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Medianeras. Le brecce nei muri di Buenos Aires
Due identità dissolte nel panorama metropolitano di Buenos Aires: vicine eppur lontane, nel solipsistico scorrere di una città con occhi sbarrati dagli edifici, da quei muri di mezzeria che sono le Medianeras, dove la gente apre finestre illecite per avere un pò di luce . E così il regista Gustavo Taretto intitola questo lungometraggio a metà strada tra commedia sentimentale e drammatica breccia sull'universo di solitudine digitale che ci attornia da muro a muro, allontanandoci anche da quei vicini così simili a noi.
Mariana (Pilar Lopez de Ayala) e Martina (Javier Drolas) abitano a pochi metri eppure non si conoscono, né si sono mai scontrati o incontrati: una candela sarà galeotta per scambiarsi poche parole e poi forse succederà qualcosa. Nel mentre, ognuno di loro è affetto e subisce le proprie paturnie: Mariana è claustrofobica al punto da non sopportare di prendere un ascensore, mentre Martin è rimasto per due anni dentro casa ordinando anche gli alimenti via Internet.
Carini, intelligenti, anche creativi, l'una vetrinista particolarmente estrosa (finirà anche lei in vetrina dimenticandosi di uscire da quello spazio in prima fila sul palco del mondo che scorre); Martin, creatore di siti web, quindi costantemente collegato in rete per qualsivoglia necessità, dal cercare un dog sitter per il suo cagnetto abbandonato dalla ragazza che l'ha lasciato, fino alla chat per stabilire potenziali ed eventuali incontri dal vivo con donne che però si rivelano copie di cibo da fast food.
Interessante l'impostazione della trama di cui si avverte l'attualità, e notevole la leggerezza, la pellicola manca forse di un buon mordente e di un intrigo che possa caricare la tensione dell'attenzione e rimaniamo quasi a ricercare come Mariana, il protagonista al centro della piazza, non riconoscendo anche noi un soggetto forte tra le illustrazioni di Martin Handford,