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Prendete un’equipe di ricercatori sulle tracce di uno spaventoso mostro acquatico, un fragile rapporto padre – figlio da rinsaldare, dei dinosauri sopravvissuti all’estinzione di 65 milioni di anni fa ed aggiungeteci una piccola thriller story interna al gruppo. Agitate il tutto per 83 minuti, con forza ed una certa continuità. Mal di mare? Allora ci siamo quasi. The Lost Dinosaurs si presenta come l’ennesimo film “ad alta tensione” in cui animali sconosciuti al mondo scientifico tentano puntualmente di uccidere tutti. Sotto quest’ottica vengono probabilmente rispettate le intenzioni del regista Sid Bennett che firma così il suo primo progetto cinematografico all’attivo.

La pellicola narra le vicende di un gruppo di criptozoologi e documentaristi alla ricerca del temibile Mokele Mbembe, fotocopia congolese del mostro di Loch Ness.
Alcune testimonianze e presunti avvistamenti spingono Jonathan Marchant (Richard Dillane), esperto esploratore di fama mondiale, a partire insieme alla dottoressa Liz Draper (Natasha Loring), al collega Charlie Rutherford (Peter Brooke), al figlio Luke Marchant (Matt Kane), che si aggiunge alla combriccola infrangendo gli ordini del padre, e al resto di una ristretta troupe televisiva per rintracciare e scovare l’animale leggendario.

In volo verso la meta di ricerca prestabilita, l’elicottero della spedizione entrerà però in collisione con un insolito volatile che farà precipitare il mezzo in una lussureggiante area sperduta nel centro della giungla più selvaggia.
Da qui l’inizio dell’avventura per ritornare indietro e il tentativo da parte del gruppo di sopravvivere ad alcuni dinosauri, misteriosamente scampati all’estinzione, insediati in quelle zone. Parallelamente alla fuga, il rapporto tra Jonathan ed il figlio Luke, disubbidiente perché in cerca delle attenzioni del padre, si rafforzerà pericolo dopo pericolo.

Il fittizio found footage alla base della narrazione cerca di far leva fin dal principio sulle «oltre 100 ore di girato in alcun modo alterato» commissionate dalla British Cryptozoological Society, come recita solenne una scritta iniziale.
La trovata, che nonostante i buoni effetti speciali, risulta dal primo istante inverosimile, segue il filone dei mockumentary alla The Blair Witch Project, ampiamente esplorato in questi ultimi anni.
Le molte videocamere sparpagliate dai protagonisti di The lost dinosaurs creeranno così gli unici punti di vista, spesso ingiustificati, con cui lo spettatore potrà vivere la storia. Ma tutte queste macchine da presa non basteranno a colmare i vuoti lasciati da una sceneggiatura troppo spoglia ed incapace di caratterizzare, andando oltre la superficie, i diversi personaggi.