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IUC. Ilia Kim in una liquida promenade con Debussy
La pianista coreana Ilia Kim ha inaugurato alla IUC - Istituzione Universitaria dei Concerti, le celebrazioni per i cento anni dalla morte di Claude Debussy, con un concerto lo scorso 13 gennaio che ha seguito il percorso del musicista francese dai salon littéraires simbolisti ai Preraffaelliti passando per le macchie di colore impressionista cui tanto si è paragonata la sua musica.
Nell’Aula Magna dell'Università "La Sapienza” è la stessa Ilia Kim a presentare il programma e ravvivare alla memoria e sinotticamente quel che è stato detto alla conferenza su Debussy e le arti figurative, appena conclusa. Ospiti relatori sono stati Claudia Cieri Via, Franco Piperno, Piero Rattalino, Claudio Zambianchi in collaborazione con il MLAC Museo-Laboratorio di Arte Contemporanea. Le Deux Arabesques di partenza del concerto infatti provengono dall'ispirazione mossa al musicista francese da due ritratti preraffaelliti, mentre la celebre Clair de lune dalla Suite Bergamasque è un brano poetico per gli innamorati, matrice la raccolta di Paul Verlaine, le Fêtes galantes.
Ci piace ricordare un paio di versi da Claire de lune:
Votre âme est un paysage choisi
Que vont charmant Masques et Bergamasques
jouant du Luth et dansant et quasi
Tristes sous leurs déguisements fantasques
(La vostra anima è uno scelto paesaggio/incantato da maschere e da bergamasche/che suonano il liuto e danzano, quasi/tristi sotto i loro travestimenti fantastici (Fêtes Galantes, "Clair de lune"; trad.mia).
Evocazioni, su una serie di arpeggi ed un tempo rubato, dalle vesti eteree della luna, - immaginando sinesteticamente, come suggeriva Rattalino, - fino ad un fondo di veluto rosa tea per degli incontri ovattati. Ilia Kim sembra suonare l'acqua, liquida, come un pennello che scorre sulle tele degli impressionisti, materializzando lo “spirituale nell'arte” che titolava il famoso saggio di Kandinskij, vieppiù nella folcloristica Tarantelle styrienne, con un tocco accurato per il ritmo, donando colori e forme vivaci incastonate come lucori nella composizione.
Passeggiando per Granada si vedono uomini e donne che in un delirio erotico danzano e seducono, adescando con la sinuosità dei corpi ne La soirée dans Grenade, in un habanera vorticosamente cinematografica per i nostri occhi che immaginano di girare con loro sulle note di Debussy.
Ed ecco la suggestione de L'isle joyeuse per cui ci si apre ai quadri degli impressionisti, i Pissarro, i Monet, i Manet, finalmente approdando a Giverny sul tappeto di una forma-sonata immaginata a Citera con la sua amantee f utura moglie, Emma Moyse-Bardac.
Sembra di stare in Russia, con Des pas sur la neige od in un quadro di Caspar David Friedrich, un tappeto eburneo, malinconico e lento, un luogo dove i passi sprofondano nel bianco e e le note si fanno tristi. E' la sirena di Ondine a ridestarci nell'acqua della mitologia nordica solo per sommergerci di nuovo ne La Cathédrale engloutie in un magma liquido senza interruzione di continuità, ad immergerci con le guglie e fra i venti Ce qu'a vu le vent d'ouest, di studi cromatici che si frammentano in moto perpetuo, Étude pour les degrés chromatiques; e lo studio di una valse, Étude pour les octaves, di cui non riusciamo perfettamente disntinguere i passi, quasi un modo di suonare lisztiano, che si scatena nei due bis magnifici e trascinanti da Chopin che hanno terminato il concerto: un Nocturne e lo Scherzo n. 2, avvolti dagli scroscianti applausi del pubblico.