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Lettere da uno sconosciuto. Il melò rarefatto del "redento" Zhang Yimou
Lettere di uno sconosciuto (Coming Home) segna il ritorno a casa del 64 Zhang Yimou: il cineasta poeta che in Cina è stato prima inserito nella lista nera, poi "redento" tanto da dirigere la cerimonia delle Olimpiadi 2008. Ispirato al romanzo di Yan Gelin "The criminal Lu Yanshi" racconta di una insegnante che vive con la figlia adolescente.
La ragazza si è dimenticata del padre intellettuale dissidente, mandato nei campi di lavoro (siamo negli ultimi anni della Rivoluzione Culturale Maoista) e quando l'uomo evade lo denuncia per assicurarsi un posto di prima ballerina in uno spettacolo del partito. Magistrali sono la sequenze dell'incontro alla stazione dove lui viene riarrestato, e lei cade e perde la memoria. L'amnesia della protagonista Feng Wanyu (Gong Li) è specchio di quello della Cina rispetto a un passato remoto piuttosto lacerante: si dimentica la storia ma il trauma resta.
Partendo dall'assunto che la qualità è meglio della quantità, Zhang Yimou fa un lavoro stilistico di sottrazione avendo come ispirazione la pittura cinese che ha una struttura minimalista e monocromatica la sua mpd è il suo pennello. Ricreando il clima di orrore e di errori di quegli anni di censura e di processi frettolosi e poco legali, ne ricava un melò rarefatto e incisivo dove gli individui nonostante vengano quotidianamente scorticati e mutilati ne escono quasi sempre con un esile bagliore di speranza. Sarà il sol dell'avvenire?
La sua musa è Gong Li: otto film insieme che con il suo viso mutevole e il suo sguardo dolorosamente cangiante riempie il tutto e non è da meno Chen Daoming (Lu Yanshi) nel ruolo del marito bistrattato, spaesato e dolorosamente autentico.
Il nostro, che nell'ultimo decennio si era dedicato alla realizzazione di alcuni tra i maggiori blackbuster prodotti in Cina, grazie alla sua flessibilità riesce a sorprenderci anche nei temi più intimi dove la sua profondità di visione è sempre esaustiva. Tra i registi più influenti della cosidetta "Quinta Generazione", con la sua filmografia composta da venti titoli si ripropone sempre poeticamente e politicamente attuale, in barba alla censura onnipresente del regime.