L'isola e le rose di Walter Veltroni. Un'utopia sessantottina nel segno dell'esperanto

Articolo di: 
Giuseppe Talarico
Veltroni

Nella cultura Italiana di ciò che ha rappresentato il Sessantotto e dei cambiamenti che ha comportato nella vita collettiva del nostro Paese e dell’Occidente è stata data una descrizione che, a distanza di anni, appare stereotipata e spesso intrisa di luoghi comuni. Un politico intellettuale come Walter Veltroni, che all’impegno nella vita pubblica unisce una grande passione per la letteratura e la cultura, come dimostrano i tanti libri che ha scritto in questi anni, ha concepito una grande e straordinaria opera letteraria, con la quale ha evocato il clima e la temperie politica ed culturale che segnarono il Sessantotto. Il libro è intitolato L'isola e le rose ed è stato pubblicato dalla Rizzoli.

Nella prima parte di questa ampia narrazione, ricca e colma di immagini poetiche e attraversata da pensieri di rara profondità, compare un giovane appassionato di immersioni subacquee, il cui nome è Giovanni, che nella Rimini dei nostro giorni, immergendosi nelle acque dell’Adriatico, rinviene sul fondo del mare un contenitore di colore rosso ermeticamente sigillato. Aprendolo, Giovanni scopre che al suo interno custodisce documenti, fotografie e riferimenti espliciti ad una lingua a lui sconosciuta, l’esperanto. Con l’aiuto di Daniela, una giovane studiosa di esperanto, Giovanni scopre una storia straordinaria e singolare, vissuta da alcuni giovani a Rimini tra il 1967 ed il 1968.

Daniela, che ha sentito parlare in famiglia della vicenda storica della costruzione dell’Isola delle Rose, per avere notizie precise si reca in compagnia di Giovanni dal nonno Andrea, che in quegli anni partecipò alla costruzione della piattaforma, collocata nelle acque extraterritoriali del mare Adriatico. Dopo questo prologo, ambientato nei nostri giorni, la narrazione è rivolta nel libro a ricordare in che modo prese forma il progetto di creare un’isola in mezzo al mare, impresa temeraria e audace condivisa da alcuni giovani, che volevano, come emerge nella finzione letteraria, creare un luogo che fosse  interamente consacrato alla creatività artistica ed alla bellezza.

Veltroni con grande bravura descrive il temperamento ed il carattere dei personaggi impegnati nella realizzazione di questo sogno, vagamente utopico, i quali simbolicamente incarnano gli ideali della generazione che prese parte al Sessantotto e al cambiamento che ne seguì. Giulio è il giovane che per primo pensa alla creazione dell’isola in  mezzo al mare, nella quale vi fosse la possibilità di esprimersi al di fuori delle convenzioni e delle regole autoritarie della società.

Lorenzo è l’intellettuale ricco, che ottiene dal padre, proprietario del Grand Hotel, i capitali per la costruzione delle piattaforma nel mare adriatico. Giacomo è l’avvocato ed esperto di legge, che si occuperà degli aspetti legali della iniziativa. Simone, tra tutti i personaggi inventati da Veltroni, è quello che colpisce maggiormente  il lettore, poiché,  pur partecipando alla realizzazione della costruzione dell’isola, in virtù delle sue competenze professionali, vive prigioniero nel suo studio ed ha paura del prossimo e degli altri, poiché il suo animo è dominato da una inquietudine esistenziale da cui non riesce a liberarsi.

L’isola delle Rose, una volta edificata in mezzo al mare,  susciterà e alimenterà sospetti nel mondo politico italiano. In quegli anni, per contrastare il progetto dei giovani, alcuni arriveranno ad insinuare che dietro la sua creazione vi fossero gli interessi malcelati delle potenze straniere, come la Cina di Mao o quelli delle multinazionali, sicchè fin dal’inizio quest'impresa dei giovani venne osteggiata. L’abilità letteraria di Veltroni risiede nell’avere inventato una storia cosi bella ed emozionante, muovendo dalla rievocazione di una vicenda storica realmente avvenuta alla fine degli anni Sessanta. In realtà, alla stessa maniera dei personaggi letterari di Veltroni, i giovani che diedero vita a questo tentativo, volevano e desideravano creare in mezzo al mare un luogo libero, simile alla fondazione della comunità di Yaddo, che nel 1899 venne costituita negli Usa, e nella quale gli artisti e scrittori grandissimi  si dedicarono a coltivare la creatività intellettuale. Non appena il loro progetto venne osteggiato attraverso la stampa e le pressioni politiche, i giovani, almeno nel racconto che ne fa Veltroni, si diedero una costituzione,  dando vita in mezzo al mare Adriatico ad uno stato sovrano, che fosse libero, autonomo ed indipendente.

In più, per affermare il valore della pace e della necessità di mettere al bando ogni forma di conflitto tra i popoli, decisero di adoperare la lingua dell’esperanto. Sono belle ed indimenticabili le pagine nel libro in cui il Professore Domenico Barbato, un uomo di grande cultura, spiega, partendo dall’episodio biblico della Torre di Babele, come Zamenhof concepì all’inizio del Novecento questa nuova lingua, capace di unire l’umanità nel rispetto delle differenze esistenti tra i diversi popoli e le culture dei singoli paesi. Commoventi e indimenticabili sono, nella narrazione, le pagine in cui il giovane Giulio incontra il padre prossimo alla morte, che condivide gli ideali del figlio e dei suoi amici, quasi a volere sottolineare la continuità  ideale tra la generazione che aveva combattuto il fascismo e partecipato alla nascita della repubblica democratica e quella dei giovani impegnati a modernizzare il nostro paese.  

Per favorire la comprensione  del loro messaggio utopico di libertà e di pace e fugare i sospetti,  i giovani, animati dalle migliori intenzioni, decisero di creare una radio, che dall'Isola delle Rose diffondeva  informazioni e elementi di riflessione attraverso dibattiti sui più disparati argomenti. Questa strategia difensiva si rivelerà inefficace, poiché alla fine, dopo una dura battaglia legale combattuta da Giacomo, il giovane avvocato, di fronte al Consiglio di Stato, le autorità costituite decideranno di annientare L’isola delle Rose, poiché era considerata una entità insolita ed incompatibile con le leggi italiane ed internazionali. Nel libro, sia nella prima parte, sia nel corso di tutta la narrazione, Veltroni abilmente con il talento del vero scrittore ha richiamato la poetica di Fellini, presentando Rimini come una città nella quale aleggiano i fantasmi e le illusioni frutto della immaginazione visionaria e onirica del grande maestro. Un libro che indica come nel nostro tempo,  a differenza del passato, la politica è immiserita in volgari lotte di potere, poiché vi è l'incapacità a coltivare i grandi sogni e le grandi utopie.

Pubblicato in: 
GN7 Anno V 17 dicembre 2012
Scheda
Autore: 
Walter Veltroni
Titolo completo: 
L'Isola e le rose, Milano, Rizzoli, 2012, pagine 324. Euro 17,50.