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IUC. Infuocato successo per il Quartetto di Cremona e Alessandro Carbonare
Esplorando Mozart, l’affascinante ciclo, che il Quartetto di Cremona ha dedicato al sommo salisburghese si è concluso martedì 21 marzo dopo l’interruzione dello scorso anno causata dalle disposizioni governative per l'emergenza sanitaria da SARS-COV-2, e ha riscosso un incandescente ovazione del pubblico.
Simone Gramaglia, la viola del Quartetto, a conclusione del concerto, ha pubblicamente ringraziato l’Istituzione Universitaria dei Concerti per aver potuto completare il ciclo, una dichiarazione che ha evidenziato il desiderio da parte dell’Ensemble di completare il ciclo e il forte e il proficuo legame che lo lega all’Istituzione. Il concerto conclusivo ha avuto in programma due composizioni emblematiche: il Quartetto in do maggiore K 465 “Delle dissonanze” e il Quintetto con clarinetto in la maggiore K 581, per la cui esecuzione si è unito al Quartetto un eccellente virtuoso, Alessandro Carbonare, primo clarinetto nell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia.
Il Quartetto in do maggiore K 465 “Delle dissonanze”, datato 15 gennaio 1785, è l’ultimo dei sei Quartetti per archi dedicati a Haydn, che sono di fondamentale importanza insieme ai Quartetti "russi" di Haydn, nella storia del quartetto per archi, in quanto segnarono la compiuta creazione della scrittura quartettistica dello stile classico. Il nome “Delle dissonanze” del Quartetto K 465 deriva dall’ambiguità armonica delle ventidue battute della lenta introduzione, una scelta sconcertante per l’epoca che fu oggetto da parte dei “puristi” ottocenteschi di vergognose correzioni. Questa oscura e inquietante introduzione sfocia nel solare tema in do maggiore dell'Allegro, in una visione tipicamente illuminista e massonica, quella del trionfo dell'ordine e della ragione sul caos, presente anche nel Die Zauberflöte (Il flauto magico). Questo incipit sarà evocato con evidente riferimento da Beethoven nell'apertura del Quartetto op. 59 n. 3.
Nel successivo e meditativo Andante cantabile la guida melodica è affidata al primo violino che inizia un intenso dialogo con il violoncello, che poi viene impegnato anche in un accompagnamento ostinato in cui si inseriscono gli altri strumenti. L’atmosfera del delizioso Minuetto, ricco di variazioni dinamiche, è in contrasto con quella di un agitato Trio. L’Allegro molto finale di notevole ampiezza è in forma sonata, Mozart ha ben chiaro il modello di Haydn ma lo reinterpreta nel suo nuovo e originale stile di scrittura. I componenti del Quartetto hanno offerto una memorabile esecuzione di questa straordinaria composizione, ognuno è un eccellente virtuoso, il suono tratto dai loro strumenti è limpido, luminoso e intenso e insieme dialogano mirabilmente tra loro in una chiara visione interpretativa, rendendo vivissima e variegata la tavolozza timbrica, dinamica e agogica. La conclusione dell'esecuzione è stata salutata da una entusiastica approvazione del pubblico.
Il Quintetto per clarinetto in la maggiore K. 581 è l'ultima opera lasciata da Mozart per questo strumento, uno straordinario capolavoro e una pietra miliare del repertorio clarinettistico. Il clarinetto era uno strumento di costruzione recente e Mozart scoprì solo nell’ascolto dell'Orchestra di Mannheim l’uso migliore sinfonico del clarinetto rispetto agli altri fiati. Negli ultimi due anni di vita a Mozart conobbe lo strumentista Anton Stadler, uno straordinario virtuoso, che gli svelò le potenzialità espressive del clarinetto, che allora era uno strumento diverso da oggi, era detto "clarinetto di bassetto" e si differenziava dal clarinetto moderno per una maggiore estensione nel registro grave. Per questo virtuoso Mozart scrisse anche questo Quintetto che chiamò "Stadler-Quintett" in cui mette in luce il morbido timbro sensuale dello strumento, la sua notevole estensione, le doti cantabili e quelle virtuosistiche.
In questa composizione Mozart usa la sua raffinata scrittura per inserire il clarinetto nel quartetto d'archi senza che né il ruolo solistico prevalga, né che sia solo un accompagnamento, ma ci sia un mirabile equilibrio tra gli strumenti. L'Allegro iniziale è in forma sonata con il tema iniziale melodico e cantabile in contrasto con la malinconia del secondo, evidenziata dalla ripresa del clarinetto, gli strumenti dialogano armoniosamente tra loro, scambiandosi i ruoli nell’esposizione dei temi e intrecciandosi in un soave equilibrio che esalta la bellezza del suono. Il secondo tempo è un Larghetto in forma di Lied, che vede protagonista inizialmente il canto morbido melodioso clarinetto che poi dialoga con il primo violino, nel successivo Minuetto la presenza inusuale di due Trii ricorda i Divertimenti salisburghesi, alla melodia della danza subentra un tema popolaresco dal carattere di Ländler come anche nel finale Tema con variazioni usato invece dell’usuale Rondò.
In questa occasione Alessandro Carbonare prima dell’esecuzione del Quintetto ha spiegato che, allo scopo di rispettare il colore timbrico della partitura, ha usato una versione moderna del "clarinetto di bassetto" il cui timbro si è armonizzato mirabilmente con i colori degli archi. Usualmente, invece, la parte viene alzata di una ottava alterando il timbro della composizione. Il Quartetto di Cremona e Alessandro Carbonare hanno fornito una straordinaria interpretazione del Quintetto, il dialogo strumentale è stato eccelso e il suono di rara bellezza entusiasmando così il pubblico, che gremiva l’Aula Magna, che ha lungamente acclamato gli interpreti.