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I melodiosi Giardini di Luglio della Filarmonica Romana
Due giornate del ciclo dedicato alle Nazioni in festa, una dedicata all'Austria, il 3 luglio 2012, e una all'Armenia, il 4 luglio, hanno animato la stagione estiva della Filarmonica, negli spazi delle sua sede a via Flaminia: al chiuso, nella Sala Casella e all'aperto, nel lussureggiante giardino.
Il martedì 3 luglio, in collaborazione con il Forum Austriaco di Cultura, Albin Paulus, uno dei i massimi virtuosi al mondo di scacciapensieri, ha offerto un originale e divertente concerto nella Sala Casella intervallato da interessanti notizie non solo sullo scacciapensieri ma anche su altri inusuali strumenti. Albin Paulus racconta che :”“Mi piaceva l’idea che una cosa così piccola potesse raggiungere così tanto, uno strumento comunemente considerato uno giocattolo per bambini e che invece offre un universo di sonorità.”
Hanno intervallato le esecuzioni musicali curiosità raccontate affabilmente da Paulus, che si è rivelato un simpaticissimo e abile intrattenitore in una lingua non sua: l'italiano. Tra gli aneddoti narrati, c'è stato quello che lo scacciapensieri è uno strumento diffuso in tutto il mondo ed è legato alla musica popolare, la cosa divertente è che ognuno, a cominciare dai siberiani, ritiene che sia uno strumento tipico del suo paese.
Nella tradizione austriaca si credeva che il suono dello scacciapensieri facesse andare fuori di testa e così fu proibito durante il regno dell'imperatrice Maria Teresa; in particolare si crede che sia particolarmente letale quello in argento. Con questo strumento Paulus ha fatto ascoltare una marcia tradizionale alpina e un'improvvisazione con quello in argento e ha eseguito pezzi in cui ne ha suonati fino a quattro contemporaneamente.
Albin Paulus ha proposto una carrellata di brani folkloristici e tradizionali di diverse zone dell'Europa; oltre allo scacciapensieri si sono potuti ascoltare brani con il flauto senza fori singolo, uno strumento la cui scala è basata sugli armonici, o due insieme in duetto con la lira celtica, suonata dalla brava Nadège Lucet con cui poi ha suonato un pezzo con il flauto di Pan. Tra gli altri strumenti una cornamusa senza sacco con con le canne simili all'aulos e con due corni terminali e una su modello di quella medioevale austriaca.
In conclusione di questo interessante e divertente concerto, lungamente applaudito dal pubblico convenuto, Paulus è ritornato allo scacciapensieri proponendo due brani classici: il galop dall'ouverture de Guglielmo Tell di Rossini e l'aria di sortita di Papageno da Il Flauto magico di Mozart.
Nella serata in giardino c'è stata l'allegra e ironica esibizione de La Holstuonarmusigbigbandclub ovvero hmbc, un gruppo emergente, originario del Land del Vorarlberg,formatosi nel 2003 e composto da cinque giovani musicisti. Il gruppo ha proposto un programma in cui si sono fusi Lieder, Jodel, melodie tradizionali austriache e serbe,sonorità folk, jazz, pop e reggae. Tra i brani di musica pop eseguiti English man in N.Y. di Sting in assonanza alla loro esperienza romana e We are the world di Michael Jackson e Lionel Richie. I cinque bravi musicisti hanno offerto un saggio della loro bravura e del loro sense of humor allietando la serata del pubblico plaudente.
La giornata dedicata all'Armenia, i collaborazione con l'ambasciata di questa nazione si è aperta con la proiezione del bellissimo e coinvolgente documentario I figli dell’Ararat – L’avamposto (Rai cinema, 2011), il titolo è riferito alla montagna considerata sacra dal popolo armeno, ora in territorio turco, attraverso le interviste, tra gli altri, di Charles Aznavour, Antonia Arslan- autrice de La Masseria delle allodole -, Vartan Gregorian - presidente della Carnegie Foundation di New York - e Karikin Crikorian - detenuto in Italia per terrorismo- per raccontare il genocidio degli Armeni, perpetrato dai Turchi con l'aiuto Curdi e le vicende di alcuni sopravvissuti.
Poi Lilit Khachatryan (pianoforte ) e Agnessa Gyusdzhyan (soprano) hanno presentato un concerto con un interessante programma dedicato alle composizioni dei musicisti armeni dalla più antica tradizione dal X secolo ad oggi. Nel giardino si è poi svolto il concerto di Gevorg Dabaghyan, considerato il massimo interprete vivente di duduk, insieme agli altri due componenti del Trio che prende il suo nome: Grigor Takushyan (duduk) e Kamo Khachatryan (dhol).
Il duduk appartiene alla famiglia dei legni, è uno strumento a doppia ancia con otto fori per la melodia, ed uno per il pollice sulla parte inferiore, vi sono tre dimensioni di duduk, che variano da 28 a 40cm e ciascuno ha l'estensione di un'ottava. In Armenia è costruito solo in legno d’albicocco, che in latino, non a caso, è chiamato Prunus Armeniaca; il nome armeno di questo strumento è, infatti dziranapogh, che significa pipa d'albicocca.
È simbolo dell’identità nazionale armena, in quanto anche se presente in altri paesi ha origine in Armenia e usualmente adoperato nella musica di tradizione popolare, soprattutto nei matrimoni, funerali, feste di paese. Normalmente si suona in duo: il primo duduk intona la melodia principale accompagnato dal secondo, detto damkhash, che suona costantemente la melodia dam, che fa da armonia. Dal 2005 la musica per duduk è stata proclamata dall’Unesco patrimonio orale e immateriale dell’umanità.
Il dhol è uno strumento a percussione cilindrico ed è diffuso in India e Armenia, in questo caso è stato suonato ponendolo lateralmente e percuotendolo solo con le mani. In una notte splendida il suono del duduk ha avvolto magicamente il pubblico con il suo suono evocativo. Nella tradizione armena si dice che:” Dove finisce il suono della voce umana inizia il suono del duduk e dove finisce quello del duduk inizia quello della voce umana.", per questo è anche considerato il suono dell'anima. Le melodie delle arie e delle danze ora lente ora veloci, hanno incantato il foltissimo pubblico presente che lungamente ed entusiasticamente applaudito.