Hammond, ha accolto Fabrizio Bosso, il pluripremiato trombettista italiano riconosciuto a livello mondiale come uno dei talenti unici dello strumento che ha fatto conoscere Louis Armstrong in tutto il pianeta al principio della favolosa Età del Jazz, quando il Grand Tour approdava a Parigi con gli scrittori come Fitzgerald ammaliati da questi suoni maestosamente nuovi e trascinanti.
Il sound che innerva la band e Bosso in primis è un mix tra richiami al swing degli esordi fino alle modernità più arcane del Principe delle Tenebre, Miles Davis: il fulcro ruota intorno ad un mix orecchiabile ed improvvisato che cita Wayne Shorter quanto le collaborazioni più celebri di Gurrisi, da Gegè Telesforo a Enrico Rava. Ed è Gurrisi stesso che presenta i pezzi, dopo l'intro mastodontico del primo brano che pone in primo piano la tromba di Fabrizio Bosso ed il sax di Emiliano Vernizzi, membro fisso dal 2011 della band newyorkese di Izzy Zaidman.
Gurrisi, spiega al pubblico come la maggior parte dei brani sono loro originali, con delle cover famose come Body and Soul. La ballata soft cool di I felt for you, vede Invernizzi primeggiare al sax, cantore intimo che solo al termine lascerà uno spazio concertato per un assolo alla tromba di Bosso che, schivo e riservato, si distanzia ogni volta per dare luce agli altri solisti della band che a turno occupano il posto centrale.
Michele Bianchi alla chitarra accarezza le note su Clear come solista, mentre Bosso quasi le sferza in virate che presuppongono un sound libero anni '70, per poi ricominciare a “chiacchierare” con il suo ottone tirato a lucido per entrate sempre calibrate dal sound ritmato della batteria di Michele Morari. Gli scrosci di applausi a riprese anche durante i pezzi, fanno notare che la sala è strapiena, il pubblico entusiasta, e la rentrée della band dopo il pezzo finale come una “marching band” dell'epoca d'oro del jazz più nero, rinfocola e riscalda i cuori degli appassionati, pienamente soddisfatti da una performance ricolma di affiatamento, tra tutti gli strumenti in questa serata “blue jazz” con un touche di spirito tonico metaforicamente Moka.