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IUC. Monteverdi iridescente e sfavillante nell'interpretazione di Rinaldo Alessandrini
La IUC- Istituzione Universitaria dei Concerti, nel 70° anniversario della fondazione, ha inaugurato il turno pomeridiano dei concerti, festeggiando i venti anni di attività di Rinaldo Alessandrini e di Concerto Italiano da lui fondato. Il programma monografico, con sottotitolo "La notte e il giorno", è stato dedicato a un gigante della musica particolarmente amato e frequentato da Alessandrini: Claudio Monteverdi (1567-1643).
Al folto pubblico accorso nell'Aula Magna della Sapienza è stata offerta una selezione di brani strumentali e vocali che hanno illustrato la varietà della creatività del grande musicista, che dopo essere stato al servizio dei Gonzaga si trasferì a Venezia. I brani sono stati eseguiti di seguito senza interruzioni, un'opzione che ha permesso di mantenere tensione e attenzione, si sono alternate le composizioni vocali con le sinfonie, tratte dagli unici melodrammi che sono giunti a noi: Orfeo, Il ritorno di Ulisse in patria e L'incoronazione di Poppea, proprio con quella da L'Orfeo si è aperto il concerto.
Monteverdi fu lo splendido protagonista di quell'epoca di transizione in cui la polifonia vocale fu spodestata dalla monodia; il testo, la capacità di rendere i sentimenti in una compiuta espressione drammatica furono preferite alle maestose e sfolgoranti creazioni polifoniche date dall'intersecarsi delle voci umane. Il cambiamento fu facilitato dalla presenza alla corte di Mantova di straordinarie cantatrici, una circostanza che provocò un cambiamento radicale: dal fare musica insieme all'ascolto di professionisti.
Il compositore cremonese ebbe una straordinaria sensibilità e attitudine proprio nel rendere musicalmente le emozioni contenuti nei testi; fu la svolta che portò alla creazione del melodramma. Anche se prima de L'Orfeo ci furono altre composizioni teatrali, solo con Monteverdi si ha una struttura drammaturgica compatta e coerente con un prologo e cinque atti, una straordinaria complessità orchestrale e una armonica fusione di forme diverse: pezzi strumentali, danze, madrigali e monodie.
Una delle innovazioni più importanti è l'esplicita prescrizione del basso continuo ad iniziare dal quinto libro dei madrigali: “Basso continuo per poterli concertare nel clavicembano ed altri stromenti”, in cui una parte della polifonia è affidata agli strumenti. Alcuni dei brani in programma sono tratti dall'ottavo e ultimo libro dei madrigali, “madrigali guerrieri e amorosi” (1638) che contiene un avvertimento in cui Monteverdi presenta il nuovo “concitato genere”. Hor ch'el ciel e la terra su testo di Petrarca, è un madrigale descrittivo non solo nel testo ma anche nella musica, mentre lo straordinario Combattimento di Tancredi e Clorinda, sempre contenuto nell'ottavo libro, è definito dal compositore di “genere rappresentativo” in cui comparve quel “concitato genere”, oggetto dell'avvertimento dell'ottavo libro.
Le parti sono divise tra Testo, Tancredi (tenori) e Clorinda (soprano) e ci sono anche le indicazioni sceniche: un esempio è Tancredi che appare su un cavallo di legno. La prima, nel 1624,a Palazzo Mocenigo, era avvenuta precedentemente alla pubblicazione, gli strumenti previsti sono quattro viole da braccio ( soprano, alto, tenore e basso) contrabbasso da gamba e clavicembalo. Le prescrizioni del compositore illustrano bene la sua visione di dramma in musica, al Testo raccomanda di non fare abbellimenti ma di essere chiaro ed espressivo, la musica segue lo svolgimento dell'azione, sia per quello che riguarda i sentimenti dei personaggi sia nelle fasi dello scontro. Per il cozzare delle armi, Monteverdi indica il pizzicato: ”Qui si lascia l'arco e si strappano le corde con duoi diti“, primo esempio conosciuto in Italia. Appare anche lo “stile concitato” note velocemente ribattute da voci e strumenti, altrettanto rapida la sillabazione e con fitte ripetizioni interne per un testo in cui dominano "ira et sdegno” di cui il compositore scrive nella prefazione all'ottavo libro dei madrigali.
Un altro esempio di composizione scritta per dilettare le ristrette corti degli aristocratici è la danza, come è Tirsi e Clori, “ballo concertato a 5 voci e strumenti" composto nel 1615, ma pubblicato nel VII libro dei Madrigali (1619 indicato col nome di Concerto), in cui sono presenti composizioni di generi diversi, non solo madrigali, e di cui Alessandrini e Concerto Italiano hanno eseguito anche la sinfonia che apre il libro. Il ballo fu composto nel 1615, per Ferdinando Gonzaga in occasione delle feste per la sua incoronazione a duca, il duetto tra Tirsi e Clori è diviso i sei parti, ognuna delle quali ha nella musica un ritmo diverso corrispondente a danze differenti.
Un'altra della particolarità messa in luce nella scelta dei brani, è la preferenza che Monteverdi accordò ai testi di poeti a lui contemporanei; il programma ha alternato generi diversi che hanno evidenziato la varietà delle composizioni musicali create dal sommo musicista. L'interpretazione data da Concerto Italiano diretto da Rinaldo Alessandrini, anche al clavicembalo, è stata memorabile per l'abilità di rendere la varietà e la complessità delle composizioni, nelle melodie, nei timbri, nei ritmi che concorrono alla resa drammatica del testo. La conclusione del concerto è stata accolta dagli scroscianti applausi del pubblico, circostanza che ha indotto gli interpreti a a concedere un bis: Damigella su testo di G.Chiabrera dagli Scherzi musicali