Supporta Gothic Network
Jesi. Macbeth di Verdi al Teatro Pergolesi
La 45° Stagione Lirica di Tradizione al Teatro Pergolesi di Jesi ha proposto, venerdì 9 novembre alle ore 21 (replica l’11 novembre ore 16 ), come secondo titolo, il Macbeth di Verdi con le scene di Josef Svoboda e la regia di Henning Brockhaus. Giampaolo Maria Bisanti ha diretto l'Orchestra Filarmonica Marchigiana- FORM e il Coro Lirico Marchigiano "V. Bellini", diretto da Pasquale Veleno.
La Fondazione Pergolesi Spontini ha deciso di dedicare la stagione a Josef Svoboda in occasione del decimo anniversario della morte ricostruendo due suoi allestimenti: il Macbeth di Verdi e la Lucia di Lammermoor di Donizetti, che si aggiungono a quello della celebre Traviata già riproposta tre anni fa.
La Fondazione Pergolesi Spontini, che organizza il Festival omonimo e la Stagione Lirica di Tradizione del Teatro Pergolesi, ha dimostrato, ancora una volta, quanto sia importante una competente e oculata amministrazione, in quanto la coproduzione con la Fondazione Teatro Lirico G. Verdi di Trieste e la Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova, la conseguente condivisione dei costi, la ricostruzione nei Laboratori Scenografici a Jesi, con maestranze proprie , dell'allestimento scenografico del Macbeth, consentono di avere un patrimonio di scenografie, con costi contenuti, per future messe in scena o per prestiti ad altri teatri.
Ci siamo soffermati su questo aspetto in quanto l'attenta gestione delle spese ha consentito al teatro di Jesi di proporre nella Stagione tre titoli d'opera: I Puritani, Macbeth e Lucia di Lammermoor, estremamente impegnativi da affrontare per qualunque teatro. La scelta di questo allestimento per il Macbeth della coppia Josef Svoboda e Henning Brockhaus è stata particolarmente felice, in quanto è uno delle interpretazioni più affascinanti e e coinvolgenti di questo melodramma ed ebbe un grande successo fin dalla sua creazione, nel 1995, per il Teatro dell'Opera di Roma.
Dopo questa digressione torniamo a Macbeth, è il decimo melodramma composto da Giuseppe Verdi, ed è un vero dramma in musica che rappresenta un punto di svolta nell'arco creativo del compositore. Il Macbeth di Shakespeare, fu scritto e rappresentato dopo la morte di Elisabetta I (1603) sotto il regno di Giacomo I Stuart ed è, non solo cronologicamente, legato a Re Lear e ad Otello, ma anche per l'argomento, incentrato sul potere e i suoi effetti sull'animo umano: il potere reale e quello della parola, come Agostino Lombardo ha mirabilmente argomentato nelle introduzioni alle sue traduzioni delle tragedie.
Verdi ritenne sempre il dramma scespiriano uno dei vertici del teatro di ogni tempo e nutrì una immensa venerazione per il Bardo. Non è un caso che il compositore, che nel corso della sua lunga vita fu sempre affascinato dal tema del potere, già in questa fase giovanile degli "anni di galera" avesse pensato al Lear anche se non giunse mai a concretizzare il progetto, vi riuscì invece con il Macbeth.
Costrinse, perciò Piave, ad attenersi scrupolosamente alla sinossi preparata da lui stesso , probabilmente con la collaborazione di Andrea Maffei, futuro autore di una nuova traduzione, e al testo scespiriano, alcune frasi, infatti, ne sono la traduzione letterale. Non ne fu soddisfatto e pregò Maffei di aiutarlo, per questo il nome di Piave non comparve sul libretto della prima a Firenze il 14 marzo 1847 al Teatro La Pergola, che riscosse un trionfale successo.
Proprio perché credeva nel valore di questa sua opera, la propose e ne curò la revisione, che andò in scena nel 1865 a Parigi in cui utilizzò in gran parte il materiale musicale precedente, che è poi l'edizione usualmente proposta. Quello che affascinò Verdi fu il tema: il potere e la sua capacità di corrompere gli uomini anche nobili e valorosi, l'esplorazione del lato oscuro e dell'inconscio dell'animo, la drammaturgia incalzante e sintetica della tragedia più breve che ci è giunta da Shakespeare, e la formidabile efficacia nel delineare i personaggi principali, che come scrisse il musicista a Escudier sono tre: Macbeth, Lady Macbeth e le streghe, che sono le proiezioni dei desideri inconsci e tenebrosi dei due personaggi.
La tragedia con scene di apparizioni delle streghe e del fantasma, così vicine alla sensibilità romantica che affascinavano e coinvolgevano il pubblico, furono un altro aspetto, tutt'altro che secondario, nella scelta del testo. Verdi creò un vero dramma in musica, una musica cupa e aspra aderente allo svolgimento degli avvenimenti e ai profondi abissi delle violente pulsioni dei personaggi principali.
Se l'entrata del re Duncano è convenzionale, funzionale al tempo necessario al corteo regale per attraversare il palcoscenico, il successivo recitativo di Macbeth è un esempio della profonda innovazione musicale. Il recitativo, che corrisponde al "monologo del pugnale" e precede il regicidio. è una delle parti già composte nel 1847 e anticipa il "Cortigiani vil razza dannata" di Rigoletto. La forma innovativa del recitativo e la strumentazione: flauto, corno inglese, clarinetto, corni, fagotti, timpani e archi in sordina creano un'atmosfera di angosciosa e cupa tensione.
Drasticamente innovativo è il modo di cantare richiesto da Verdi agli interpreti: le indicazioni del musicista, che giunse a scrivere in una lettera, che non pensava che la Tadolini fosse adatta per la Lady, in quanto era una cantante con una bella voce, ma avrebbe preferito una con un timbro aspro, fanno comprendere senza alcun dubbio che si tratta della pietra tombale del Belcanto. Verdi prescrive ai cantanti, allo scopo di rendere efficacemente i personaggi e la drammaturgia, in alcuni momenti, come nel duetto dopo l'assassinio del re, un canto parlato, scrive ppppp per avere un suono flebile quasi soffocato, con improvvisi scoppi di voce in fortissimo, tutte caratteristiche che rendono la parte del baritono ( Macbeth) ma sopratutto quella del soprano ( Lady Macbeth) di ardua difficoltà.
Luca Salsi, che per la prima volta ha interpretato il personaggio, ha superato tutti i problemi del ruolo in modo molto convincente sia vocalmente che come attore. La parte della Lady ha scogli molto difficili da superare, già dalla formidabile entrata in scena, poi ne La luce langue, nella scena dell'apparizione del fantasma di Banco e nel sonnambulismo. Prevede, infatti, un'estensione vocale fuori dal comune: note gravi da mezzo soprano per giungere al re sopracuto alla fine della scena del sonnambulismo, un sopracuto in pianissimo, allucinato, paradossalmente più vicino all'espressionismo vocale, che al Belcanto.
A questo si aggiungono gli abbellimenti piegati alle esigenze drammatiche e quindi più ardui da rendere, i parlati soffocati, le terrificanti impennate vocali e la dinamica espressiva. Tiziana Caruso, anche lei per la prima volta nel ruolo, ha mostrato un buon temperamento drammatico e presenza scenica, se riuscirà, come le auguriamo, a migliorare le agilità e affinare le caratteristiche del canto richieste dal musicista, potrà essere una Lady, convincente e appropriata.
Bene ha fatto anche Mirco Palazzi nella parte di Banco a cui è affidata una delle due arie melodiche dell'opera, Come dal ciel precipita, l'altra è quella di Macduff Ah la paterna mano. Giampaolo Maria Bisanti ha interpretato la partitura in modo molto teatrale con grande attenzione alle caratteristiche musicali della partitura, guidando con mano sicura i bravi musicisti del FORM e del Coro Lirico Marchigiano "V. Bellini".
Lo stupefacente allestimento di Svoboda, fatto rivivere dalla bravura di Benito Leonori, immerge in un'atmosfera da incubo e terrore fin dalla prima apparizione delle streghe, le facce imbiancate dei cantanti e del coro esaltano la visione allucinata dei protagonisti. L'entrata della Lady come partorita dalle streghe ideata da Brockhaus evidenzia come tutto il suo comportamento origini dal lato oscuro del suo inconscio. La scena dell'Apparizione di Banco, realizzata con un'illusione creata da uno specchio posto in obliquo sul palcoscenico, è magistrale e potentemente drammatica.
La regia di Henning Brockhaus ha evidenziato il profondo rapporto che ha legato scenografo e regista per ottenere uno spettacolo di altissimo livello. Il formidabile lavoro di regia è riuscito ad ottenere anche dal coro delle streghe movimenti funzionali a creare un climax inquietante e pauroso nelle scene del primo e del secondo vaticinio. I costumi di Nanà Cecchi e le coreografie di Maria Cristina Madau, che non si riferiscono ai balletti che sono stati tagliati, ma ai movimenti scenici dei mimi hanno contribuito alla riuscita dello spettacolo che ha ottenuto il plauso del pubblico, accorso numeroso.