La Macchinazione contro Pasolini. La trappola per un innocente

Articolo di: 
Livia Bidoli
Pier Paolo Pasolini

La morte di Pier Paolo Pasolini (Bologna, 5 marzo 1922 – Roma, 2 novembre 1975) rimane ancora oggi la storia di un complotto, insoluto. La macchinazione è il titolo di David Grieco scelto per intitolare il film che indaga le trame “nere” ed eversive intorno a un assassinio ignobile, quello di un poeta, di un giornalista, di uno scrittore e di uno scomodo investigatore della verità. Il film, che nella persona di Pasolini è interpretato dallo straordinariamente somigliante Massimo Ranieri, è così realistico che sembra di vedere il Poeta al lavoro su “Petrolio”, libro postumo pubblicato nel 1992 dall'editore Einaudi, e su cui il poeta lavorò fino alla morte.

David Grieco, amico di famiglia di Pasolini, ha dedicato il film che racconta l'omicidio e quello che avvenne poco prima, la genesi in appunti del delitto, a Sergio Citti (Roma, 30 maggio 1933 – Roma, 11 ottobre 2005), scoperto da Pasolini insieme al fratello Franco, che rappresenta quella romanità ruvida e sincera descritta in Accattone (regia di Pasolini, 1961) e nella tragedia di Edipo Re (Pasolini, 1967), proiettata nell'Italia degli anni '20. Lui con il fratello ed Enrico Berlinguer, sconvolti ai funerali di Pasolini, sono le due facce del poeta che ricercava nella romanità dei Citti l'umanità delle borgate; dall'altra, il viso più generoso e impegnato di un PCI travagliato dalle stragi. Quel “Romanzo delle stragi” pubblicato sul Corriere della Sera che oggi compie 140 anni: era il 14 novembre 1974, un anno prima di quella morte che si era vaticinato lui stesso; leggiamo l'incipit che già dice tutto:

Io so.
Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato "golpe" (e che in realtà è una serie di "golpe" istituitasi a sistema di protezione del potere).
Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969.
Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974.
(...)
Io so tutti questi nomi e so tutti i fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli.
Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi.

(Qui lo trovate per intero).

Pasolini, già attaccato altre volte con presunte accuse di rapina, processato dalla censura per il film Teorema accusato di oscenità, ora con le sue indagini su quale fosse la verità dietro il libro di Giorgio Steimetz (nome fantomatico dietro cui alcuni individuano, senza nessuna conferma, Corrado Ragozzino) intitolato “Questo è Cefis. L'altra faccia dell'onorato presidente”, diveniva sempre più pericoloso. Il libro, pubblicato nel 1972 - Pasolini ne ha avuto le fotocopie, il libro risultava introvabile financo alla Biblioteca Nazionale di Roma - e che individua in Eugenio Cefis (Cividale del Friuli, 21 luglio 1921 – Lugano, 28 maggio 2004), ex Presidente dell'Eni, il mandante dell'omicidio di Enrico Mattei ed il fondatore della loggia massonica P2 (Propaganda 2), oltre a numerose connivenze con l'eversione di estrema destra e con il traffico internazionale dell'oro nero che dà il titolo all'ultimo libro di Pasolini, è scottante.
Per intero lo trovate qui).

Pasolini è stato massacrato all'Idroscalo di Ostia dove si è recato per pagare un riscatto e riprendersi la pellicola del suo film Salò: qui è stato aggredito da una serie di assassini che erano d'accordo con il suo “ragazzo di vita” Pino Pelosi, per ammazzarlo facendo ricadere tutte le colpe su Pelosi che ha confessato il delitto senza mai essere chiaro sui mandanti e sui partecipanti. Non c'è dubbio che il delitto Pasolini è politico: sapeva troppe cose, era troppo intelligente e competente, e innocente soprattutto, per non rivelarle e giungere fino alla matrice ultima dello stragismo, la collusione dello Stato e di personalità politiche ben definite.

Il film va visto, se non altro come diritto-dovere ad avere uno scampolo di verità storica su ciò che è successo e sul valore del poeta italiano. È tutto molto chiaro: glaciale, come quel delitto inutile, ignominioso, che non ha ancora sciolto le maglie della giustizia, che grida, come in Misura per misura di Shakespeare, come non abbia avuto un vero colpevole perché: “Non si affida un processo all’imputato.”

Rivedere la fine di Pasolini attraverso questo racconto veridico, l'attorialità compunta, da brivido per la somiglianza, di Massimo Ranieri, al di là delle spiegazioni – dell'eccezionale interpretazione di Pinna da parte di Libero de Rienzo; della commovente Susanna Colussi, l'affezionata mamma di Pier Paolo impersonata da Milena Vukotic; l'odioso ragazzo di borgata di Pelosi, nel ruolo Alessandro Sardelli – mi ha ricordato la fine del romanzo di Patrick Süskind, Il Profumo: non riuscivo che a rabbrividire ripensando al finale: “il male per il male” vi è rappresentato in pieno, e ciò che odia di più il male è l'innocenza, chiunque la rappresenti.

Pubblicato in: 
GN19 Anno VIII Numero doppio 17-24 marzo 2016
Scheda
Titolo completo: 

La Macchinazione
Regia: David Grieco
Sceneggiatura: David Grieco, Guido Bulla
Fotografia: Fabio Zamarion
Montaggio: Francesco Bilotti
Scenografia: Carmelo Agate
Costumi: Nicoletta Taranta
Musiche: Pink Floyd (da Atom Heart Mother)

Cast
Pier Paolo Pasolini: Massimo Ranieri
Antonio Pinna: Libero De Rienzo
Sergio: Matteo Taranto
Moreau: François-Xavier Demaison
Susanna Pasolini: Milena Vukotic
Giorgio Steimetz Roberto Citran
Pino Pelosi: Alessandro Sardelli
Catrinel Marlon Paolo Bonacelli
L'avvocato: Toni Laudadio

Anno: 2015
Nazione: Italia
Distribuzione: Microcinema
Durata: 100 min

Uscita al cinema 24 marzo 2016

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