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IUC. Il secondo concerto per Mozart con il Quartetto di Cremona
Lo scorso sabato 26 gennaio si è svolto il secondo e ultimo appuntamento della Stagione 2018 – 2019 della IUC con il ciclo dedicato ai Quartetti di Mozart, nell'interpretazione del Quartetto di Cremona, un concerto che ha riscosso un caloroso successo di pubblico; il ciclo verrà completato nella prossima stagione.
Nella prima parte sono stati eseguiti due dei Quartetti “prussiani”, i tre Quartetti detti "Prussiani", K. 575, K.589, K.590 furono composti nel 1789/90, in questa occasione sono stati eseguiti il K.589 e il K.590. L'occasione della composizione fu offerta a Mozart nel corso del viaggio a Praga, Dresda, Lipsia, Potsdam, e Berlino, al seguito del principe Karl Lichnowsky. Nella capitale prussiana fu presentato alla corte del re Federico Guglielmo II, violoncellista dilettante. Da qui nacque probabilmente l'idea di comporre i quartetti che, o furono commissionati dal re, o il compositore ebbe questa idea per risalire la china finanziaria, allora disastrata, ma l'esito non fu felice, perché il sovrano non si mostrò interessato. Mozart riuscì a vendere le sue composizioni ma ad un prezzo irrisorio, poi i tre quartetti furono pubblicati postumi senza alcuna dedica al sovrano prussiano, cosa che avvalora l'opinione di chi ritiene che non ci fu alcuna commissione. Il fatto che sperasse di attirare il favore del sovrano è testimoniato dal ruolo riservato al violoncello, strumento suonato da Federico Guglielmo II. L'aspetto che più stupisce delle composizioni è la serenità giocosa della musica, che fu scritta in un momento in cui le preoccupazioni finanziare rendevano la sua situazione estremamente difficile, ma nulla traspare, sembra che il musicista nell'atto creativo sia immerso in un mondo non toccato dalle avversità.
Il primo quartetto eseguito, il n. 23 in fa maggiore K 590, è stato l'ultimo composto dal musicista prima della sua prematura morte, l'Allegro moderato iniziale echeggia lo stile brillante di Luigi Boccherini (1743- 1805), particolarmente ammirato alla corte prussiana, e dal re a cui il musicista lucchese inviò dal 1787 al 1797 trii, quartetti e quintetti. Ammirazione non strana se si pensa che Boccherini era anche molto stimato da Haydn e dallo stesso Mozart. Emerge il dialogo violino e violoncello, che espone il secondo tema, lo sviluppo è breve e permeato da un gioco contrappuntistico, mentre è una melodia che richiama il lied a caratterizzare l'Andante, seguono il Minuetto e il Trio in cui i due violini si contrappongono a viola e violoncello. Il finale in cui il tema brillante viene elaborato con una complessa scrittura polifonica ricorda quelli dei Quartetti dedicati ad Haydn.
Nei primi due movimenti del Quartetto n. 22 in si bemolle maggiore K 589 il violoncello ha il ruolo di protagonista, nell'Allegro introduce il secondo tema e nel Larghetto espone la serena melodia nel suo registro acuto. Nei successivi il dialogo tra le parti diviene paritario, il Trio ha una durata doppia del Minuetto e presenta una notevole difficoltà nell'eseguirlo, mentre nell'Allegro assai finale emerge un sapiente contrappunto che scaturisce da una brillante musica di danza.
Nella seconda parte è stato suonato il Quartetto n. 20 in re maggiore K. 499, è il primo scritto da Mozart dopo i sei Quartetti dedicati ad Haydn, è detto "Hoffmeister" dal nome del primo editore e fu composto nel 1786. Rispetto ai quartettiche aveva composto in precedenza il K. 499 ha uno stile più libero, mostra una minore attenzione all'equilibrio delle parti e un uso del contrappunto meno marcato. Per tutto il brano, inoltre la viola è lo strumento più in evidenza nel quartetto, soprattutto quando viene impiegata nella tessitura acuta, come avviene nei primi due movimenti e nel finale. Il primo movimento, Allegretto, è costruito sul tema di apertura una frase discendente intonata all'unisono da tutti gli strumenti, continuamente riproposta in forme diverse. Nel secondo movimento il Minuetto mantiene l'atmosfera serena del movimento precedente e il Trio anticipa il tema dell'ultimo. Il contrappunto è giocoso, brillante una caratteristica fondamentale dell'intero brano che si ritrova anche nella soavità dell'Adagio, e perdura nei due temi dell'Allegro finale.
L'affiatamento e l'intesa trai componenti del Quartetto di Cremona sono sempre stati uno dei grandi punti di forza della formazione, che è ritornata, dopo il prestito degli “Stradivari”, agli usuali strumenti, sempre validissimi e da cui sono in grado di estrarre una scintillante tavolozza sonora. Nella esecuzione, che abbiamo ascoltato, tuttavia ci è parso di notare una tensione esecutiva non costante, come se ci fossero dei momenti di pausa. Il pubblico ha sottolineato il suo entusiasmo con lunghi e calorosi applausi e come bis è stato eseguito il 1°contrappunto dall'Arte della fuga di Bach.