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Jean Defaux. Il fantasy approda nelle terre perdute
Tra le proposte più interessanti della Panini Comics di questi ultimi mesi, spicca la proposta di uno dei maggiori successi degli ultimi anni del fumetto franco-belga, la traduzione della saga fantasy Il lamento delle terre perdute, che arriva con un po' di ritardo (i primi volumi sono degli anni Novanta), sull'onda ormai del successo e dell'interesse che sembra ormai oltre la moda passeggera del genere fantasy, capace di contenere dentro di sé molti tipi di storie, con un occhio di riguardo alle ricostruzioni di passati remoti con l'aiuto di stregoneria e creature fantastiche (ma qui ci sono solo streghe e demoni).
Creata da Jean Dufaux, autore della serie storico-antica Murena, saga sull'ascesa al potere e alla follia di Nerone (con la collaborazione nei primi due volumi di Grzegorz Rosinski, autore di Thorgal, e dal terzo in poi di Philippe Delaby, già coautore di Murena), Il lamento delle terre perdute è una saga fantasy curata ed appassionante, per un pubblico non di ragazzini ma nello stesso tempo priva della crudezza di altri fumetti del genere, primo fra tutti il pur ottimo Sangue reale di Jodorowski.
Nei primi due numeri, Sioban e Kyle di Klanach, si racconta la storia autoconclusiva della principessa Sioban, fanciulla guerriera ricalcata come iconografia su quella popolare di Giovanna d'Arco (ma è l'unica concessione al patriottismo), che in un Medio Evo fantastico, tra la Scozia e la Bretagna, va alla riconquista del trono perduto del padre, tra parenti corrotti e dediti alla magia nera, matrimoni imposti, battaglie, cavalieri erranti senza padroni. Ci sono echi di Tolkien e di Shakespeare, in un'opera realizzata secondo il migliore stile del fumetto franco-belga d'avventura e storico.
Con il terzo volume, Morgane, si è aperto un nuovo arco narrativo, con uno stile grafico diverso, dove colori più pittorici e meno brillanti sottolineano la vicenda di un gruppo di cacciatori di streghe, nel mondo della prima saga ma leggibile e godibile a sé stante.
Questo è forse uno dei meriti maggiori di un'opera comunque interessante, quella di essere fruibile anche in piccoli brani, senza diventare sterminata e complessa, anche se può essere interessante poi avere una visione d'insieme di un mondo che si rifà ai classici alla Tolkien e all'epica fantasy contemporanea di Roger Martin e della sua saga del Fuoco e del Ghiaccio.