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L'alba del pianeta delle scimmie. Un cromosoma di differenza
Darwin aveva ragione: gli scimpanzé condividono con noi umani circa il 96% del DNA ed un cromosoma di differenza - il 12 ed il 13 che nell'uomo si è unito nel 2 - ovvero in meno: 46 l'uomo, 48 la scimmia ominide, una coppia di n=23 mentre la scimmia n=24. Il regista è Rupert Wyatt per il prequel L'alba del pianeta delle scimmie: nella parte di Cesare, lo scimpanzé protagonista, Andy Serkis che dà espressione – vivissima e commovente oltreché umana – tramite la Performance Capture Motion (la stessa e lo stesso attore di Gollum nel capolavoro di Jackson Il signore degli anelli, 2001-2003).
Ripreso dal capolavoro del 1968 Il pianeta delle scimmie, diretto da Franklin J. Schaffner (colonna sonora del magnifico Jerry Goldsmith) – lo stesso favoloso regista de I ragazzi venuti dal Brasile (1978), altro film in cui gli esperimenti umani sono l'origine e il motore drammatico della storia (si parte dagli esperimenti, veri, del nazista Mengele) - e basato sul romanzo La planète des singes (Il pianeta delle scimmie) di Pierre Boulle del 1963,
L'alba del pianeta delle scimmie racconta come un rimedio per il morbo di Alzheimer conduce a delle scoperte sull'evoluzione. L'ALS 112 sarebbe il rimedio che la GEN-SYS prova sugli scimpanzé prima di adottarlo sugli umani e che si accorgono fa sviluppare le facoltà cognitivo-linguistiche oltreché bloccare l'Alzheimer di cui è malato anche il padre del protagonista impersonato dallo straordinario John Lithgow. Da qui parte la parabola del film che si sviluppa e mostra un percorso drammatico che coinvolge e informa lo spettatore anche sui progressi che effettivamente ci sono stati sugli studi degli ominidi, a cominciare dall'apprendimento della lingua dei segni, che in effetti Washoe (1965-2007), uno scimpanzé allevato dai due ricercatori Allen e Beatrix Gardner all'Università del Nevada Reno, apprese nei primi anni della sua vita (a cinque fu trasferito nell'Università dell'Oklahoma a Norman dove i Gardener continuarono a prendersene cura insieme a Roger Fouts).
Le sicmmie antropomorfe sono in sostanza, umani non evoluti: ed il gruppo degli ominidi (tutti primati e mammiferi naturalmente e sottofamiglia Homininae) di cui fanno parte, raccoglie anche gli oranghi, i gorilla, gli scimpanzé, il genere Homo appunto (l'uomo moderno o Homo Sapiens) ed alcuni gruppi estinti, tra i quali gli australopiteci. Tutti questi appariranno nel film che si lega al film di Schaffner – ed è bene ricordarlo - perché in qualche modo comincia a spiegare (un secondo prequel sarebbe necessario per approfondire ed inoltre il materiale di certo non manca) ciò che è stato alla base della distruzione della Terra, e che era raccontato nel film di Schaffner e negli altri sequel.
La storia meravigliosa dell'amicizia fra parenti lontani, come sono gli scimpanzè e l'uomo (impersonato da James Franco nel film nella parte di Will), è forse quella che più intrinsecamente si afferma negli occhi brillanti di Cesare, il figlio della prima Bright Eyes della narrazione, gli occhi, cerchiati di una lucina verde e simpatetica con l'uomo, dipingono un universo di comprensione tra due primati che hanno ancora molto da dirsi, in senso evolutivo – Darwin e la sua Origine della specie (al link sono accessibili le opere complete in originale) del 1859 docet – ed emotivo, come gli abbracci, gli sguardi, i salti di Cesare, esprimono. E vedere questo scimpanzé, insieme a tutti gli altri suoi compagni, l'orango da circo che adopera anche lui la lingua dei segni come il gorilla riconoscente, addentrarsi nella foresta delle sequoie – la stessa di La donna che visse due volte (Vertigo) di Hitchcock del 1958 – ai confini di San Francisco dove è ubicata la vicenda, svettando tra i rami altissimi, li fa emergere in tutta la loro innegabile umanità.
La colonna sonora è di Patrick Doyle, un maestro delle colonne sonore: nominiamo qui solo il Frankenstein (1994) di Kenneth Branagh, con cui ha lavorato in altre riduzioni shakespiriane e Gosford Park (2001) di Altman perchè sarebbe un elenco lunghissimo oltreché ricco di collaborazioni stellari.