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Madrid Teatro Real. Faust, l'omuncolo della Fura dels Baus
Al Teatro Real di Madrid una coproduzione del Real con l'Opera Nazionale di Amsterdam inaugura la stagione del centenario 2018-2019 con l'allestimento della catalana Fura dels Baus. Il Faust di Charles Gounod su libretto di Jules Barbier e Michel Carré, è tratto dal dramma Faust et Marguerite (1850) di Michel Carré e dall'opera omonima (1808) di Johann Wolfgang Goethe. Fino al 7 ottobre, tante saranno le raoppresentazioni del Faust inziate lo scorso 19 settembre, avremo sul podio l'israeliano Dan Ettinger mentre il cast è doppio e noi abbiamo visto quello del 23 settembre con Ismael Jordi come Faust; Irina Lungu per Marguerite e Erwin Schrott per Mefistofele.
La prima assoluta del Faust d Gounod fu a Parigi al Théâtre Lyrique de Paris il 19 marzo 1859 e non ebbe successo, acquisendolo nel tempo, oggi è l'opera piu' rappresentata nel mondo con un balletto che spesso viene danzato a parte con le coreografie di Georges Balanchine.
La produzione che abbiamo visto è spettacolare ed ha visto la luce per la prima volta ad Amsterdam nel 2014 immediatamente distinguendosi per il forte concetto di fondo che riunisce l'alchemico progetto dell'homunculus di Paracelso citato nel Faust di Goethe – Wagner tenta di crearlo – alla mente prolifica di Alex Ollé che lo situa nel mondo moderno e fa creare a Faust una serie di bambole-barbie al posto dell'homunculus, in un ipertecnologico laboratorio di biologia che riesce a tradurre il desiderio di superamento e creazione della vita tipicamente faustiano (cfr. Frankenstein). Sarà Mefistofele ad aiutarlo dopo essere stato evocato e diventando il suo perfetto alter ego e motore dominante a tutti gli effetti.
Il rosso domina dappertutto: il colore di Mefistofele, dai capelli rossi e dal giubbotto da rocker, tatuato all'inverosimile soprattutto quando impersona la figura eretica di Cristo sulla croce, tradendo una discesa nel nulla di una fede che sembra condurre Faust e Marguerite direttamente all'inferno, proposta che sembra già ampiamente dissimulata dal balletto delle barbie-automa-homunculus e dalle volgari matrone dai seni gigantici, in una Notte di Valpurga annunciata dall'inizio dell'opera.
Alex Ollé ricalca così uno spazio per il perbenismo di chi passeggia per Amsterdam cercando prostitute alla finestra (le barbie-automa) e poi si dedica alla messa nella Vecchia Chiesa (Oude Kerk in olandese) che nella capitale olandese si trova proprio nel quartiere a luci rosse, evidente contraltare al pregiudizio ipocrita dei “Bourgeois” (come recita la scritta a caratteri cubitali sul fondo del palco). Il rosso è anche il colore del sangue che serve al processo alchemico di creazione dell'homunculus e collegato direttamente alla suzione vampirica di vita per tutte le vittime dello scienziato-Faust affiancato da Mefistofele, suo mentore.
E' chiaro che Ollé, Flores, Castells e Urs Schönebaum, si trovano a perfezione in un messaggio critico chiaramente esemplificato: la lotta tra il bene ed il male è tra l'innocenza della capelli-azzurrini (ed occhi anche) Marguerite e il lascivo, terreno, doppio e servitore di Mefistofele che è Faust. Al contrario infatti di ciò che ci dice l'opera di Gounod - grand opéra di facile ascolto ma di grande coerenza drammaturgica e musicale - ed il dramma di Goethe, e di come falsamente si presenta il nostro diabolus ex machina, è Faust che segue proditamente Mefistofele, quest'ultimo svela a Faust i suoi desideri, nemmeno troppo reconditi e li realizza subitamente. E come sulla scena l'uno (Faust) è il vero servitore dell'altro (Mefistofele) così i personaggi prendono vita attraverso due cantanti che ben si estrinsecano nella parte: il tenore spagnolo Ismael Jordi, ha una voce che non presenta particolari caratteristiche, ed a volte è coperto dall'Orchestra che Ettinger ogni tanto stenta a governare nel volume. Al contrario, avendo il basso-baritono uruguayano Erwin Schrott una voce potentissima quanto una magnetica presenza scenica, ed una adattabilità alle parti – quando impersona Cristo in croce, o meglio che scende dalla croce, è temibile ancor piu' che come diavolo – straordinaria, è perfetto dall'inizio alla fine, superiore a tutte le altre voci. Un'altra voce notevole è quella del mezzosoprano bresciano Annalisa Stroppa che impersona un Siebel giustamente innocente e puro: cantabilità continua e flessuosità nella voce dimostrano che il suo percorso – ha cantato Carmen quest'estate a Bregenz ed il suo ruolo cardinale è Rosina ne Il barbiere di Siviglia – prosegue verso l'alto. Inoltre come personaggio è l'unico che segue un percorso integro e coerente e fino alla fine sarà con Marguerite di cui è innamorato, e che difende strenuamente con Mefistofele, al contrario del fratello di lei, Valentin, che la maledice quando è assassinato da Faust. Bella voce ed interpretazione commovente del baritono americano John Chest.
Irina Lungu, il soprano russo che conosciamo per una splendida Carmen all'Arena di Verona, è pienamente nella parte ma solo nella scena finale del sacrificio che salva Faust è veramente coinvolgente al massimo grado.
L'Orchestra ed il Coro del Teatro Real hanno completamente soddisfatto per la resa musicale che Dan Ettinger ha diretto in modo affiatato ed il Maestro del Coro Andrés Máspero sappiamo che sforzo abbia dovuto fare insieme al Coro vestito con dei costumi particolarmente “ingabbianti” per i movimenti: lodiamo entrambi i direttori e l'Orchestra per un tour de force che il pubblico ha apprezzato con svariati minuti di applausi per loro come per i cantanti e l'opera creativa della Fura dels Baus.