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L'amante inglese. L'incredibile seduzione non affine
Il titolo originale era Partir Andarsene, L’amante inglese deriva invece da Kristin Scott Thomas che interpreta Suzanne, l’algida moglie di un medico che, nel film di Catherine Corsini, s’innamora perdutamente di un operaio, Ivan, interpretato dallo spagnolo Serge Lopez. Nella parte del marito di lei, Samuel, Yvan Attal.
La regista Catherine Corsini ha fatto una scelta molto particolare con Serge Lopez nella parte dell’amante (spagnolo, forse sarebbe stato più giusto intitolarlo così il film, invece che puntare sul fascino dell’inglese che attrae sempre, sic!): non ha il fascino intellettuale di Jeremy Irons come in Il danno (1992 di Louis Malle), e neppure l’avvenenza di un Vincent Cassel (meraviglioso e non stereotipato con Emmanuelle Devos in Sulle mie labbra, 2001), sebbene a detta della regista sia più sensuale di Kristin Scott Thomas.
Non ho mai creduto ad unioni aldilà di ciò che Goethe chiamava “affinità elettive“, quindi per me il film è poco credibile per quanto riguarda la motivazione centrale: una donna borghese annoiata dalla routine famigliare – di un marito dopotutto niente male come Yvan Attal nella parte di Samuel - conosce un operaio e se ne innamora nonostante la distanza d’educazione e formazione. E’ per me ancora più mirabolante innamorarsi di un operaio per nulla avvenente e sotto la media come prestanza fisica. O meglio, perlomeno una delle lacune deve essere colmata in qualche modo e, nonostante questo, non credo che un’unione del genere duri a lungo.
Kristin Scott Thomas è poi una donna algida, eterea in qualche modo, sebbene muscolosa e plastica nel corpo ben allenato, cosa che mi fa credere più probabile un innamoramento cerebrale che uno – non motivato secondo me nel film, prima di tutto con la sceneggiatura debole (di Catherine Corsini, e con la collaborazione di Gaëlle Macé) -, dovuto ad un semplice incontro di circostanza come quello con Ivan.
La colonna sonora è stata presa in prestito da tre film di Truffaut ed è a opera soprattutto di Georges Delerue con una partecipazione più esigua di Antoine Duhamel.