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IUC a Sant'Ivo alla Sapienza. Tra i chimerici boschi mozartiani
Tre fuori stagione per la IUC: i concerti, intitolati Sui sentieri del bosco viennese, nell’antica sede universitaria di Sant’Ivo alla Sapienza di Roma, sotto la splendida cupola del Borromini. Dal 13 al 15 giugno si sono alternati sul palco l’Eggner Trio, Alberto Martini, Lorna Windsor e Antonio Ballista, ideatore insieme a Giacomo Bottino delle serate, con Gianluigi Fogacci alla lettura dei racconti di Schnitzler. Partner di spicco, sia per compositori eseguiti, Mozart, Strauss e Schubert, sia per il Trio Eggner esibitosi nella serata che curiamo del 15 giugno (e anche il 14), si è dimostrato il Forum Austriaco di Cultura, che ha collaborato attivamente all’organizzazione delle serate.
Intervallate dai caustici racconti di Schnitzler, che tanto dicono sulla natura cinica di certi rapporti, volenti e nolenti, le serate nel Cortile di Sant’Ivo sono state arricchite dai superbi e brillanti suoni delle sonate di Mozart: la prima, nella tonalità di do maggiore, ovvero la Sonata in do maggiore KV 296 per violino e pianoforte, è stata scritta nel 1778 prima della sua partenza per Parigi. Sebbene il titolo della serata rimandi ad una nostalgia pre ultima partenza, “La vita era pur sì bella” (nelle parole di Mozart da una lettera commentata da Cristina Campo), la musica non lascia trapelare neppure in infingimento un rapporto benché minimo con essa.
L’intrinseca e serena soavità della scrittura mozartiana anzi prosegue anche con maggior audacia nel Trio in sol maggiore KV 496 per pianoforte, violino e violoncello, in chiave di sol maggiore e del 1786, ed in puro spirito rococò, che fa risaltare ancora con maggior vigorìa lo splendido tessuto connettivo che fila in particolare il violino di Georg Eggner. Gli arpeggi del piano di Christoph Eggner, sono pienamente brillanti e chiari come vuole la partitura, mentre il violoncello di Florian Eggner scurisce ove necessario.
La voce di Gianluigi Fogacci, che abbiamo visto in La Tempesta di Shakespeare a fianco di Giorgo Albertazzi al Globe Theatre, principia la serata e intervalla le due sonate leggendo due sardonici racconti di Arthur Schnitzler: prima I tre eilisir e poi Il vedovo. Il primo sostanzia quanto sia impossibile per un uomo (e viceversa) possedere per sè solo i ricordi d’amore di una donna; il secondo invece quanto la sicurezza dell’amore dell’altro – diretto solo verso di sé – sia un’altra, altrettanto fragile, chimera.