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King Arthur. Il tecno Artù di Guy Ritchie
Il nuovo King Arthur in 3D con le tconologie Real D di Guy Ritchie è assolutamente moderno, direi “techno” sia per musica che per velocità di sincronizzazione nelle azioni che sono curatissime ed innumerevoli quanto gli effetti speciali. Si viene letteralmente catapultati in un mondo a metà tra la Roma antica e la vera Londinium che di certo non era dotata di un Colosseo! A guidare il racconto della spada il biondissimo – vichingo se non di origini d'aspetto – Charlie Hunnam, il britanno Arthur (o Artù per le terre italiche), di contro il malvagio fratello Vortigern interpretato da Jude Law.
Il ritmo è dirompente quanto le architetture che mischiano, come anticipato, una Londra che nel V secolo i Romani stavano già abbandonando – una delle conquiste più brevi e difficili – e che era giunta solo al Vallo d'Adriano. Sicuramente i ponti romani esistevano come anche le famose a tutt'oggi terme di Bath, ma tutto il resto che è stato immaginato – un po' copiando The Gladiator per azzardi - è assolutamente fuori luogo.
La leggenda di Artù e dei Cavalieri della Tavola Rotonda ha una genesi tuttora molto discussa e, a parte la certezza delle informazioni di Gildas del V secolo (che ha scritto proprio a propositio del ritiro dei Romani dalla Britannia in De Excidio Britanniae) e di Geoffrey of Mammouth ("History of the Kings of Britain": Historia Regum Britanniae; c. 1136) che presagiscono ma non riconoscono con certezza l'esistenza di questo re, piuttosto di un comandante che spesso viene identificato con Ambrosius Aureliano. I due storici scrivono a distanza di circa sei secoli l'uno dall'altro: Gildas nel V secolo d.C., coevo al supposto Artù; mentre per Geoffrey of Mammouth siamo già nel 1100, oltre la conquista dei Normanni e quando i Vichinghi erano stati cacciati dall'isola su cui sono stati presenti dal 789 fino al 1066, quando sono stati battuti dagli inglesi a Stamford Bridge; questi ultimi poi sconfitti ad Hastings il seguente mese di ottobre del 1066 dai Normanni di Guglielmo il Conquistatore, come recita la Cronaca Anglosassone.
La leggenda è sopravvissuta a tutte le battaglie come ricordiamo per libri e film, in primis Excalibur di John Boorman del 1981, mentre risale alla Materia di Britannia (Matter of Britain o Matière de Bretagne) per il ciclo bretone e arturiano coeva e fortemente legata alla Chanson de geste del ciclo carolingio nella Francia del nord.
Fondamentalmente il film si fa seguire per un intenso uso degli effetti speciali e per le scene d'azione, meno per la sceneggiatura, che ha stravolto la storia con l'identificazione di Morgana con Ginevra (Àstrid Bergès-Frisbey) di cui non c'è data spiegazione, al contrario della corretta storia della spada nella roccia, ovvero Excalibur, e la Dama del Lago. Uther Pendragon, il padre di Artù, è impersonato da un convincente Eric Bana, che è appunto tradito dal fratello fedifrago Vortigern (Jude Law) che farà un patto con le forze del male, sterminando i maghi buoni.
Sul tessuto musicale suggestivo a volte nelle sue virate scozzesi, celtiche e sinfoniche di Daniel Pemberton – che ci ricordiamo per Steve Jobs e l'ultimo Gold-La grande truffa con Matthew McConaughey – si agitano altri vessilli più pop insieme al rock dei Led Zeppelin di Baby, I'm gonna leave you.