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Marta sui Tubi. Una folle armonia
E’ il 10 novembre 2011 e al Lanificio 159 questa sera suoneranno i Marta sui tubi, gruppo folk rock italiano capitanato dal frontman Giovanni Gulino. Dopo il successo dell’affollatissimo ”Carne Con Gli Occhi Tour” partito a fine Marzo, che ha registrato oltre 60 date (di cui molte sold out) in tutta Italia, sono ripartiti l’8 Ottobre con il “Di Vino Tour”, che propone tracce più recenti alternate a successi del passato.
Un senso di curiosità precede il concerto, siamo tutti interessati a sentire come se la caveranno sul palco, in quanto la loro musica ha bisogno di un ascolto approfondito per essere compresa, i loro testi sono metaforici, polemici ma ottimisti, romantici e rabbiosi, introspettivi e personali che colpiscono chi li vuole conoscere ascoltandoli.
La canzone di apertura è “Cristiana”, tratta dall’ultimo album “Carne negli occhi”, la grinta che li caratterizza non si fa attendere; la voce di Giovanni Gulino è unica, malleabile, pronta ad acuti importanti come a “growl” profondi, pronuncia parole veloci come una mitragliatrice che colpisce tutto il pubblico e che raggiunge la massima potenza accompagnata dalla chitarra acustica folk, sapientemente maneggiata da Carmelo Pipitone, vincitore del premio INSOUND 2009 come miglior chitarrista italiano.
Il gruppo è affiatato, la batteria di Ivan Paolini incalza, il violoncello di Mattia Boschi e la tastiera di Paolo Pischedda, si introducono sinuosamente in pezzi come “Di Vino” e “Coincidenze”. Sono serviti pochi minuti per trasformare l’atmosfera in un’intima e amichevole performance che ci trasporta da ritmi rock frenetici come “Cinestetica”, grande successo vincitore del premio PVI 2008 come miglior video in assoluto, a canzoni più melodiche come “L’abbandono”, cantata all’unisono dal pubblico.
E’ la loro armonia a renderli unici: ci rendono partecipi delle loro esperienze, Giovanni Gulino scherza genuinamente sul loro essere “terroni”, la loro sintonia è il nostro piacere nell’ascoltarli, scorgendo i loro sguardi complici e folli nel momento di massimo trasporto musicale, che credo abbia sentito tutto il pubblico, in canzoni come “Cromatica” e “Vecchi difetti”, si può capire la passione che mettono nelle loro canzoni. Probabilmente non sbagliano nel cantare che “Le cose più belle son quelle che durano poco”, ma spero non valga per loro.