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Livorno Teatro Goldoni. Affresco beethoveniano tra Kawka ed il giovane Chen Guang
Programma interamente beethoveniano venerdì 22 marzo 2012 nella Stagione del Teatro Goldoni a Livorno. Protagonista l'ORT, Orchestra della Toscana, diretta da Daniel Kawka con il giovanissimo Chen Guang al pianoforte. Ci sono programmi che “non possono non piacere”, costruiti con brani del repertorio tradizionale conosciutissimi dal pubblico e sempre apprezzati.
È il caso del bel concerto proposto al Teatro Goldoni: in questa circostanza la scelta del programma non ha certo creato nessun tipo di problema pur correndo un rischio: proprio per la notorietà dei brani scelti era doveroso non offrire il fianco a nessun tipo di obiezione per le scelte interpretative ed esecutive. Possiamo senza dubbio affermare che sia il direttore che il giovane solista hanno superato brillantemente la prova.
Coriolano Ouverture op. 62, Concerto n. 4 in sol maggiore per pianoforte e orchestra op.58, Sinfonia n.6 in fa maggiore op.68 "Pastorale”: queste le composizioni scelte che hanno consentito di mettere in evidenza le conosciute doti del direttore principale dell'ORT e l'affidabilità dell'orchestra ma anche di apprezzare e, per molti, scoprire, il talento e l'entusiasmo di un giovane pianista cinese.
L'accostamento delle tre composizioni non è stato sicuramente casuale. Come si deduce dai numeri d'opera appartengono allo stesso periodo compositivo che va all'incirca dal 1806 al 1808, condividendo quindi alcune caratteristiche del linguaggio di Beethoven di quegli anni, già inconfondibile ma ancora in evoluzione.
È stato pertanto interessante ascoltare accostati questi tre brani che sintetizzano la visione dell'autore sia per la scrittura descrittiva e sinfonica, sia per la scrittura per strumento solista ed orchestra, in questo caso l'amato pianoforte.
Ha aperto la serata l'Ouverture op.62 del Coriolano. Sicuramente l'ottimo Kawka ha tenuto conto che l'Ouverture, nella cupa tonalità di do minore, anticipa già, nel tentativo di rappresentare tensioni ed inquietudini del protagonista, l'atmosfera che si manifesterà nel primo movimento della Quinta Sinfonia. Intenzioni che l'orchestra, guidata con mano sicura dal direttore, ha saputo efficacemente mettere in evidenza.
L'Ouverture del Coriolano fu eseguita la prima volta insieme proprio al quarto concerto, a nostro parere il più interessante dei cinque scritti da Beethoven.
Il giovane Chen Guang (classe 1994) era sicuramente atteso al varco nell'interpretazione di un concerto che ha rappresentato e rappresenta un cavallo da battaglia per i solisti più affermati. In questo concerto le tipiche e spesso ostiche caratteristiche della tecnica pianistica beethoveniana sono presenti in un affascinante campionario espressivo, che va al di là dell'ostentazione della semplice abilità tecnica, ma sono al servizio della visione estetica dell'autore. Sicuramente Chen Guang ha affrontato l'impegnativa partitura con grande controllo, padronanza e precisione, dando forse solo l'impressione di essere, rispetto all'idea musicale del direttore, rispetto ai tutti che seguivano gli interventi del solista, leggermente più frenato, sia nel primo che nel travolgente l'ultimo movimento. Questa osservazione comunque può rientrare nella sfera delle preferenze personali e quindi non altera la positività del giudizio complessivo.
Nel secondo movimento, una pagina di altissima poesia e drammaticità fra le più belle di tutta la produzione di Beethoven, Chen Guang ha dimostrato di poter controllare il suono con ottimi risultati, nel solco della migliore tradizione interpretativa. Come tradizione, al termine dell'esecuzione bis del solista che ha proposto una pagina virtuosistica tipicamente ottocentesca con un'elaborazione di temi beethoveniani di Anton Rubinstein nella quale il giovane esecutore ha dato ulteriore prova del suo entusiastico e giovanile approccio con la tastiera.
La Sinfonia n.6 “Pastorale” con la quale si è concluso il concerto ha stemperato e riportato maggior serenità nell'animo degli ascoltatori trasmettendo una visione più serena e positiva, inusuale forse per Beethoven e che in effetti non si ritroverà nella produzione successiva. L'intento descrittivo e bucolico, una sorta di tributo alla natura “madre” ed amica dell'uomo, è stato evidenziato da Kawka che ha guidato con mano sicura l'ORT nella descrizione di questo straordinario affresco musicale.
Applausi calorosi e pubblico sorridente all'uscita, sicuramente un'ottima serata.