Mea Maxima Culpa. L'omertà sulla pelle dei bambini

Articolo di: 
Stefano Coccia
Mea Maxima Culpa

Alla seguitissima premiere romana di Mea Maxima Culpa: Silenzio in casa di Dio, che anche considerando il clamore generato dalla proclamazione del nuovo Papa figurava tra le più attese del momento, erano presenti altre figure degne di nota, accanto al regista Alex Gibney. La conferenza stampa è stata infatti arricchita dalla presenza di seri vaticanisti e rappresentanti della stampa estera, già intervistati nel corso del documentario, i quali hanno ribadito le loro posizioni rispondendo poi alle curiosità dei giornalisti sui temi più spinosi.

Questi ospiti particolarmente qualificati erano: Robert Mickens, corrispondente da Roma del settimanale inglese The Tablet; Marco Politi, corrispondente vaticano de Il Fatto Quotidiano; Laurie Goodstein, corrispondente per le questioni religiose del New York Times. Il fatto che costoro rientrassero tra quelli che Gibney chiama in causa  più volte, nel corso del film, la dice lunga sulla generale professionalità dell’approccio e sul rigore che hanno guidato una simile inchiesta cinematografica.

E così possiamo finalmente venire al punto. La ricerca condotta da Alex Gibney, già premio Oscar grazie al documentario Taxi to the Dark Side, è per certi versi encomiabile: senza che si voglia calcare troppo la mano sui risvolti più torbidi dei casi, invero nauseanti, che hanno messo in ginocchio la chiesa cattolica di fronte all’opinione pubblica, vengono comunque svelati con implacabile lucidità i meccanismi che da un lato hanno favorito, a livello psicologico, l’insorgere dei più sordidi episodi di abusi sessuali verso i minori, presso quei luoghi di formazione gestiti direttamente dal clero; mentre dall’altro hanno portato i vertici delle istituzioni ecclesiastiche a instaurare un altrettanto vile sistema di omertà e di negazione dei crimini commessi dai propri sacerdoti, che in un certo senso è diretta conseguenza di altre anomalie, di altre storture inerenti allo sviluppo storico del cattolicesimo. Per intenderci, ci stiamo riferendo proprio al potere temporale della Chiesa e all’obbligo del celibato per i preti, indiscutibile fonte di frustrazioni e morbosità assortite.

Nel bestiario raccolto da Alex Gibney c’è veramente di tutto. C’è ad esempio una dettagliata ricostruzione delle molestie compiute su ragazzi giovanissimi dal famigerato Padre Lawrence Murphy, prima all’istituto per sordi denominato St. John’s for the Deaf, poi in altri luoghi degli Stati Uniti; e tutto ciò è potuto accadere anche perché con soggetti come lui la Chiesa ha inaugurato la pessima, criminosa abitudine di non rimuovere dagli incarichi i sacerdoti coinvolti negli scandali, limitandosi al trasferimento di costoro e al tentativo di comprare il silenzio delle vittime con lauti indennizzi. C’è uno spaccato altrettanto fosco della Chiesa d’Irlanda, con una lunga serie di episodi che si è provato, in modo analogo, a insabbiare. C’è poi la parabola ancora più inquietante del potentissimo Marcial Maciel Degollado, il fondatore dei Legionari di Cristo, che però oltre a essere autore di spietati crimini sessuali e protagonista di manovre finanziarie ai margini della legalità, era amatissimo in Vaticano per la sua capacità di riempirne le casse, seppur con metodi di dubbia eticità. Ed è giusto, condivisibile, il fatto che in Mea Maxima Culpa: Silenzio in casa di Dio si mettano in luce le maggiori responsabilità, in tal senso, di Giovanni Paolo II, il quale finché era in vita lo protesse in ogni modo; mentre ad esempio la maggiore rigidità su certe questioni di Ratzinger, quando era ancora cardinale, avrebbe spinto il futuro Papa a prendere seri provvedimenti. Ma anche lui, per una sorta di “ragion di stato”, fu portato a ripiegare ben presto su un parimenti colpevole silenzio.

Oltre a denunciare con forza le ambiguità e l’opportunismo delle più alte autorità ecclesiastiche (non dimentichiamoci, quindi, del sempre cinico e arrogante Sodano), il documentario di Alex Gibney ha il merito di porre empaticamente in evidenza il punto di vista delle vittime, tra cui spiccano quei non udenti ex alunni di padre Murphy, divenuti per l’autore veri e propri eroi; e il perché si può ben capire, considerando che nonostante l’handicap erano stati pesantemente e vigliaccamente molestati, ma ebbero poi il coraggio, da grandi, di aprire una breccia nel muro di gomma della diplomazia vaticana, sensibilizzando per la prima volta l’opinione pubblica americana ed estera a situazioni tanto gravi, dolorose, tristi. Per il resto, il film ha senz’altro dei limiti strutturali: le modalità narrative di Alex Gibney non paiono spigliate e incalzanti come in altre occasioni. E la questione irlandese, al pari di alcuni casi italiani introdotti verso la fine, poteva essere approfondita meglio. Ma l’urgenza di far conoscere e analizzare con cura questo sottobosco di violenze e ipocrisia diffusa, nonché la mentalità contorta che vi è dietro, ne rendono comunque la visione consigliata a tutti, per quanto in certi momenti ci voglia davvero un bello stomaco per andare avanti. 

Una nota a margine: lo scandalo della pedofilia negli scranni della Chiesa era stato polemicamente denunciato da Lauryn Hill proprio in Vaticano per il Concerto di Natale nell'Aula Paolo VI nel dicembre 2003 con le seguenti parole: "Che dire di quelle famiglie che sono state tradite dalle persone in cui credevano. E che dire a quei bambini violentati nel corpo e nella mente?". La Chiesa ha avuto mille occasioni per pentirsi, per fare pulizia nei propri luoghi, non ha mai voluto: è stata costretta dalle innumerevoli denunce sia durante il papato precedente all'attuale, sia durante quello di Giovanni Paolo II: una conitinuità rirpovevole di omertà di fronte al grido di bambini ora adulti.

Pubblicato in: 
GN20 Anno V 26 marzo 2013
Scheda
Titolo completo: 

Mea Maxima Culpa: Silenzio nella casa di Dio
(Mea Maxima Culpa: Silence in the House of God)
REGIA: Alex Gibney
ATTORI:Jamey Sheridan, John Slattery, Chris Cooper
GENERE: Documentario

Uscita al cinema 20 marzo 2013

FOTOGRAFIA: Lisa Rinzler
MONTAGGIO: Sloane Klevin
MUSICHE: Ivor Guest
PRODUZIONE: Jigsaw Productions, Wider Film Projects, Union Editorial
DISTRIBUZIONE: Feltrinelli Real Cinema
PAESE: USA 2012
DURATA: 106 Min
FORMATO: Colore

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