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Libro e libertà. La fiera della piccola e media editoria
Arrivata alla diciottesima edizione, Più libri più liberi, la Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria, che si è svolta a Roma, dal 4 all’8 dicembre 2019, ha anche potenziato le proprie ambizioni. Infatti, non solo dal 2017 la manifestazione si tiene presso il nuovo centro congressi della capitale, La Nuvola, progettato dall’archistar Massimiliano Fuksas, ma ha anche coinvolto un numero maggiore di case editrici, fino a includere, quest'anno, pure Laterza, Il Mulino e Adelphi. Più libri è l’unica fiera al mondo dedicata prevalentemente all’editoria indipendente e dove ogni anno circa 500 editori, provenienti da tutta Italia, presentano al pubblico le principali novità e il proprio catalogo storico.
Certo, dopo la creazione della grande holding nota nel linguaggio giornalistico come "gruppo Mondazzoli" (e che congloba i marchi della Arnoldo Mondadori e della Rizzoli RCS spa, compresi Einaudi ed Edumond scolastica), sarebbe difficile identificare altre case editrici appartenenti alla "grande" editoria in ambito italiano (forse solo il gruppo editoriale Mauri Spagnol e il gruppo Giunti). Sicché sarebbe auspicabile che in futuro anche altre case editrici (da La nave di Teseo a Il Saggiatore) possano partecipare alla manifestazione.
In cinque giorni si sono svolti 600 eventi, tra incontri con gli autori, readings e performance musicali, nonché dibattiti sulle tematiche di settore. Più libri più liberi nacque nel dicembre del 2002 da un’idea del Gruppo Piccoli Editori dell’Associazione Italiana Editori. L’obiettivo era quello di mettere a disposizione uno spazio qualificato per il maggior numero possibile di piccole case editrici che così avrebbero potuto presentare la propria produzione, spesso “oscurata” da quella degli editori di maggiori dimensioni e non adeguatamente promossa e pubblicizzata. Non è un caso che, oltre al periodo natalizio, propizio per questo genere di iniziativa, si sia scelta Roma come città sede della manifestazione: pochi sanno, infatti, che, se la grande editoria in Italia ha sempre avuto come cuore pulsante Milano, per la piccola editoria è Roma che ha il primato, con una miriade di marchi editoriali spesso effimeri, ma che in taluni casi hanno saputo conquistarsi una duratura longevità.
Qust'anno il tema principale della fiera era costituito dai Confini dell’Europa. Ma non è certo di invalicabilità o immutabilità di questi confini che si è parlato, quanto piuttosto dell'ideale originario europeo, quello di Altiero Spinelli o Robert Schuman, che quei confini mirava a superarli, in nome di valori come l'inclusione dell'altro, il rispetto e l'apertura verso il prossimo. Così con la sindaca di Danzica Aleksandra Dulkiewicz (Mercoledì 4 dicembre, ore 14, sala La Nuvola), succeduta a Paweł Adamowicz, assassinato da uno squilibrato nel gennaio scorso, durante un evento di beneficenza, dopo aver subito per anni una campagna di odio da parte dei media governativi, si sono toccati alcuni temi delicati della politica e della storia contemporanee, dalle migrazioni all'avanzata delle nuove destre.
Nell’incontro (a cura di AIE) con Giuseppe Laterza, Eric Vigne e Peter Kraus vom Cleff (Mercoledì 4 dicembre, ore 14.30, Sala Aldus) moderato da Ricardo Franco Levi si è parlato del ruolo fondamentale degli editori nella costruzione dell’identità europea.
Della grande sfida di “governare l’Europa” – obiettivo cruciale per il futuro del continente – si è parlatonell’incontro con Romano Prodi (ex presidente del Consiglio e Commissario europeo) e il direttore dell’Espresso Marco Damilano (Venerdì 6 dicembre, ore 11.30, Sala La Nuvola) mentre Paolo Mieli, Alessandro Barbero e Paolo Conti hanno tenuto una lectio generale sull’Europa da un punto di vista storico (Mercoledì 4 dicembre, ore 11.30 Sala La Nuvola).
Lo storico e politologo Jacques Rupnik ha dialogato con Giuliano Amato e Anna Foa, per presentare il volume Calendario civile d’Europa, a cura di Guido Crainz e Angelo Bolaffi: un grande progetto frutto di due anni di lavoro, che ha coinvolto oltre 40 autori tra storici italiani ed europei (Sabato 7 dicembre, ore 12.45, Sala La Nuvola). Il filosofo Maurizio Ferraris ha invece tenuto una brillantissima lezione dal titolo “Europa: la versione di Steiner” (Giovedì 5 dicembre, ore 16.30, sala La Nuvola) in cui ha messo a fuoco l’identità di un continente che ha fatto della diversità culturale il suo tratto distintivo. Ferraris ha preso le mosse da una tesi avanzata dal grande George Steiner, novantenne filosofo e critico letterario di origine ebraico-mitteleuropea e trilingue.
Ferraris, con un umorismo e realismo ( lui stesso ha creato il concetto di "nuovo realismo"), ha rielaborato quello che Steiner sostiene in Una certa idea di Europa, libro del 2006. Per George Steiner l’Europa è eccezionale, spirituale e documentale. Per lunghi secoli si è collocata come se fosse il centro del mondo sostenendo di aver prodotto il massimo della cultura. Oggi la sua forza rispetto alle forze centrifughe economiche dell’America e dell’Asia, è basata non più sullìeccezionalità dei luoghi e società, o sulla spiritualità (in essa sono confluite le idee delle filosofie greche e della religiosità ebraica) ma sulle sue strutturate prove documentali.
Steiner aveva assegnato all’Europa cinque peculiarità che propiziavano gli incontri e i dialoghi: 1) caffè (dove si erano sviluppate arte, letteratura, filosofia, ecc.), 2) passeggiate (un continente con non più di tre fusi orari, che si poteva percorrere camminando), 3) strade e piazze (con nomi di statisti, scrittori, santi, scienziati, giuristi ecc.), 4) Atene e Gerusalemme (luoghi della memoria con il loro retaggio di cultura greca ed ebraica) 5) tramonto (l’Europa proprio perché occidentale ha sempre previsto il suo crepuscolo e la sua fine come continente umano e mortale; tesi già sostenuta dal filosofo Oswald Spengler negli anni '20 del secolo scorso); ma per Ferraris, nella nostra epoca di internazionalizzazione tali caratteristiche si sono universalizzate. Tanto che oggi dobbiamo aver paura della globalizzazione che elimina tutte le diversità culturali, a suo tempo il tratto distintivo di tanti paesi uniti. Quando l’Europa veniva rappresentata nel continente come la testa pensante sul corpo che era l’Asia, la diffusione della cultura europea era al massimo grado possibile. Ma non si può credere nel progresso indefinito dello spirito, sicché con l'evoluzione dei nazionalismi si è visto trasformare lo spirito europeo nella bandiera di regimi come quello di Hitler, che si è eretto, con la sua nazione e lingua e guerra di conquista, a rappresentante prima dello spirito tedesco e poi dello spirito europeo.
Poi finalmente si è capito – ha continuato Ferraris – grazie a personalità illuminate del dopoguerra, che si poteva riuscire ad unificare un continente attraverso i documenti scritti aventi valore normativo. Sicché oggi l’Europa è più sicura di sempre per i suoi trattati: Parigi 1951, Roma 1958, Trattato di fusione 1965, Amsterdam 1997, Nizza 2001, Lisbona 2007. Certo, molti parlano di Europa letteral-burocratica in senso negativo, ma essa è riuscita finora a far dimenticare tutte le guerre ed ha sopito in parte le voglie di nazionalismo. La stessa moneta, l’euro, ha portato sul piano economico con i suoi accordi (Maastricht 1993, entrata in vigore 2002) tutto quello che sarebbe potuto fallire sul piano militare. Ferraris ha concluso auspicando che l'Europa non ceda e collassi come il Sacro romano Impero (al quale assomiglia molto) perché non si riviva di nuovo quello che la Storia ha già insegnato.
Notevole anche, nell'anno in cui si festeggia il trentesimo anniversario della caduta del Muro di Berlino, il dialogo tra l’editorialista ed ex direttore di Repubblica Ezio Mauro e il giornalista Włodek Goldkorn: entrambi hanno raccontato gli eventi cruciali del 1989, che portarono alla dissoluzione del blocco orientale e alla nascita dell’Europa così come la conosciamo oggi (Domenica 8 dicembre, ore 17.45, Sala La Nuvola). Mauro sull'argomento ha pubblicato un libro, edito da Feltrinelli, editore però assente alla fiera: Anime prigioniere. Cronache dal Muro di Berlino, in cui ricostruisce le fasi della storia che portarono al crollo del Muro unendo la verve del cronista alla suspense dell'autore di gialli e di thriller.