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Libricome Potere. Ian McEwan, la metamorfosi di una bambina
Come e perché gli eventi della storia influenzano le nostre vite? A quest'eterno e fatale interrogativo, Ian McEwan, nel suo ultimo romanzo, Lezioni, non fornisce una risposta definitiva. Verso la fine del romanzo, il protagonista, Robert Baines, scrive che la vita stessa si identifica con l'apprendimento delle lezioni che lui ha seguito a vari livelli scolastici e non solo. Sul romanzo e sulla storia recente, McEwan si è confrontato con lo scrittore italiano Sandro Veronesi, in una densa serata nella Sala Petrassi dell'Auditorium Parco della Musica, il 24 marzo scorso, nell'ambito del festival Libricome, quest'anno dedicato al tema del Potere.
Il romanzo ruota intorno alla figura di Roland Baines, una sorta di "uomo senza qualità" (per usare la celebre espressione di Robert Musil, autore che Roland tenta di leggere in tedesco, fermandosi a pag. 79 dopo vari mesi di tentativi) del XXI secolo, figlio del capitano Robert Baines, un militare reduce della Seconda guerra mondiale, dalla personalità autoritaria, e di Rosalind Morley, donna di umili origini sociali. Il piccolo Roland a soli undici anni deve lasciare le pietre calde e la libertà delle strade della Libia, dove il padre è in servizio come ufficiale di sua maestà britannica, per intraprendere una rigorosa e faticosa carriera scolastica nella fredda Inghilterra, in una scuola che ricorda quella frequentata dal medesimo McEwan, la Woolverstone Hall School di Londra (citata nelle note finali). In quel contesto si troverà a interagire con Miss Miriam Cornell, temibile e sferzante insegnante di pianoforte, che lo punisce con pizzicotti dolorosi per le mancanze, mentre premia i suoi successi con baci sulla bocca palesemente lascivi: è una strategia che mescola in parti eguali dosi di terrrore e di attrazione.
Una volta sposatosi, sarà la moglie anglo-tedesca, Alissa, a lasciarlo nella più cupa desolazione, quando, a pochi mesi dalla nascita del loro primo e unico figlio, Lawrence, abbandonerà marito e bambino al loro destino, senza fornire nessuna spiegazione. Roland si arrovellerà a lungo interrogandosi sulle sue scelte e sulla «natura del danno» che le tre donne – madre, insegnante, moglie – gli hanno procurato. Il tutto intrecciato con la recente pandemia e con quella che McEwan chiama "comunanza da lockdown".
Alla fine Roland Baines si rivela come una personalità poliedrica, ma tendente quasi alla "degenerazione": da giovane prodigio del pianoforte il cui straordinario talento è stato frustrato da un atteggiamento quasi sadico della sua insegnante, a esecutore della domenica al piano-bar, ormai votato al puro intrattenimento, schiacciato dal timore di possibili confronti con grandi pianisti, come nel romanzo Il soccombente di Thomas Bernhard (dove il protagonista sa di non poter emulare Glenn Gould). Anche come scrittore, oscilla tra l'amore per la grande letteratura e le necessità di attingere, in modo quasi fraudolento, a citazioni da grandi opere per confezionare testi a pagamento.
Questa vita si dipana a partire dall'inizio degli anni '60, con la crisi dei missili di Cuba, toccando un picco nel 1989 con la caduta del Muro di Berlino, e attraversando la glasnost e perestrojka di Gorbačëv, arriva poi al thatcherismo, all’invasione dell’Iraq e infine alla pandemia da Covid. Roland sembra alla fine affidare un estremo messaggio alla mano di una bambina, che fiduciosa e aperta al futuro, sa di aver accettato una complessa eredità. La bambina, Stefanie, era timida e "si animava nel rapporto a tu per tu. Fino ai sette anni e mezzo non aveva voluto leggere libri per conto suo. Preferiva parlare, ascoltare, sognare a occhi aperti. Poi era avvenuto il miracolo, che Lawrence gli aveva raccontato al telefono durante il lockdown. Mettendola a letto le aveva recitato a memoria Il gufo e la gattina. Si era scordato l’effetto che un tempo aveva avuto su di lui. – È stato una specie di salto con l’asta della fantasia. Stefanie me l’ha chiesta di nuovo. E di nuovo, per un paio di sere successive. Poi se l’è letta per conto suo, l’ha imparata a memoria, e ce l’ha recitata a colazione. Adesso legge. Una metamorfosi". (p. 522) [She was a shy girl who came to life in a one-to-one. Until she was seven and a half she was averse to reading books on her own. She preferred talking, listening, fantasising. Then the miracle occurred, as Lawrence described in a lockdown call. At bedtime he recited to her from memory “The Owl and the Pussycat.” He had forgotten the effect it once had on him. “It was like a sort of pole-vault of the imagination. She wanted it again. And again the next couple of nights. Then she read it for herself, memorised it, recited it at breakfast. Now she’s reading. A transformation.”].