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Maria Maddalena. L'introspezione della Fede
Maria di Magdala, meglio conosciuta come Maria Maddalena, titolo del film di Garth Davis sullla santa riconosciuta dalla Chiesa cattolica e infangata col titolo di prostituta per secoli, è un personaggio che prende vita nelle fattezze angeliche di Rooney Mara, mentre Gesù di Nazareth è interpretato da Joaquin Phoenix. In uscita il prossimo 15 marzo, si presenta come un film molto introspettivo e riflessivo, tutto giocato sui primi piani non solo dei due attori principali, ma di tutti gli apostoli e della famiglia di Maria.
In uscita poco dopo l'8 marzo, quest'anno festeggiato a livello internazionale come giorno dei diritti delle donne, è fortemente critico di una società patriarcale – quella ebraica come tutte le altre - che costringeva le donne a matrimoni scelti dalla famiglia, è il caso di Maria che, obbligata a sposare un uomo che non ama e fortemente attratta dal destino che vede in Gesù il suo apologeta, fugge dalla famiglia che minaccia la sua vita pur di costringerla alle nozze imposte da loro.
L'interpretazione di Rooney Mara, special modo nelle scene dedicate alla “ribellione”, è particolarmente realistica e coinvolgente; altrettanto quella di Joaquin Phoenix, che riveste il ruolo di un Gesù profondamente umano nello spirito e nella carne, che nella resurrezione di Lazzaro mostra negli occhi come un trapasso di energie convergenti sul morto che deve rinascere. Allo stesso modo, il battesimo del profeta è un'immersione completa degli adulti nell'acqua, come è scritto nelle prescrizioni primeve, ed è una vera e propria “rinascita nell'acqua, nel fuoco e nella luce”.
Un Cristo che rimuove i dubbi di Pietro come dona il perdono a Giuda: la cui carne, profondamente afflitta nel percorso della passione, si ridesterà a nuova vita proprio negli occhi di Maria Maddalena, la prescelta per incontrarlo nella resurrezione. E tutto questo dovrebbe farci riflettere ed aiutarci a riscrivere finalmente la storia, dalla parte delle donne, ovvero: dalla parte di Cristo.
La colonna sonora, scritta a quattro mani dai due islandesi Hildur Guðnadóttir e Jóhann Jóhannsson, è ascetica e contemplativa: ricordiamo purtroppo che Jóhann Jóhannsson è venuto a mancare proprio nel febbraio scorso e che quindi questo può dirsi anche, nei suoi lacerti più intimi, il suo testamento spirituale.