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Loving Vincent. Una continua pennellata al cuore
“Con amore, Vincent” titola così, brevemente, il film dedicato a Van Gogh da una collaborazione cinematografica britannico – polacca che ne ha disegnato i contorni tra fumetti ed attori in carne e ossa, tutti ridipinti olio su tela secondo il modo reso celebre dal pittore olandese: le spesse pennellate che intridono di colore ogni palmo dei suoi quadri. Uno squisito ritratto degli ultimi giorni, “à rebours”, a ritroso, come direbbe Huysmans, il decadente francese per antonomasia, che lui ha tanto letto e amato. Loving Vincent, nelle sale unicamente dal 16 al 18 ottobre distribuito da Adler e Nexo in Italia, comincia dal saluto finale della sua ultima lettera indirizzata a suo fratello Theo.
Le ultime parole di Vincent furono per Theo, il solo che lo avrebbe sempre amato, che se ne è andato via con lui sei mesi dopo quello sparo di rivoltella che nella fine del luglio 1890 avrebbe posto termine alla sua intensissima vita.
Un ritratto sensibile che mette in serie, rimescolandoli narrativamente, la gran parte dei suoi quadri più celebri, dalla notte stellata ai corvi sul paesaggio, alla cattedrale di Arles, i girasoli, gli iris, quei paesaggi che tanto amò dopo il primo periodo dei Mangiatori di patate, trascorso nel Brabante a ritrarre la povera gente, i lavoratori dei campi, con le loro rughe, le loro prospettive magre di vita, la loro semplicità rurale ed allo stesso tempo autentica, infinitamente suoi compagni in questo viaggio che dura il tempo di una visita al suo museo, ad Amsterdam, che su tre piani ne mostra la quantità impressionante di quadri dipinti: ben 800, incominciando a dipingere a 28 anni senza nessun maestro.
Una messe di quadri questo film: dipinti sugli attori, sul paesaggio, quella natura che lo ha sempre accolto aldilà degli uomini che, molti, lo guardavano con ritrosia e spavento, come se folle lo fosse veramente, lui, che tutto sentiva, lui, che quel tutto ritraeva. Olio su olio su tela, si stende fumettisticamente tra i quadri, quest'ultimo scorcio che ha voluto tanto tradurre in un film vero Dorota Kobiela, anche lei pittrice, insieme a Hugh Welchman della Break Thru Films: un capolavoro nei capolavori: 124 pittori che ridipingono Vincent e la “starry night” - la song cantata alla fine da Lianne La Havas, la colonna sonora è invece curata da Clint Mansell - infinita in cui si è perduto e ritrovato. In quella ultima lettera da consegnare a Theo, di cui si incarica il figlio del suo amico postino, Armand Roulin – interpretato da Douglas Booth – figlio di Joseph Roulin (Chris O'Dowd) il percorso di ricerca prima del fratello, poi del Dottor Gachet (Jerome Flynn), di sua figlia Marguerite (Saoirse Ronan), dell'amabile Adeline Ravoux (Eleanor Tomlinson) e di altre strane figure che ruotavano intorno al pittore ad Auver-sur-Oise.