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Jane Eyre. Alice sulle orme di Charlotte
Pubblicato per la prima volta nel 1847 e dedicato da Charlotte Brontë a W. M. Thackeray, Jane Eyre è un capolavoro della letteratura inglese che ha avuto almeno 4 versioni cinematografiche tra cui la più famosa è quella con orson Welles e Joan Fontaine del 1944.. Questa che andremo a recensire è l'ultima, con la firma di Cary Joii Fukunaga, vede nella parte principale Mia Wasikowska e Michael Fassbender quella di Rochester.
Tutto ambientato nelle moors, le sperdute campagne collinose e alture rocciose inglesi del Derbyshire e girato effettivamente in un avamposto molto simile a quello che immaginava e descrive Charlotte – che firmò il libro la prima volta con lo pseudonimo di Currer Bell – il film si presenta dall'inizio come una storia dalle tinte cupe quale è, con profili vicini a quello della sorella Emily in Wuthering Heights (Cime tempestose, sempre del 1847, altro romanzo reso cinematograficamente parecchie volte tra cui la mitica interpretazione di Sir Laurence Olivier) e a quelli dickensiani per il maltrattameto che subiscono i bambini.
La storia di Jane Eyre è un'autobiografia, come recita il libro autografo della Brontë nel frontespizio alla prima edizione, e come evidenzia il carattere risoluto e inossidabile di Jane: una donna ante literam con desideri di autonomia ben esplicitati dal personaggio sia con Mrs Reed (Sally Hawkins), che tutto farà tranne quello che dovrebbe verso Jane, ovvero proteggerla; sia con Rochester (Micheal Fassebender), l'intrigante e cespuglioso padrone del castello dove Jane è la governante alla piccola Adèle.
Le camminate sulle moors, le nebbie, l'arrivo derelitto nella casa di St. John Rivers per essere accolta nella sua prima vera “famiglia”, la determinazione di Jane a conquistare tutto ciò che desidera indipendentemente da ciò che consentiva la società del tempo in particolare ad una donna, fanno di questo personaggio un esempio che un secolo prima si era delineato nella madre di Mary Shelley: Mary Wollstonecraft con il primo saggio sui diritti della donna, The Vindication of Women Rights, pubblicato nel 1792.
In ogni caso, ancora contemporaneo è tutto il bagliore che illumina Jane Eyre in questa compassata, minimalista, esposizione del suo carattere da parte di Mia Wasikowska (l'Alice di Tim Burton); mentre piuttosto asciutto risulta Fassebender, affascinante ma meno cupo e torvo del Rochester del libro, e soprattutto meno sciancato e quindi ben poco byronico.
Aggirandosi però per Haddon Hall, vera dimora dell'XI° secolo, in compagnia della Dama dell'Impero Britannico Judi Dench per meriti nel teatro, qui come Mrs Fairfax, quasi sembra di notare quel villain – capostipite di una tradizione di burberi, naturalistici, puri, animaleschi, eroi byronici e maestri seduttori – aggirarsi sul suo cavallo fulvo, ed imbizzarrirsi d'improvviso davanti a Jane.