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IUC. L'intarsio di Zukerman con la Camerata Salzburg
L'inaugurazione del ciclo Calliope alla IUC, l'Istituzione Universitaria dei Concerti in sede all'Aula Magna de La Sapienza di Roma, ha avuto luogo sabato scorso 15 ottobre con Pinchas Zukerman nella veste di violino e direttore della Camerata Salzburg, che prende il nome dalla città dei natali di Mozart con cui si apre la prima parte del concerto, in particolare il Concerto per violino e orchestra n. 5 in la maggiore K 219 "Alla turca" ed il celebre Rondò per violino e orchestra in do maggiore K 373. Nella seconda parte, un programma tra il necolassicismo di Strawinskij con il Concerto in re ed il romanticismo della Serenata in do maggiore di Čajkovskij.
Ottima fin dall'inizio la prova della Camerata Salzburg a Roma, nell’Aula Magna della Sapienza, per quest’apertura della stagione pomeridiana dei concerti della IUC. Energia ed eleganza, capacità di adeguare suono e carattere passando dalla compostezza di Mozart alla vitalità e alla passionalità di Stravinskij e Čaikovskij, fanno del gruppo orchestrale uno dei più ammirati sulla scena mondiale.
I loro sessant’anni di esperienza, sempre accompagnati da musicisti di fama internazionale, alla IUC sono stati condivisi con il violino di Pinchas Zukerman. Il festoso “Allegro aperto” del tutti orchestrale del Concerto n.5 in la maggiore K219 lascia subito spazio al violinista israeliano che sa sottolineare con grande maestria il carattere lirico e malinconico delle sei battute dell’ Adagio. È un’opera, questa di Mozart, in cui il compositore si sente non costretto dal vincolo delle convenzioni della forma sonata e dunque, anche Zukerman, lascia che il libero gioco della fantasia lo conduca verso una serie di vibrati, di suoni filati che non fanno che confermare la sua eccellente tecnica.
Il concerto è un susseguirsi di idee musicali, di melodie di particolare bellezza che esaltano il suono pieno e talvolta vibrato del violino di Zukerman, ma è anche vivace espressione della giovane età di Mozart che conclude con una specie di mascherata turca, a testimonianza di quanto fosse di moda quel tipo di esotismo nella seconda metà del Settecento. Con lo stesso organico del Concerto K219, che oltre gli archi e il violino solista era arricchito da due oboi e due corni, la Camerata propone al pubblico romano un’altra pagina mozartiana breve e brillante: il Rondò in do maggiore K373. È un raffinato susseguirsi di dialoghi tra solista e orchestra, giochi di imitazioni tra le due parti che finiscono quasi all’improvviso, in pianissimo tra i pizzicati del violino e dell’orchestra austriaca. Esemplare l’intesa degli strumentali, tra loro e con Zukerman come solista e come direttore, premiata da lunghi e calorosi applausi del pubblico.
La seconda parte del concerto evidenzia Zukerman come direttore di uno dei più intarsiati momenti russi del Novecento: Igor Stravinskij, compose il Concerto in re nel 1947, dopo la seconda guerra mondiale, e la frammentazione insita nella concezione complessiva mette in luce la drammaticità di una fase storica appena conclusasi, anche attraverso l'ereditarietà delle citazioni dal passato. Un insieme di “quotations” come un'interstestualità musicale alla T.S. Eliot, si dispiega nelle stoccate come nelle pause repentine, le sterzate inquiete da post età del jazz ci consegnano un suono d'avanguiardia molto russa, vicino a Šostakovič come a Bartòk. Interpretato anche come balletto da Jerome Robbins nel 1951 con il titolo The Cage, è conosciuto anche come concerto di Basilea perchè commissionato dalla Basler Kammerorchester. Ripartito in tre movimenti, Vivace, Arioso: Andantino e Rondo: Allegro, formalmente è concepito come un Concerto grosso, benché ironicamente ne spezza proprio la progettazione ordinata per stupire invece con una melodia classica a sorpresa nell'Arioso centrale.
Il primo verso che mi viene in mente per descrivere la Serenata in do maggiore op. 48 per archi (1880) di Čajkovskij, proviene da The Tempest di Shakespeare, il Canto di Ariel, perché il suono che emette la Camerata Salzburg guidata dal sicuro Zukerman, alle mie orecchie distilla letteralmente “perle” che rilucono nella luce, ad ogni legato:
Those are pearls that were his eyes;
Nothing of him that doth fade,
But doth suffer a sea-change
Into something rich and strange.
(“Queste erano le perle dei suoi occhi;/ nulla di lui può svanire/ subirà invece una mutazione marina/ in qualcosa di ricco e strano”, trad.mia). Queste perle in particolare si accordano nel movimento elegiaco centrale, che spicca ispirato mentre l'introduzione ci fa ricordare del celebre sestetto del 1992 del Souvenir de Florence, ultimando con un tema russo brioso e di sicuro effetto.
La Camerata Salzburg, che insieme a Zukerman ha distillato le gemme dei suoni, si è formata nella città di Mozart nel 1952 grazie a Bernhard Paumgartner ed è stata diretta fino al 1997 da Sándor Végh e poi da Roger Norrington fino al 2006, seguito da virtuoso violinista Leonidas Kavakos ed attualmente è guidata da Louis Langrée dal 2011. Con il virtuoso Pinchas Zukerman hanno condotto un concerto affiatato e di grande piacere per il pubblico che, entusiasta, ha ottenuto un bis dal finale dal Rondò di Mozart con cui era iniziato.