La leggenda di Kaspar Hauser. La rivisitazione dai tratti surrealisti di Manuli

Articolo di: 
Eleonora Sforzi
La leggenda di Kaspar Hauser

Il regista italiano Davide Manuli, con il suo ultimo lungometraggio, intitolato “La leggenda di Kaspar Hauser” – proiettato in anteprima streaming su MyMovies – si pone nella scia dell'interesse, manifestato dalle diverse forme artistiche, verso quel misterioso ragazzo, apparso inspiegabilmente nel 1828 in una piazza di Norimberga, la cui breve vita sembra avvolta in un enigma irrisolto

Questa figura appare come soggetto di numerosi libri e articoli, ma anche di film, a partire da quello muto del 1915 diretto dal tedesco Kurt Matull, fino alla celebre versione del 1975, realizzata da Werner Herzog e intitolata “L'enigma di Kaspar Hauser”.
Secondo le scarse informazioni biografiche conosciute, il giovane in un primo momento sapeva pronunciare solo due parole, che furono interpretate come il suo nome e, solo in seguito, quando fu assegnato alle cure di un insegnante, imparando così a leggere e a scrivere, ebbe la possibilità di raccontare la situazione di isolamento e di prigionia in cui è stato costretto a vivere fino ad allora. Ben presto apparve evidente il suo carattere sensibile e puro, che implicitamente avvalorava le parole con cui il ragazzo aveva parlato di sé; tuttavia, alcuni anni dopo, Kaspar Hauser venne ucciso in circostanze misteriose.

Il regista realizza, con questa pellicola in bianco e nero, una rivisitazione in chiave postmoderna di tale leggenda, collocandola in un'ambientazione senza tempo e senza spazio (tipica anche della celebre opera teatrale di Beckett, “Aspettando Godot”, di cui lo stesso Manuli ha realizzato una trasposizione cinematografica), nello scenario vuoto e asettico di un'isola dai tratti antichi, in cui interagiscono pochi personaggi, ognuno di essi simbolo di un diverso ruolo sociale.

La storia – dai tratti frammentari e molto spesso illogici, ma i cui eventi principali vengono anticipati da una breve didascalia – ha come punto di partenza l'arrivo di Kaspar Hauser su una spiaggia, trasportato dalle onde del mare. Lo sceriffo del posto decide di prendersi cura di lui e, mentre il tempo sembra non passare mai e ogni istante appare uguale al precedente, tutti gli altri personaggi si interessano del ragazzo, entrandovi in contatto con comportamenti più o meno tipici dei rispettivi ruoli sociali.
Mentre Hauser manifesta un carattere silenzioso e un interesse quasi nevrotico per la musica, che ascolta continuamente con moderne cuffie, le figure che lo circondano dimostrano ora interesse ora sospetto nei suoi confronti e, talvolta, curiosità, tanto da “catalogarlo” quale nuova attrazione del momento. Un comportamento simile riporta alla mente una tendenza senza dubbio sbagliata e immorale che ha troppo spesso portato, nella storia dei tempi, l'etnia o il gruppo sociale più forte a sfruttare in questo senso popoli colonizzati, oltre che particolari animali e qualsiasi altra forma di diversità.
Quando incontra Kaspar Hauser, il prete del posto pone al ragazzo – ma implicitamente anche a se stesso – gli interrogativi senza tempo circa l'esistenza di Dio, l'esistenza stessa della realtà circostante e cosa significhi essere parte o meno di una comunità, quasi come se una figura esterna potesse risolvere i dubbi interni ad un ordine sociale già costituito.
Appare significativo anche l'incontro con la Duchessa, che sembra molto interessata a conoscere il ragazzo, non tanto come persona quanto per i poteri e le capacità “super umane” che potrebbe possedere. Tuttavia, quando il giovane manifesta il desiderio di scrivere la propria autobiografia e di diventare un cavaliere come lo era stato suo padre, il braccio destro della Duchessa – che sembra una sorta di cow-boy postmoderno – lo uccide con un colpo di pistola.

Il finale amaro – solo leggermente addolcito da una sequenza ambientata, secondo le didascalie, in Paradiso, ma che appare identico ai luoghi già visti e alla stessa atmosfera asettica – ricorda, quindi, i dati noti circa la vita di Kaspar Hauser, che il regista ha rielaborato con toni surrealisti e con grande sperimentalismo.
Il senso di illogicità e di atemporalità viene continuamente confermato, sia nelle scenografie sia nei pochi personaggi presenti nell'isola: tutti appaiono rientrare, per l'atteggiamento e i vestiti indossati – negli schemi stereotipati del proprio ruolo sociale, ma, allo stesso tempo, risultano dentro e fuori da questi tratti tipizzati.

In un'atmosfera del genere, dai contorni irreali e stranianti, appare la figura di Kaspar Hauser, non più legata storicamente alla tradizione ottocentesca, ma reinterpretata in chiave contemporanea, infatti, proprio da questo punto di vista non sembra un caso che il protagonista indossi abiti sportivi, secondo uno “stile” attualmente alla moda.

Questo film di Manuli, a mio avviso, è una produzione significativa e molto interessante, soprattutto per il forte sperimentalismo che la caratterizza – non solo sotto gli aspetti già sottolineati, quindi interni alla vicenda e alla costruzione della storia – anche dal punto di vista della lingua, dato che è parlato in parte in italiano e in parte in inglese.
Un altro aspetto non comune è la scelta di una colonna sonora apparentemente non giustificata, dunque immotivata in rapporto alla trama, ma solo espressione concreta del genere di musica (elettronica) che ascolta continuamente con le cuffie Kaspar Hauser. Tuttavia, nel contesto di un'interpretazione profonda, questa scelta potrebbe essere  espressione di un senso di alienazione e straniamento dalla realtà circostante, che appare il “sentimento” principale trasmesso da questa pellicola, già a partire dalla scelta insolita e perfino illogica di far interpretare il ruolo di Kaspar Hauser ad una donna (l'attrice Silvia Calderoni).

Sono molti gli aspetti sperimentali di questa pellicola, che la rendono unica e particolare, ma soprattutto che la contraddistinguono in quanto progetto ambizioso e coraggioso, dato che si pone sulla scia della tendenza surrealista (che ricorda il cinema di Buñuel) di interpretazione della realtà, dove dietro la semplice immagine si nascondono significati simbolici, che, probabilmente, potranno essere compresi in modo più preciso da attenti spettatori delle prossime generazioni.

Pubblicato in: 
GN33 Anno V 25 giugno 2013
Scheda
Titolo completo: 

La leggenda di Kaspar Hauser

REGIA: Davide Manuli
SCENEGGIATURA: Davide Manuli
ATTORI: Vincent Gallo, Claudia Gerini, Silvia Calderoni, Elisa Sednaoui, Fabrizio Gifuni, Marco Lampis

Proiettato in anteprima sulla piattaforma streamingMyMovies Live!” martedì 11 giugno e uscito al cinema giovedì 13 giugno 2013.

FOTOGRAFIA: Tarek Ben Abdallah
MONTAGGIO: Rosella Mocci
DISTRIBUZIONE: Mediaplex/Cineama
PAESE: Italia 2013
GENERE: Drammatico
DURATA: 95 Min.
FORMATO: B/N